I GIOVANI DI OGGI SONO COME GLI ADULTI CON CUI SI SONO RELAZIONATI DA BAMBINI

 

I GIOVANI DI OGGI SONO COME GLI ADULTI CON CUI SI SONO RELAZIONATI DA BAMBINI

Mario Giro, membro della Comunità di Sant’Egidio, ha scritto un articolo pubblicato dal giornale DOMANI oggi 6 settembre 2023 nel quale si fa delle domande sui giovani. Leggiamole insieme:

“In secondo luogo non ci si rende conto che i giovani di oggi sono sostanzialmente critici del sistema nel quale si trovano a vivere: competitivo e ingiusto. Il grande consiglio che viene loro offerto sarebbe: accetta quello che c’è senza fiatare, fatti sfruttare e zitto. Ci domandiamo: perché dovrebbero? Quale generazione ha mai accettato la retorica del sacrificio come valore assoluto?”

Sono completamente d’accordo con Mario Giro, e a questo proposito è bene sapere che tutto è conseguenza di come noi adulti ci relazioniamo con i bambini e con i giovani.

Educare è diventare ciò che fummo nella convivenza con gli adulti quando eravamo bambini. I bambini impareranno il modo di vivere che hanno gli adulti, somigliando o differenziandosi in base a ciò che sentono nella relazione.

Se non ascoltiamo i giovani, se non rispondiamo alle loro domande, se non riflettiamo, ci sbagliamo, perché i giovani si trasformeranno con noi, con questo modo di vivere che non ascolta e non riflette. Se non ascoltiamo i bambini, non impareranno ad ascoltare perché questo NON ASCOLTARE è un aspetto della loro vita quotidiana.

Noi adulti dobbiamo comportarci in modo rispettabile e accogliente e così facendo impareranno a relazionarsi in quel modo anche loro. Se siamo autoritari, impulsivi e li smentiamo, impareranno ad essere così anche loro oppure a non esserlo, a seconda di come si sentono con le persone con cui si relazionano. Tutto questo non accade necessariamente solo con il padre o la madre, tuttavia, lo spazio fondamentale è quello della famiglia.

Uno impara un modo di relazionarsi, non apprende particolari atteggiamenti, come quello che devo fare per imparare la gioia o la rabbia. Dipende da come vive il bambino e dal modo in cui si relaziona con gli adulti con cui vive. Forse se vivo con genitori autoritari ed esigenti sarò autoritario ed esigente con i fratelli più giovani. Ora è molto diverso fare qualcosa per un obbligo oppure farlo perché vuoi farlo. Dipenderà tutto da come il bambino capirà a cosa sta partecipando. Ai bambini piace la tenerezza, essere affettuosi con il fratello minore, a loro piace relazionarsi in un modo che sia stimolante e per questo noi adulti dobbiamo generare una piacevole convivenza.

Buona riflessione

LA RETORICA SULLE NUOVE GENERAZIONI
Basta umiliare i giovani con il solito paternalismo
MARIO GIRO
Politologo
Domenico Dolce attacca i
giovani, soprattutto i siciliani
della sua terra di origine,
in maniera diretta: «Le generazioni
di oggi non hanno
dignità». Altri li definiscono
poltronisti o lanzichenecchi.
Altri ancora vedono
in loro solo depressione o disincanto.
È tempo di dire basta.
Basta con tali prediche
paternaliste che hanno davvero
stancato.
L’abitudine a umiliare i giovani
osservandoli dall’alto
della propria generazione
dimentica molte cose, soprattutto
quando proviene
dai cosiddetti baby boomers.
Tra le generazioni c’è
sempre un po’ di competizione:
i più vecchi tendono
a giudicare male chi viene
dopo, sostenendo di aver
sofferto di più.
Tale retorica dura dall’antichità,
l’abbiamo sentita un
po’ tutti e dovremmo ricordare
quanto sia ridicola e
falsa. Umiliare tuttavia è
tutt’altra cosa: dimostra
una mancanza di sensibilità
umana e ignoranza della
situazione sociale attuale.
Innanzitutto non si capisce
perché le nuove generazioni
dovrebbero accettare le
difficoltà vissute da quelle
precedenti: cercano giustamente
qualcosa di meglio,
non vogliono ripetere ciò
che è stato già fatto. Perché
dovrebbero? Chi mai lo ha
accettato? Che progresso sarebbe?
In secondo luogo non ci si
rende conto che i giovani di
oggi sono sostanzialmente
critici del sistema nel quale
si trovano a vivere: competitivo
e ingiusto. Il grande
consiglio che viene loro offerto
sarebbe: accetta quello
che c’è senza fiatare, fatti
sfruttare e zitto. Ci domandiamo:
perché dovrebbero?
Quale generazione ha mai
accettato la retorica del sacrificio
come valore assoluto?
Conosco numerosi giovani
che passano da un lavoretto
all’altro – pur avendo
studiato – perché nessuno
li mette in regola e vengono
pagati poco o in nero. Perché
dovrebbero acconsentire?
Il sistema li sfrutta e loro
dovrebbero pure sentirsi
in colpa? Fare lavori stagionali
con salari bassi sarebbe
la soluzione? Oppure andare
a lavorare la terra? Come
se non fosse noto che il lavoro
nei campi è controllato
dalle agromafie e dai caporali…
Che soluzione sarebbe mai
questa: il sacrificio dello
sfruttamento? Dolce non è
forse a conoscenza che nel
suo settore c’è molto nero e
che numerose grandi firme
– magari non la sua – usano
subappaltare la produzione
al sommerso, per poi
applicare soltanto l’etichetta?
Tuttavia non è questa la
cosa peggiore.
Ragioni per ribellarsi
Ciò che davvero è problematico
è l’atteggiamento poco
adulto e paterno nei confronti
dei giovani. Ci si domanda:
che padri e/o che
adulti sono coloro che sputano
sentenze con l’obiettivo
di umiliare? A quale tipo
di responsabilità stanno assolvendo?
Cosa stanno trasmettendo
ai giovani sui
più anziani? Certamente
non è utile fare gli amiconi,
tollerare tutto: la soluzione
non è il buonismo. Ma umiliare
è la cosa peggiore. Crea
rancore. Troppo buoni i giovani
di oggi davanti a tali parole:
avrebbero tutte le ragioni
di ribellarsi.
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