A San Cesario di Lecce c’erano i contadini.

A San Cesario di Lecce c’erano i contadini. Si ce ne sono ancora, sono diversi da quelli che popolavano il paese più bello del Mondo il secolo scorso. Ho letto sul profilo dell’amico Marco Margari un brano che li descrive che vi propongo di seguito:

da “STORIE DI CONTADINI” di Martino Abatelillo
Era una fatica inumana come i mostri delle leggende, divorava ogni anno centinaia di giovani vite: rodeva i polmoni con la polvere respirata nell’aria rovente del mese di luglio; tormentava la spina dorsale, piegandola ad arco nel fior degli anni.
Era un lavoro improbo che serviva a sciogliere la terra dall’intrigo secolare di tenaci radici rapprese nel bolo profondo, più duro del ferro.
Ora, è lavoro che fanno le macchine: la scienza e la tecnica hanno ucciso il terribile mostro!
Nelle apriche pianure di Puglia, potenti trattori assalgono, ronfanti, le sterili durezze di terre vergini o abbandonate. Ne aprono il seno al sole; le piogge d’autunno ne disfan le zolle e l’uomo le appiana: morbido seno per ricche colture.
Allora quel lavoro lo facevan gli uomini…
Si schieravano in fila, numerosi, l’uno appresso dell’altro, lungo un canale chiamato la Taglia (Taja), che aprivano in un lato del fondo con zappe pesanti, saldate ai muscoli e all’anima: ché, senza l’anima, la zappa non rompe durezze.
Picchiavano, picchiavano forte, picchiavano sodo, picchiavano ore più ore, scavando profondo. Traevano gravissime zolle; e la Taglia avanzava lentissimamente, lasciandosi dietro un terreno in rovina.
“Acqua!” era il grido di tutta la Taglia. Le nari ansanti nell’aria rovente di polvere e sole. La lingua attaccata nell’arida bocca. Gli occhi, nelle orbite rosse, ploranti un soffio di vento, un gocciolo d’acqua, un filo di vita...
Ma il sole picchiava implacabile, dal sommo del cielo, sul dorso e sul capo; succhiava gli umori vitali; appannava il cervello; stringeva i polmoni…
La Taglia fumava di sangue e di carne bruciata, nel balenio delle zappe che picchiavano sodo sulla terra e sull’anima.

“Acqua!” era il grido di tutta la Taglia. Ma l’acqua giungeva a rilento; il sole picchiava rabbioso dall’alto; la terra fumava di sangue, e l’immane fatica, per il pane di un giorno, durava ore più  ore, legata alla legge del duro bisogno: chi dura ha un pezzo di pane, chi cede ha la fame…

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