In effetti, la nostra unica possibilità di vivere il mondo che vogliamo vivere è immergerci nelle conversazioni che lo costituiscono come pratica sociale quotidiana in una continua cospirazione ontologica che lo porta al presente.

 


Siamo abituati a considerare il linguaggio come un sistema di comunicazione simbolico, in cui i simboli sono entità astratte che ci permettono di muoverci in uno spazio di discorsi, fluttuando sulla concretezza dell'abitare pur rappresentandolo. Ritengo che una tale visione derivi da una mancanza di comprensione del linguaggio come fenomeno biologico.

Il linguaggio, infatti, come fenomeno che ci coinvolge come esseri viventi e, quindi, come fenomeno biologico che ha origine nella nostra storia evolutiva, consiste in un'operazione ricorrente, in coordinamento di coordinazione comportamentale consensuale. Da ciò ne consegue che le parole sono nodi nelle reti di coordinamento dell'azione, non rappresentanti astratti di una realtà indipendente dal nostro lavoro. Per questo le parole non sono innocue e non importa se usiamo l'una o l'altra in una determinata situazione. Le parole che usiamo non solo rivelano il nostro pensiero, ma proiettano anche il corso del nostro lavoro. Succede, tuttavia, che il dominio in cui si svolgono le azioni che le parole coordinano non è sempre evidente in un discorso, e bisogna aspettare che il futuro dell'abitare lo scopra.

Permettetemi di riflettere su quanto è accaduto in questi mesi nella storia di San Cesario di Lecce. Allo stesso tempo, mi scuso perché lo faccio da biologo che non è in grado di fare una valutazione storico-politica-economica. Penso che quanto accaduto in relazione alle elezioni comunali del 2017 mostri esattamente quanto ho detto sulla lingua come strumento di coordinamento del coordinamento delle azioni. Nel 1993, quando avviene l’avvento della Lista Civica “Insieme”, il Consiglio Comunale afferma di voler creare una democrazia. Chi di noi hs ascoltato non ci crede, perché ci sembra che le parole non siano confermate negli atti. Ma resta il discorso dell'intenzione democratica. Nel processo viene formato di elezione in elezione un Movimento che alla fine di ogni volta redige un progetto democratico che, modificato in un modo o nell'altro, è approvato con i risultati delle elezioni che vedono sempre prevalere la lista “Insieme”. La gente comincia a parlare di democrazia, di partecipazione e procedure di amministrazione dal basso. In altre parole, si genera una rete di conversazioni per la democrazia che costituisce una rete di azioni. Quello che succede a giugno 2017, giorno del prevalere dell’altra lista civica e non di Insieme, non rispecchia certo i desideri di Insieme, ma succede.

 

Succede perché la lista “Insieme” non può fermarlo! Succede perché la rete delle conversazioni, la rete di coordinamento delle azioni generate nel processo di discorsi e dibattiti sulla democrazia e la legalità democratica, costituisce una rete di azioni che non si può evitare, perché non c'è spazio per le conversazioni e nelle azioni che sorgono. No, questo non è un ripensamento superficiale! Le conversazioni, come intreccio di emozioni e del "linguaggio" in cui viviamo, costituiscono e configurano il mondo in cui viviamo come un mondo di azioni possibili nella realizzazione della nostra trasformazione corporea vivendo in esse. Gli esseri umani sono ciò di cui parlano, è così che la cultura e la storia si incarnano nel nostro presente. È il dialogo delle conversazioni che costituiscono la democrazia e che costituisce la democrazia. In effetti, la nostra unica possibilità di vivere il mondo che vogliamo vivere è immergerci nelle conversazioni che lo costituiscono come pratica sociale quotidiana in una continua cospirazione ontologica che lo porta al presente.

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