I viaggi partendo dalla Stazione ferroviaria di San Cesario


I ragazzi degli anni 60 erano ragazzi come quelli di oggi, facevano le stesse cose che fanno i ragazzi di oggi; solo che in quegli anni tutto si svolgeva nel reale, mentre invece adesso c’è la possibilità di farlo nel virtuale.
Oggi con il computer, c’è la possibilità di fare una gara di formula uno, oppure di giocare la finale dei campionati mondiali di calcio.
Ma non c’è differenza con i ragazzi degli anni 60 perché mentre erano intenti a fare una partita nel campetto “a rretu lu Casilli”,  ricavato da un lotto che poi sarebbe divenuto zona edificabile, nella loro mente stavano giocando ognuno la partita del secolo, quella a cui avevano assistito e che gli era piaciuta tanto, al punto di soffrire per il risultato conseguito dalla squadra del cuore.
Tutto avveniva nella fantasia, che di fatto era un potentissimo BIO COMPUTER che dava le stese identiche suggestioni, se non di più, rispetto alle suggestioni che possono venire da un gioco virtuale 3D.
Non so che cosa pensate del treno e delle stazioni, non lo so che pensate di chi ha avuto in regalo un trenino elettrico, ma so che cosa fecero quei ragazzi di San Cesario che videro un loro compagno ricevere in dono un trenino elettrico con tanto di stazione e passaggio a livello.
Mentre quel modellino si avvicinava al passaggio a livello di quel plastico che gli avevano regalato la locomotiva emetteva un fischio uguale a quello che si poteva ascoltare in una qualsiasi stazione. Era bellissimo! Lui li aveva invitati, la mamma di quel loro amico aveva offerto loro dei biscotti e una tazza di latte caldo e, sorseggiando il latte e i biscotti assistettero al “più grande spettacolo dopo il Big Bang” come canta Jovanotti, e accade che risero correndo intorno al plastico. Insomma si erano diveriti un mondo.
Poi quel loro amico partì, il papà era nell’Aeronautica e fu trasferito. Niente più trenino, niente più corse introno al plastico, niente più risate. A uno di loro che sentiva di più l’assenza di quei giochi venne l’idea di andare alla stazione di San Cesario.
Il pomeriggio successivo presero le biciclette e andarono dritto alla stazione. Prima si fermarono al grande cancello della distilleria Pistilli. C’erano le montagne di vinaccia esausta. Era bellissimo affondare le gambe in quella montagna marrone, era stupendo scivolare sino a giù in quella campagna che era coltivata con le civaje e le verdure.
 Dopo un po’ uno di loro disse che c’era un carro fermo in un binario morto alla stazione. Incuranti della presenza dei ferrovieri ci andarono. E i ferrovieri li videro arrivare e non dissero nulla, tolleravano la presenza di quei ragazzi.
Si saliva su quel carro e si sognava di percorrere la ferrovia. I ragazzi sentivano arrivare i treni alla stazione e immaginavano di correre sui binari con il loro treno immaginario accanto alla littorina giunta alla stazione. Viaggi che percorrevano tutta l’Europa.

Tornavano sempre alla stazione, ogni giorno un viaggio diverso. Una volta fecero lo stesso viaggio che il Dottor Zivago fece quando la sua famiglia andò via da Mosca. Chi dei ragazzi si era dato il ruolo di capo treno disse che il viaggio era San Cesario – Vladivostok, un viaggio avventuroso e pieno di fascino, un viaggio che fecero tante volte nella stazione di San Cesario di Lecce.
Quei ragazzi riuscivano a passare interi pomeriggi sul quel carro merci che era stato completamente trasformato nella loro fantasia. Era accogliente, elegante, bello e sfrecciava nelle pianure e valicava le montagne d’Europa.
Da Vladivostok arrivò in Alaska e da li attraversò prima il Canada e poi gli Stati Uniti d’America. In quel viaggio furono attaccati dagli indiani che volevano prendere il treno. Riuscirono a farla franca solo grazie alla super marcia della locomotiva che era stata inventata da uno di loro che era un ingegnere ferroviario.
Un’altra volta fecero un viaggio sino allo stretto di Gibilterra e da li presero un traghetto che li fece sbarcare in Africa. Quella volta fu davvero pericoloso perché intere tribù attaccarono il convoglio. Anche quella volta andò tutto bene grazie alla tecnologia inventata da quell’amico ingegnere ferroviario.
I ragazzi di mezzo secolo fa erano alla stazione di San Cesario di Lecce per partire verso avventure in tutto il Mondo. I ragazzi di cinquant’anni fa correvano incontro alla vita sulle rotaie del treno.

Antonio Bruno



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