Una serata a casa mia negli anni 60


L’ora di andare a letto e il freddo delle lenzuola, mi rannicchio per scaldare pian piano quel letto gelido e muovo le gambe per scaldare le parti più lontane delle lenzuola.
Mi è venuto in mente stasera questo rito che da ragazzo mettevo in atto. Da ragazzo faceva davvero freddo, come quello che ha fatto in questo inverno 2016 – 17.
A casa mia c’era la stufa a legna ma mia madre continuava a preparare il braciere. Metteva nel braciere la carbonella di noccioline con sotto un foglio di giornale, lo portava fuori all’aperto e con un fiammifero da cucina (l’ascaluru) accendeva il giornale e poi usava un coperchio di alluminio come ventola per ossigenare il fuoco. Una volta accesa la carbonella, ci metteva i carboni e lasciva il braciere fuori sul marciapiede sino a quando smetteva di fare fumo. Pronta la brace ardente prendeva il braciere e lo portava in casa.
La stufa a legna era proprio all’ingresso di casa, mia madre volle spostarla vicino alla zona notte, ma i tubi ogni tanto si riempivano di fuliggine e bisognava pulirli sporcando tutta la casa.
Passavo le sere a giocare e poi davanti alla Tv. Giunto Carosello sentivo la pubblicità che decretava che dopo Carosello si doveva andare tutti a nanna. Molti miei compagni di scuola andavano a letto appena finito Carosello, ma i miei genitori erano tolleranti e mi facevano guardare quello che c’era in prima serata.
Il lunedì c’era sempre il film che mio padre immancabilmente aveva già visto ma che rivedeva con piacere con noi. Erano tutti vecchissimi film sia italiani che americani. Il venerdì mio padre guardava Tv7 ed io mi trattenevo con lui. L’altra cosa che mio padre guardava sempre era il Telegiornale. In casa mia io ero informatissimo di tutto grazie a Mamma Rai. Ma c’era anche il Varietà che adorava mia madre primo fra tutti Studio Uno con le gemelle Kessler che avevano delle gambe lunghissime. Il martedì c’era il teatro che non piaceva a nessuno di noi. E poi il giovedì i quiz di Mike Bongiorno.
Alla fine della serata giungeva l’ora di andare a letto ed è li che accadeva il mio incontro con le lenzuola gelide. In pratica per rompere il ghiaccio io mi tuffavo nel letto e mi muovevo per scaldare me stesso e le gelide lenzuola.
Le mie sorelle e mia madre si preparavano le borse d’acqua calda ma io disdegnavo questa pratica e intrepido affrontavo il freddo letto con le sole mie forze.
Dopo tutto quel movimento, sentivo che le lenzuola si erano scaldate e chiudevo gli occhi per dormire serenamente sino al mattino successivo.
Le lenzuola non sono più fredde adesso. Quando stasera a cena, parlando con un amico, mi è venuto in mente ciò che accadeva a casa mia, le lenzuola gelide di casa mia, mi sono reso conto che adesso le lenzuola non sono più gelide e il mio letto è sempre caldo.
Non devo tuffarmi più nel letto, non devo più muovermi velocemente per superare lo shock delle lenzuola fredde. Ma il solo fatto che mi sia venuto in mente che lo facevo, il solo pensiero che lo facevo, mi ha fatto ritornare a quei tempi, mi ha permesso di respirare di nuovo quell’aria delle sere a casa mia con la mamma e le sorelline in attesa che tornasse papà e poi anche con lui, tutti assieme, attorno alla Tv, attorno al focolare domestico che trasmetteva un programma solo per tutti gli italiani. Il giorno dopo a scuola commentavamo con i compagni ciò che si era visto la sera prima in Tv, ognuno diceva la sua, ognuno faceva la sua narrazione a seconda delle emozioni che aveva vissuto, delle idee che gli erano venute, delle speranze che cominciava a nutrire dentro di se.
Eravamo uniti sotto la stessa antenna. I temi erano gli stessi per tutti e il maestro prendendo spunto dall’attualità ci suggeriva di “spezzare le catene” che ci legavano a un futuro già scritto nel passato, già deciso dall’appartenenza alla nostra famiglia. Il Maestro ci diceva che potevamo osare, che potevamo aspirare a diventare qualcosa di più.
Un letto caldo è qualcosa di più? O forse quelle lenzuola fredde erano quanto di meglio potessi avere? Che cos’è che ho ottenuto in più? Solo un letto caldo?


Antonio Bruno

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