I fratelli Capone "LI GIRDA"
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Vittorio Capone |
Ed ecco che io e mio padre ci recavamo in via Mazzini dove c'era il laboratorio artigianale dei fratelli Vittorio e Angelo (Angiulinu) Capone detti "li Girda" dal nome della loro mamma che li aveva cresciuti amorevolmente rendendoli artigiani di gran livello.
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Il laboratorio dei calzolai Vittorio e Angelo Capone |
Nella bottega c'era il tavolino con i martelli e gli attrezzi oltre che alle famose "semenselle" che altro non erano che i chiodi che impiegavano per fare tacchi e menzetti. E ricordo come fosse ieri il gesto che facevano. Prendevano le scarpe da riparare, sulla suola scrivevano il nome e cognome di papà, legavano i lacci tra loro e poi lanciavano tutto su una montagna di scarpe. Qualunque giorno andassimo in quella bottega c'era sempre una montagna di scarpe.
Poi papà chiedeva quando sarebbe dovuto passare per ritirarle, una volta che l'avessero riparate e loro, in genere, dicevano di passare dopo una settimana.
Io avevo un paio di scarpe per tutti i giorni e uno per la domenica ed i festivi. Usava così, si andava avanti con due paia di scarpe.
C'erano altri due fratelli Antonio e Cesare Capone che avevano un Salone di Barbieri ed io mi recavo sempre li per farmi tagliare i capelli.
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Il Salone dei Barbieri Antonio e Cesare Capone |
Era sempre pienissimo di persone e in primavera si sedevano anche fuori dalla porta sul marciapiede di Via Dante subito dopo la piazza coperta.
C'era tantissima gente "alli Girda", ci andavano tutti, ma soprattutto quelli che frequentavano la Chiesa Santa Maria delle Grazie, perchè loro erano tutti credenti, avevano ricevuto la fede da "Gilda" la loro mamma che, a San Cesario di Lecce, s'è visto cambiato il nome in "GIRDA". Io non l'ho conosciuta ma la mia mamma mi raccontava che era una gran donna, una bravissima moglie e madre, che aveva tirato su bene i suoi piccoli Vittorio, Angelo, Antonio e Cesare.
Fatto sta che ai tempi delle elementari la comunità del paese più bello del Mondo sosteneva il reddito di barbieri, ciabattini, sarti, meccanici, elettricistri e tutti gli artigiani che erano chiamati ora da una famiglia, ora da un'altra, a lavorare. E loro con i proventi del loro lavoro portavano avanti la loro famiglia.
Molto c'era da fare, ma molto s'era fatto e tutti insieme si procedeva verso il domani, ogni giorno, senza sosta. Ai tempi delle scuole elementari tutto aveva un senso nel vivere insieme, nell'affronatre le difficolta e gioire dei successi. Tutto era all'insegna della collaborazione, anche il prestarsi il prezzemolo o il latte o un chilo di pasta.
Una comunità, ai tempi delle scuole elementari io vivevo in una comunità.
Antonio Bruno
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