"Come il Mare tra le Conchiglie" (racconto)

 "Come il Mare tra le Conchiglie"



Il tramonto a Lecce era un incantesimo che si ripeteva ogni sera, una magia che colorava di oro e arancio i palazzi barocchi, accendendo di luce le pietre bianche del centro storico. Lara camminava piano per le strade della città vecchia, i passi leggeri che riecheggiavano tra le mura antiche, il profumo di pietra e gelsomino nell'aria. Si fermò sotto l’arco di Porta Napoli, lasciandosi avvolgere da quella sensazione di pace che solo la sua città le sapeva dare.


Di fianco a lei c’era Matteo, con il suo solito sorriso, un sorriso che per lei era diventato casa. Si erano conosciuti una sera d'estate, in una di quelle feste di paese che illuminano le notti salentine con mille luci colorate. Lara lo ricordava come fosse ieri: il suono della pizzica, il calore della folla, e poi quegli occhi che l’avevano fissata dall’altra parte della piazza, facendola sentire l'unica persona presente. Avevano ballato insieme sotto il cielo stellato, e da quel momento non si erano più lasciati.


"Ci restammo dentro come il mare resta dentro le conchiglie," mormorò Lara, guardando l’orizzonte, dove il sole stava scivolando piano piano dietro i campanili delle chiese. Matteo si girò verso di lei, incuriosito dalle sue parole. Lara si strinse nelle spalle, un sorriso timido affiorando sulle labbra. "Per sempre, nessuno avrà mai a che fare con me senza sentire un po' anche te."


Matteo si avvicinò, posando una mano sul viso di Lara. Sentì il calore della sua pelle, la dolcezza di quel contatto che le dava un senso di appartenenza. "Mi piace questa idea," rispose lui, con un tono così serio da far sorridere Lara. "Come le onde che lasciano un segno sulla riva, anche se poi si ritirano. Tu sei il mio segno, Lara."


Lei lo guardò, gli occhi che brillavano della luce del tramonto. "E tu sei il mio," disse. E sapeva che era vero. Perché Matteo era diventato parte di lei, come la sabbia sotto i suoi piedi quando camminava sulla spiaggia di San Cataldo, come il sapore del pasticciotto appena sfornato, come la sensazione di libertà quando il vento di tramontana le scompigliava i capelli.


Si sedettero su una panchina di pietra, abbracciati, mentre le ombre si allungavano per le strade. Il cielo sopra di loro si tingeva di viola e blu, le prime stelle che spuntavano come piccoli diamanti. Lara appoggiò la testa sulla spalla di Matteo, chiudendo gli occhi, ascoltando il battito del suo cuore.


"Qualunque cosa accada, non dimenticare mai questo," sussurrò Matteo. "Noi siamo come Lecce e il barocco. Non importa quanto lontano saremo, tu sarai sempre con me."


Lara annuì, senza bisogno di parole. C’era una bellezza nel silenzio, in quel momento che sembrava eterno, sospeso tra la fine di un giorno e l’inizio di un altro. Sapeva che, qualunque fosse il futuro, una parte di loro sarebbe sempre rimasta lì, sotto il cielo di Lecce, tra le sue vie strette e i palazzi di pietra chiara, a custodire quel tramonto che parlava di loro, per sempre.

Antonio Bruno





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