Il Tesoro Nascosto della Democrazia: Lezione dal Passato e Riflessioni sul Presente

 

Il Tesoro Nascosto della Democrazia: Lezione dal Passato e Riflessioni sul Presente


Nel mondo della politica, spesso si tende a confondere la semplice alternanza di governo con una reale trasformazione sociale e democratica. La metafora offerta da Robert Michels, ispirata alle favole di Esopo, illustra chiaramente questa distorsione: un vecchio contadino, in punto di morte, rivela ai suoi figli l'esistenza di un tesoro nascosto nel campo. Dopo la sua morte, i figli scavano incessantemente ma non trovano alcun tesoro. Tuttavia, il loro lavoro incessante migliora la terra, assicurando loro prosperità. Questa parabola rappresenta la democrazia non come un oggetto da scoprire, ma come un processo dinamico che nasce dall'impegno continuo e dal controllo attivo della cittadinanza.

La democrazia, infatti, non è un tesoro che può essere trovato attraverso una ricerca mirata e unilaterale. Come Michels suggerisce, è il lavoro incessante dei cittadini per migliorare la loro società che rende fertile il terreno democratico. Questo sforzo include la collaborazione tra tutti per ottenere maggiore benessere sociale, la rinnovazione della classe politica e l’apertura a rispondere alle sfide concrete della comunità. Non basta quindi limitarsi a cambiare i governi attraverso le elezioni; è il dinamismo dei cittadini e l'attività costante che danno vita a una vera democrazia.

Questo concetto trova riscontro nel contesto politico italiano, dove le politiche neoliberiste sono rimaste sostanzialmente invariate indipendentemente dal colore del governo in carica. Come osservato da Margaret Thatcher, il suo più grande successo è stato vedere Tony Blair mantenere intatte le sue politiche economiche neoliberiste attraverso il “New Labour”. In Italia, la continuità delle politiche neoliberiste tra governi di destra e di sinistra ha portato a una disillusione politica tra i cittadini, manifestata dal crescente astensionismo elettorale.

In questo scenario, è comprensibile che il partito di cittadini che non partecipa al voto possa avere una maggioranza de facto. La cultura patriarcale della competizione, che permea il sistema politico e sociale, non favorisce l'inclusione e perpetua le disuguaglianze. La visione statica della democrazia, che si limita a cambiare governi senza cambiare le politiche sottostanti, impedisce una vera trasformazione culturale e sociale.

La riflessione è quindi duplice: da un lato, il dinamismo democratico deve emergere non solo dalle elezioni ma dall’attiva partecipazione e controllo della cittadinanza. Dall'altro, è essenziale un cambiamento culturale profondo che superi la mera competizione e favorisca l’inclusione e la giustizia sociale. Solo attraverso uno sforzo collettivo e continuo sarà possibile scoprire e realizzare il vero potenziale della democrazia, proprio come i figli del contadino hanno trovato prosperità attraverso il loro lavoro instancabile.

La lezione fondamentale è che il progresso democratico non è garantito solo dalla presenza di istituzioni e procedure formali, ma dal continuo impegno dei cittadini nel migliorare e reinventare la loro società. È questa dinamica che permette alla democrazia di prosperare, nonostante i cambiamenti superficiali nei governi o nelle politiche.

Antonio Bruno


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