"L'Uccello e il Muro: Una Danza di Amore e Distacco" (racconto)

 "L'Uccello e il Muro: Una Danza di Amore e Distacco"


Nel crepuscolo di un pomeriggio d’estate, quando l’aria era così densa di umidità da sembrare quasi una sostanza tangibile, Laura si trovava a fissare la vetrina di un’antica libreria. Il negozio era chiuso, ma la luce del sole, filtrata attraverso le tende polverose, disegnava giochi di ombre che sembravano quasi animarsi. I libri dentro, testimoni di milioni di storie, sembravano parlare di segreti sussurrati nel silenzio.


Laura aveva costruito un muro intorno al suo cuore, un muro fatto di indifferenza e ironia, di battute sagaci e risate forzate. Non era per escludere gli altri, quanto piuttosto per misurare l’interesse che avrebbero avuto per demolirlo. Nonostante le sue barriere, ogni volta che qualcuno si avvicinava, un piccolo angolo del suo cuore si apriva, curioso di scoprire se l’attrazione fosse vera o solo una mera illusione.


Nella sua vita c’era una sorta di danza tragica con l’amore e il dolore. Lei lo sapeva bene, l’amore era come l’alcool: inizialmente ti dava una sorsata di euforia, poi ti ubriacava di desiderio e, infine, ti lasciava con un senso di vuoto e nausea. Eppure, nonostante quel malessere, il richiamo era irresistibile, come un bicchiere di vino rosso troppo dolce che promette di essere l’ultimo, ma che inevitabilmente ti fa desiderare ancora di più.


Laura pensava a tutto questo mentre il sole calava, colorando il cielo di tonalità arancioni e rosse. Ogni volta che qualcuno provava a raggiungerla, era come se l’uccello della sua anima si posasse delicatamente sulla sua mano, un attimo prima di volare via. Questo gioco di avvicinamento e distanza l’aveva portata a una consapevolezza: se avesse rinunciato a dargli la caccia, l’uccello sarebbe rimasto con lei. Ma era così complicato.


E poi c’era quel pensiero persistente, che le solleticava il cuore come un pensiero felice. “Puoi pensare che ti sto pensando,” si era detta, “perché è quello che starò facendo ogni volta che penserai a me.” Era come se la connessione tra loro fosse una rete invisibile, una sorta di dialogo silenzioso che trascendeva le parole.


Laura sapeva che la sua guardia non avrebbe potuto reggere per sempre. Le sue difese, costruite con tanta cura, erano vulnerabili ai sentimenti autentici, proprio quelli che temeva e desiderava allo stesso tempo. E così, con un ultimo sguardo al negozio di libri, si allontanò, ma non senza lasciare dietro di sé una traccia di curiosità e speranza.


Nel momento in cui si girò, la vetrina del negozio sembrava quasi sorriderle, come se i libri al suo interno le dicessero che la vera storia, quella che conta, è sempre quella che ci aspetta oltre le pagine, pronta a essere scritta.

Antonio Bruno

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