Scambi di Nascondigli a Lecce (racconto)

 

Scambi di Nascondigli a Lecce 

Nel cuore di Lecce, tra le curve barocche e i vicoli stretti che serpeggiano come sentieri dimenticati, si celavano due anime destinate a trovare rifugio l’una nell’altra. Emma e Luca. Due spiriti solitari che vagavano tra i palazzi antichi e le piazze affollate, ignari dell’incontro che avrebbe cambiato la loro esistenza.

Emma era una donna di un’eleganza misteriosa, con i suoi capelli scuri che ondeggiavano come una coltre di seta al vento. Aveva gli occhi profondi, che sembravano nascondere le ombre dei giorni passati. Luca, dall’altra parte, era un uomo di fascino travolgente, ma il suo sorriso celava una tristezza sottile, una cicatrice invisibile che cercava di camuffare sotto l’apparente leggerezza.

La città di Lecce, con le sue chiese barocche e i cortili segreti, era il palcoscenico perfetto per il loro incontro. Fu durante una calda serata estiva che il destino giocò la sua mano. Emma e Luca si trovarono in Piazza Sant’Oronzo, proprio sotto il grandioso Anfiteatro Romano. Le luci del tramonto danzavano sui marmi antichi, e il profumo dei limoni e della salsedine si mescolava nell’aria calda.

I loro sguardi si incrociarono mentre Emma passava accanto alla statua del santo, e in quel preciso istante, il mondo sembrò fermarsi. Luca, con il suo istinto da esploratore, avvertì una connessione immediata. Si avvicinò a Emma, e tra di loro nacque una conversazione che fluiva come il vino rosso nei bicchieri di terracotta.

Il loro desiderio non era quello di un amore superficiale, ma di una connessione più profonda. Era una cospirazione intima contro la banalità del quotidiano, un segreto condiviso in mezzo al caos cittadino. Ogni parola, ogni risata, era un rifugio dalle cicatrici invisibili che entrambi portavano nel cuore.

Una sera, mentre il cielo di Lecce si tingeva di un blu profondo e le stelle iniziavano a brillare, Emma e Luca si diressero verso un angolo nascosto della città. Trovano rifugio in un’antica masseria, abbandonata da tempo, situata nei pressi delle campagne circostanti. Era un luogo silenzioso, immerso nei colori dorati della campagna pugliese.

In quella masseria, lontano dal frastuono delle strade e dalle voci dei turisti, Emma e Luca trovarono il loro angolo di pace. Il desiderio tra loro era un’intesa che superava le parole, un atto di protezione dalle ferite del mondo esterno. Si abbandonarono ai piaceri semplici della compagnia reciproca, scoprendo che ogni tocco, ogni sguardo, era una dichiarazione di amore e compassione.

Il loro rifugio era un angolo di tranquillità, un nascondiglio temporaneo dove il dolore del mondo sembrava svanire. Quando i loro corpi si avvicinavano, era come se creassero uno spazio sacro, un luogo dove le cicatrici invisibili non potevano entrare. In quei momenti di intimità, si sentivano al sicuro, come se potessero sfuggire a tutte le avversità.

Sapevano che il loro rifugio non era eterno. Ogni sera passata insieme era una tregua momentanea, una pausa dal tumulto della vita. Ma la loro cospirazione era sufficiente per offrire un respiro di sollievo, un istante di sospensione nella bellezza effimera della loro intesa.

E così, sotto il cielo stellato di Lecce, Emma e Luca continuarono a scambiarsi nascondigli. In ogni bacio, in ogni carezza, trovavano la forza di affrontare le loro ferite e la consapevolezza che, almeno per un momento, avevano trovato un angolo di felicità, nascosto tra le meraviglie barocche e i silenzi della campagna pugliese.

Antonio Bruno

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