La Dipendenza dalla Guerra Elettorale: Una Riflessione Sistemica
La Dipendenza dalla Guerra Elettorale: Una Riflessione Sistemica
Nel contesto attuale, il fenomeno della guerra elettorale ha assunto una connotazione quasi patologica. Esaminando il nostro scenario politico con un approccio sistemico, è possibile osservare somiglianze inquietanti con la dipendenza da sostanze stupefacenti, un’osservazione che richiama le riflessioni di Humberto Maturana sul comportamento umano e le sue dinamiche relazionali.
Quando ci imbattiamo nelle affermazioni di politici e cittadini, ci troviamo di fronte a un quadro di negazione e giustificazione simile a quello dei tossicodipendenti. "Smetto quando voglio," "ne faccio un uso moderato," e "la prendo solo il weekend" sono dichiarazioni che riflettono una rimozione della realtà. Analogamente, la retorica politica attuale si esprime attraverso ossimori e contraddizioni: "siamo avversari non nemici," "ti critico solo a scopo difensivo," e altre dichiarazioni che celano una verità scomoda: la dipendenza dalla guerra elettorale è diventata un meccanismo sistemico e autoalimentato.
Maturana ha scritto che "l’essere umano vive immerso in una rete di relazioni che definisce il suo comportamento e le sue percezioni" (Maturana, 1992). La guerra elettorale, in questo senso, è una manifestazione di una rete di relazioni distruttiva che influenza profondamente il nostro comportamento politico e sociale. Politici e cittadini sono coinvolti in una dinamica di attacco e difesa, di critica e delegittimazione, che non è solo una questione di strategia o di tattiche, ma una manifestazione di un meccanismo più profondo di interazione relazionale e comunicativa.
L'analogia con la dipendenza da droghe non è casuale. La guerra elettorale, come una sostanza, crea una dipendenza che altera la nostra percezione della realtà e della convivenza. "La guerra delle elezioni non è un gioco," e questo è un punto cruciale: la guerra elettorale non è un semplice conflitto tra partiti, ma un meccanismo che compromette il tessuto sociale e culturale. Le conseguenze sono gravi e di lungo termine, come nel caso di una vera dipendenza, che si riflettono nella cultura, nella convivenza e nel futuro della società.
Maturana ci ricorda che "la nostra visione del mondo è una costruzione sociale e storica" (Maturana, 1987). La guerra elettorale, quindi, non è un fenomeno isolato, ma il risultato di una costruzione sociale che perpetua e rinforza se stessa. Gli attori politici e i cittadini, immersi in questo sistema, possono diventare insensibili alle conseguenze devastanti del loro comportamento, similmente a come un tossicodipendente non riesce a riconoscere i danni causati dalla propria dipendenza.
La riflessione di Maturana ci invita a considerare un'alternativa: un "salto di immaginazione" che possa portarci fuori da questa dinamica. La pace, come suggerito, deve essere concepita non solo come assenza di conflitto, ma come un riconoscimento reciproco di legittimità e rispetto. Questa visione richiede un cambiamento profondo nella nostra comprensione e interazione con la politica, un processo che deve iniziare con l'individuo e si estendere a tutta la comunità.
La disintossicazione dalla guerra elettorale è una sfida complessa ma essenziale. Non si tratta di una semplice questione di strategie politiche, ma di una trasformazione della nostra cultura e delle nostre relazioni. Per Maturana, la chiave è riconoscere le nostre costruzioni sociali e lavorare per cambiarle in direzioni più sane e costruttive. Solo così potremo sperare di uscire dall’inganno allucinogeno della guerra elettorale e costruire una società che promuova la pace e il rispetto reciproco.
Antonio Bruno
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