Il peso leggero dei rimpianti (racconto)
Il peso leggero dei rimpianti
Ogni tanto, nelle sere più quiete, mi siedo davanti al vecchio computer e riapro quelle mail che ci scambiavamo tanti anni fa. Non è un gesto voluto, è piuttosto una specie di abitudine, una carezza alla memoria. C'è chi va a rileggere vecchi diari, chi tiene un quaderno dei ricordi. Io ho le nostre parole, imprigionate in uno schermo, cristallizzate nel tempo.
Le rileggo e, a ogni frase, si riaccende una piccola scintilla di quel che eravamo. Mi scopro a sorridere di fronte a battute che un tempo ci facevano ridere a crepapelle, ma che ora portano solo una leggera malinconia. Perché, rileggendo quelle righe, mi rendo conto che quel che è stato, è stato. Niente di più, niente di meno. Non ci sono universi paralleli in cui le cose sono andate diversamente, e non ci sono "se" che possano riscrivere la storia. La nostra storia.
Ogni tanto, la tentazione di immergersi nella nostalgia di "quel che poteva essere" è forte. È un rifugio comodo, un modo per cullarsi nell'idea che da qualche parte, in qualche modo, avremmo potuto essere felici insieme, costruire una famiglia, avere dei figli. Ma so che è solo un’illusione, una trappola della mente. Perché se davvero avrebbe potuto essere, lo sarebbe stato.
Ricordo ancora la paura che mi paralizzava quando pensavo di dover dire a tua madre che ero venuto a letto con te. Avevo la consapevolezza che ogni azione, ogni parola detta o taciuta, avrebbe tracciato un percorso diverso per il nostro futuro. Ma alla fine, per non averlo fatto, ho costruito esattamente il passato che oggi mi ritrovo a rivivere.
E così, noi due, che siamo stati insieme per cinque lunghissimi mesi, ci siamo persi. Non abbastanza tempo per costruire una vita insieme, non abbastanza tempo per mettere radici profonde. Abbastanza, però, per lasciarci un’impronta indelebile nel cuore, una traccia di quello che siamo stati e di quello che non saremo mai.
Ora, guardo indietro e vedo che ogni decisione presa, ogni bivio affrontato, ha portato esattamente a questo momento, a questo presente. E allora mi dico che non c'è spazio per i rimpianti, perché ogni scelta ci ha portato dove dovevamo essere. La vita non è fatta di "poteva essere", ma di "è stato". E quel che è stato, è stato abbastanza.
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