"Sguardi Sotto il Sole di Ferragosto" (racconto)
"Sguardi Sotto il Sole di Ferragosto"
Era una giornata calda, la tipica afa di Ferragosto che abbracciava la costa con il suo soffocante manto d’oro. Marco era partito presto quella mattina, con il sole ancora basso sull'orizzonte, dedicando il giorno a un compito che faceva ormai parte di un rito estivo: accompagnare i suoi cari verso destinazioni lontane. Le strade sembravano infinite, immerse in quella quieta desolazione che solo le giornate d’agosto sanno regalare, ma il viaggio non era stato privo di piacevoli momenti. C’era stata buona compagnia, risate e conversazioni leggere che rendevano il tragitto meno gravoso, e la radio, che diffondeva musica familiare, accompagnava il ritmo dei pensieri.
Quando finalmente il pomeriggio inoltrato lo vide di ritorno, con il sale nell'aria a fargli compagnia, il suo cuore trovò ristoro nella vista della casa che si affacciava sul mare. Quella casa era più di un rifugio per lui; era il luogo dove tutti i suoi pensieri sembravano prendere una forma concreta, dove i sogni si mescolavano alla realtà in un gioco di ombre e luci che il tramonto amplificava.
Si sistemò sotto l’ombrellone, cercando il sollievo dei bagni ristoratori e godendosi la compagnia di amici e conoscenti, mentre la spiaggia si riempiva di voci e risate. La brezza marina gli portava brandelli di conversazioni altrui, frammenti di vite che si incrociavano in quel pomeriggio d’estate. Fu allora che le notò.
Due giovani donne, poco distanti, erano sedute sotto un ombrellone simile al suo. I loro occhiali da sole, come cantava Franco Battiato, conferivano loro quel carisma e mistero che lui trovava irresistibile. Non poteva fare a meno di percepire i loro sguardi su di sé, anche se nascosti dietro quelle lenti scure. Soprattutto la signorina seduta sembrava fissarlo, o forse era solo un'illusione della sua mente desiderosa di intrecciare realtà e immaginazione. Marco passò gran parte del pomeriggio con quella sensazione addosso, un misto di curiosità e incertezza che non riusciva a scrollarsi di dosso.
Le vide alzarsi e girarsi, lasciando che i loro corpi ben definiti si stagliassero contro il sole ormai calante. Nonostante l’apparente disinteresse che mostravano, Marco non poteva ignorare quel magnetismo che lo legava a loro, una forza invisibile che lo faceva sentire osservato, studiato.
Quando il sole iniziò a scendere verso l’orizzonte, colorando il cielo di sfumature arancioni e rosse, Marco si ritrovò ad ammirare il tramonto, con i raggi caldi che lo accarezzavano dolcemente, quasi come un commiato prima del calar della notte. Decise che era giunto il momento di rientrare. Raccolse il suo asciugamano, mise tutto nella sacca da mare e si avviò verso la sua auto. Fu allora che udì una delle due dire all’altra, con una voce quasi impercettibile, ma abbastanza chiara da farlo sussultare: "Se ne sta andando."
Quella frase, sussurrata come un segreto rubato al vento, lo colse di sorpresa. Non sapeva se fosse stata davvero pronunciata o se la sua mente l’avesse solo immaginata, ma la sensazione che si trattasse di lui era forte. Un sorriso compiaciuto si fece strada sul suo volto mentre si allontanava dalla spiaggia, la sacca a tracolla e il cuore leggero. Non osava chiedere di più, non avrebbe mai osato, ma quel piccolo frammento di possibilità gli bastava.
Forse, pensava Marco, la vita è fatta anche di queste illusioni, di sguardi incrociati che non cercano conferme, ma solo la dolce promessa di un sogno. E mentre il sole si immergeva lentamente nel mare, Marco sapeva che avrebbe continuato a sognare, perché a volte, nel gioco delle possibilità, è proprio lì che si nasconde la magia della vita.
Antonio Bruno
Commenti
Posta un commento