La Cultura Patriarcale della Competizione e la Lotta per il Potere: Un'Analisi della Politica Italiana

 La Cultura Patriarcale della Competizione e la Lotta per il Potere: Un'Analisi della Politica Italiana

di Antonio Bruno


La cultura patriarcale ha da sempre permeato la nostra società, imponendo modelli di competizione e di conquista del potere che non risparmiano nemmeno l'ambito politico. La struttura di questa cultura si fonda su un modello di autorità gerarchica, in cui la figura del "capo" domina su subordinati che, in un rapporto di fedeltà cieca, rinunciano alla propria autonomia per garantirsi una posizione all'interno del sistema. Questo modello è presente in ogni livello della politica italiana, dalle amministrazioni locali fino alle più alte cariche del governo.

La Competizione Intra-partitica: Capetti e Capi

Ogni partito politico italiano sembra replicare al suo interno un microcosmo della lotta per il potere. La figura del leader è spesso quella di un capo indiscusso, che mantiene il controllo grazie a un'autorità autoritaria. Gli altri membri del partito, pur avendo ruoli significativi, sono spesso costretti a sottomettersi a questa figura dominante, rinunciando a esprimere liberamente il proprio pensiero o a promuovere iniziative che potrebbero entrare in contrasto con la linea imposta dall'alto. Questo fenomeno è particolarmente evidente nei partiti più consolidati, dove la fedeltà al leader è spesso considerata più importante della competenza.

Come sottolineato da Lisa Di Giuseppe, nella sua critica alla gestione politica attuale: "La fedeltà del settimo piano... la fedeltà non possa essere l'unica stella polare" . Di Giuseppe mette in luce come, all'interno del governo, la fedeltà ai leader sia spesso prioritaria rispetto alla competenza e alla capacità di gestione, portando a scelte che possono indebolire la struttura stessa del governo.

La Lotta per il Primato nella Coalizione

La competizione non si limita ai confini del singolo partito. Nella formazione delle coalizioni per le elezioni, i vari capi dei partiti si scontrano per stabilire chi sarà il leader della coalizione stessa. Questa figura, una volta ottenuta la posizione di comando, tende a replicare lo schema di dominazione già visto all'interno dei singoli partiti, imponendo la propria volontà sugli altri capi-partito e limitando il pluralismo interno alla coalizione.

Questo processo di lotta per il potere non è un fenomeno nuovo, ma ha caratterizzato la politica italiana fin dal dopoguerra. Dal 1948 ad oggi, ogni governo e ogni amministrazione locale, provinciale e regionale ha visto questo tipo di dinamiche ripetersi incessantemente, come un ciclo che sembra impossibile da interrompere.

La Guerra delle Elezioni: Conquista e Esclusione

La vera e propria "guerra" si svolge poi nelle elezioni generali. Qui, il capo della coalizione cerca di conquistare il potere totale, non solo per sé ma anche per i suoi fedeli alleati, i quali, in cambio della loro lealtà, ottengono posizioni di potere, pur rimanendo sottomessi alla volontà del leader. Chi perde, invece, viene escluso dal potere, spesso con conseguenze significative per la propria carriera politica.

Questo modello di competizione e conquista del potere è stato osservato in ogni elezione dal 1948 ad oggi. La logica della vittoria totale, in cui chi vince prende tutto e chi perde è completamente escluso, è una caratteristica della politica italiana che ha radici profonde nella cultura patriarcale della nostra società.

L'Ipocrisia della Sinistra

Un aspetto particolarmente critico di questa dinamica riguarda l'ipocrisia di certi movimenti di sinistra, che spesso proclamano valori di libertà, uguaglianza e fraternità, ma che nella pratica si allineano alle stesse dinamiche autoritarie e competitive tipiche della destra. La sinistra italiana, che dovrebbe essere la paladina dei valori democratici, si trova invece coinvolta in queste lotte per il potere, replicando lo stesso modello di subordinazione e autoritarismo che ufficialmente condanna.

Come si legge nell'articolo di Di Giuseppe: "Meglio uno fidato che uno che sa fare è il commento caustico" . Questo afferma un'amara verità: anche all'interno della sinistra, la competenza viene spesso sacrificata sull'altare della fedeltà politica, minando la credibilità e l'efficacia del movimento stesso.

Conclusione: Un Appello alla Coerenza

È essenziale che la sinistra italiana torni ad essere fedele ai valori di libertà, uguaglianza e fraternità che proclama di abbracciare. La politica dovrebbe essere un luogo di confronto e di collaborazione, non un'arena in cui la lotta per il potere prevale su tutto il resto. Solo così si potrà sperare di costruire una società più giusta e meno schiava delle logiche patriarcali di competizione e sottomissione.

Antonio Bruno

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