"Le Onde del Silenzio" (racconto)

 "Le Onde del Silenzio"



Emily si sedette sul bordo del molo, lasciando che i suoi piedi nudi sfiorassero la superficie dell'acqua. Le onde tranquille del mare riflettevano il cielo notturno, punteggiato di stelle. Il silenzio era quasi totale, interrotto solo dal lieve sciabordio dell'acqua contro le assi di legno e dal frinire dei grilli in lontananza. Un silenzio che, solitamente, avrebbe dovuto darle pace, ma che quella sera sembrava amplificare la sua solitudine.

"Chi fugge per amore non può trovar quiete nella solitudine", pensò Emily, ripetendo tra sé una frase che aveva letto chissà dove, ma che ora le sembrava descrivere perfettamente la sua situazione. Si era innamorata di Jack, il suo migliore amico, con un'intensità che la spaventava. Era quel tipo di amore che nasce dall’anima, che si insinua in ogni angolo del cuore e diventa impossibile da ignorare.

Ma Jack non sembrava accorgersi di quanto lei tenesse a lui, o almeno, non lo dimostrava mai apertamente. Emily si chiedeva se lui la pensasse mai, se anche solo per un attimo il suo cuore battesse più veloce al pensiero di lei. "Io non lo so se ti manco… se non mi dici ‘mi manchi’ o se non me lo fai capire", si disse, sentendo un nodo stringersi alla gola.

Le parole non dette, i gesti mancati, le promesse mai fatte: tutto questo la faceva sentire in un limbo di incertezza. "Sto forse chiedendo conferme?", si chiese, sapendo già la risposta. Sì, le chiedeva, perché aveva bisogno di sentirsi rassicurata, di sapere che il suo amore non era vano. Aveva bisogno di sentirsi voluta bene, di essere amata con quella stessa intensità che lei provava per lui.

Emily chiuse gli occhi, cercando di scacciare quel senso di vuoto che le attanagliava il petto. "Io lo sento… il tuo pensiero addosso", sussurrò al vento. Sapeva che Jack pensava a lei, in qualche modo lo sentiva. Era nei piccoli dettagli, nei gesti inconsapevoli, nelle rare volte in cui i suoi occhi tradivano una tenerezza che lui non riusciva a nascondere del tutto. Ma quelle sensazioni, per quanto confortanti, non erano sufficienti a placare il suo cuore inquieto.

Aprì gli occhi, guardando di nuovo il lago. "L'errore sai qual è?", rifletté. "È che sovrainvesti il futuro. O permetti al passato di frenarti". Si rese conto che era vero, sia per lei che per Jack. Lui sembrava sempre intrappolato tra quello che era stato e quello che avrebbe potuto essere, incapace di vivere pienamente il presente. E lei, d'altra parte, aveva sempre vissuto nel timore di un domani incerto, cercando garanzie che sapeva non sarebbero mai arrivate.

Emily si alzò, respirando profondamente. Aveva passato troppo tempo a rimpiangere i propositi non mantenuti, a sognare un futuro perfetto che sembrava sempre sfuggirle. Forse, pensò, era il momento di lasciar andare tutto questo, di vivere davvero l’oggi, senza aspettative, senza paure.

Sorrise debolmente, guardando la luna riflessa sull'acqua. Forse Jack non l’amava nel modo in cui lei desiderava, forse non lo avrebbe mai fatto. Ma non poteva continuare a vivere nell’ombra di quel dubbio, a chiedersi cosa sarebbe potuto essere. Doveva vivere per se stessa, per il suo amore, anche se non sarebbe stato corrisposto.

"E se mai arriverà settembre, lo affronterò con il cuore più leggero", pensò, con un pizzico di nostalgia. Perché in fondo, la nostalgia era l’unico svago che le restava, un rifugio sicuro in cui poteva nascondersi quando il futuro le faceva troppa paura.

E così, con un ultimo sguardo al lago, Emily si voltò e tornò verso casa, pronta a lasciare andare il passato e a vivere il presente, un giorno alla volta.

Antonio Bruno

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