"Alleanze ed Esclusioni nella Storia Politica Italiana: Dal Trasformismo al Campo Largo"

 "Alleanze ed Esclusioni nella Storia Politica Italiana: Dal Trasformismo al Campo Largo"

di Antonio Bruno



La storia politica italiana, sin dai tempi di Giovanni Giolitti, evidenzia un aspetto fondamentale della gestione del potere: la necessità di collaborare e trovare alleanze per governare. Giolitti stesso, con una visione pragmatica, costruì un sistema di governo basato su una fitta rete di accordi con vari gruppi politici, inclusi i socialisti e i cattolici. Tuttavia, l'incapacità di questi ultimi di sostenere a lungo tale collaborazione contribuì all'apertura di spazi per l'ascesa del fascismo. Anche Alcide De Gasperi, pur avendo una solida maggioranza con la Democrazia Cristiana, preferì costruire alleanze con i partiti minori centristi, consapevole che un governo stabile richiedesse la rappresentanza di una più ampia fascia della società.
Lo stesso Palmiro Togliatti cercò una strategia di alleanze politiche e sociali, trovando successo soprattutto a livello locale. A livello nazionale, però, il cosiddetto “fattore K” (la paura del comunismo) ostacolò un coinvolgimento più ampio delle forze di sinistra nel governo. Questa dinamica di collaborazione forzata o mancata dimostra come, nel corso della storia, sia emersa la necessità di allargare il campo delle alleanze, non solo per vincere le elezioni ma per governare efficacemente.
Tuttavia, la situazione attuale sembra riprodurre una logica opposta a quella della collaborazione, attraverso il concetto di “campo largo”, che, a una più attenta analisi, può essere letto come una conventio ad excludendum. Questo termine latino indica un accordo, spesso tacito, tra diverse forze sociali, economiche o politiche, finalizzato non tanto alla collaborazione, quanto all'esclusione di una parte terza. Il "campo largo", pur essendo presentato come un progetto inclusivo, è stato criticato per aver implicitamente o esplicitamente escluso determinate forze politiche, generando tensioni interne e fallendo nell’intento di costruire un’alleanza ampia e coesa.
La storia ci insegna che quando si esclude, si creano spazi di insoddisfazione e opposizione che minano la stabilità politica. Le divisioni all'interno del centro-sinistra e i "veti preventivi", spesso basati su scontri personali o politici del passato, sono un esempio concreto di come questa esclusione possa rivelarsi un ostacolo alla costruzione di una vera coalizione vincente. Invece di collaborare per superare le sfide politiche, si alimenta una logica di scontro interno, che porta a comportamenti autolesionistici.
In questo contesto, la proposta di Humberto Maturana sulla democrazia come modo di vivere appare particolarmente rilevante. Per Maturana, la democrazia non è semplicemente un sistema di governo, ma un modo di relazionarsi con gli altri, basato sull’inclusione e il riconoscimento dell’altro. La vera democrazia, secondo Maturana, non esclude nessuno, ma si fonda su una convivenza che riconosce la diversità e si impegna a trovare soluzioni condivise.
Se applicassimo questa visione al contesto politico italiano, potremmo vedere come la strategia di un “campo largo” dovrebbe davvero diventare uno spazio aperto a tutte le forze politiche disposte a dialogare, senza alcuna esclusione pregiudiziale. Il problema sorge quando l’idea di un campo inclusivo viene trasformata in un pretesto per escludere determinate parti, creando divisioni invece di unire.
La storia politica italiana è ricca di esempi che dimostrano come la necessità di trovare alleati sia sempre stata cruciale per governare efficacemente. Giovanni Giolitti, Alcide De Gasperi, Palmiro Togliatti e altri leader politici hanno compreso a fondo questo principio, ma allo stesso tempo hanno utilizzato una strategia basata su esclusioni, facendo del "nemico comune" il collante delle alleanze. Il Partito Democratico (PD), oggi, ripercorre una dinamica simile, cercando di unire le forze intorno all'idea di sconfiggere la destra, attualmente al governo.

Giovanni Giolitti, spesso citato come esempio di abilità politica, seppe costruire un sistema di governo inclusivo, ma con chiare linee di demarcazione. La sua politica di trasformismo, che includeva vari gruppi politici in una rete di alleanze, aveva come punto fermo l’esclusione di quelle forze ritenute destabilizzanti per l'ordine liberale. Ad esempio, per lungo tempo Giolitti evitò di coinvolgere i socialisti radicali, considerati una minaccia al suo sistema di governo. Il collante delle sue alleanze era l'anti-rivoluzionarismo e l’esclusione di chi minava la stabilità istituzionale .

Alcide De Gasperi, pur guidando la Democrazia Cristiana con una maggioranza solida, trovò nella collaborazione con i partiti minori centristi un punto di forza per governare. Tuttavia, De Gasperi costruì le sue coalizioni su un chiaro presupposto: l'esclusione delle forze comuniste, considerate un pericolo per la democrazia liberale e filo-occidentale. L'anticomunismo era il vero collante delle alleanze del suo governo, che univa partiti differenti contro il "nemico" rappresentato dal Partito Comunista Italiano (PCI) .

Palmiro Togliatti, al contrario, cercò di costruire una strategia di alleanze includendo non solo le forze di sinistra ma anche movimenti democratici e socialisti. Tuttavia, anche lui impose una chiara esclusione: quella delle forze fasciste e reazionarie, che rappresentavano la minaccia esistenziale per il progetto di costruzione di una democrazia popolare e socialista. L'anticapitalismo e l'antifascismo furono il cemento che tenne insieme le diverse anime della sinistra durante gli anni della sua leadership .

Questa logica di esclusione del nemico comune continua a caratterizzare anche il Partito Democratico contemporaneo. L’idea del "campo largo", pur presentata come un progetto inclusivo, si basa di fatto sulla costruzione di un fronte comune contro la destra, attualmente al governo. La coalizione di centrosinistra cerca di trovare la propria unità nell'opposizione a una destra che viene costantemente dipinta come avversaria delle istanze progressiste, dei diritti civili e della giustizia sociale. Così come De Gasperi univa le forze democratiche contro il comunismo, oggi il PD tenta di coalizzare il campo progressista attorno all’obiettivo di sconfiggere la destra, utilizzando questa come collante principale .

La questione che si pone, però, è se questa strategia basata sull’esclusione del "nemico" possa realmente portare a un governo stabile e duraturo, o se rischi di riprodurre le stesse dinamiche autolesionistiche già viste nel passato. Già nel passato, come ricordato dallo stesso Giolitti, l'esclusione sistematica di certi gruppi può portare a conseguenze indesiderate. La sfida politica non è solo trovare alleati, ma costruire una democrazia che includa, come suggerito da Humberto Maturana, tutte le voci, senza ridurre il confronto a una semplice opposizione binaria tra "noi" e "loro".

In definitiva, la strategia del PD ricorda quella dei grandi leader del passato, dove l’esclusione del nemico era il collante delle alleanze. Tuttavia, il rischio di questa politica è che, invece di costruire un campo realmente ampio e coeso, si alimenti una logica di scontro e divisione che non produce stabilità politica duratura. Una vera democrazia, come indicato da Maturana, dovrebbe invece cercare di superare queste dinamiche, includendo tutte le forze disponibili al dialogo, senza ridurre il confronto a un mero gioco di esclusioni.
Le esperienze storiche dimostrano che i tentativi di costruire alleanze basate su una logica di esclusione portano inevitabilmente al fallimento, mentre la vera democrazia, come quella immaginata da Maturana, richiede che nessuno venga lasciato fuori.
In sintesi, la chiamata al “campo largo” dovrebbe essere riconsiderata non come una “conventio ad excludendum”, ma come un’occasione per creare un autentico spazio di collaborazione, dove le differenze vengano valorizzate e integrate in una visione comune, come auspicato da una vera democrazia.

Antonio Bruno

Fonti:
Giovanni Giolitti e la sua politica di trasformismo, "Storia d'Italia", Mondadori.
Alcide De Gasperi e la politica dell'esclusione del PCI, "Le coalizioni centriste", Storia Contemporanea.
Palmiro Togliatti e l'alleanza antifascista, "Il comunismo italiano nel dopoguerra", Laterza.
Il Partito Democratico e la strategia del campo largo, "Politica e Strategie", Il Mulino.

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