Intervista al Dott. Antonio Bruno sul conflitto israelo-palestinese

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno sul conflitto israelo-palestinese 


Intervistatore: Dottor Bruno, grazie per essere con noi oggi. Nel suo recente intervento, ha commentato l'articolo di Davide Assael, riflettendo sulla complessità delle dinamiche legate al conflitto israelo-palestinese. Può parlarci della sua visione sulla pace in questo contesto?

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi. L'articolo di Assael mi ha colpito profondamente perché porta alla luce un aspetto essenziale: la pace non può essere imposta senza coinvolgere tutti i soggetti in conflitto. La pace di tutti è quella che si fa con tutti. Il punto di Assael è che, con l'attacco di Hamas, i palestinesi vogliono lanciare un segnale forte: non si può raggiungere la pace passando sopra le loro teste. Questo tocca una verità cruciale. Oggi viviamo in un mondo in cui si cerca di semplificare problemi estremamente complessi, ma la realtà è che la vita è complessa e così lo sono anche i conflitti.

Intervistatore: Lei ha sottolineato l'importanza di considerare la complessità della vita e delle emozioni. Come si lega questo concetto alla situazione attuale in Medio Oriente?

Dott. Antonio Bruno: La complessità è la chiave per capire cosa sta accadendo. Ogni emozione che proviamo influenza il nostro modo di agire. Quando si tratta di conflitti, spesso le emozioni vengono trascurate in favore di una visione oggettivata della realtà. Tuttavia, è proprio nelle emozioni che risiede la comprensione profonda delle nostre azioni. Nel contesto attuale, con la crisi planetaria e i conflitti che si moltiplicano, dobbiamo tornare a connetterci con le nostre emozioni per comprendere meglio noi stessi e gli altri. Solo così possiamo cercare una via autentica per la pace.

Intervistatore: Parla spesso di "amore" come principio guida. Come si può applicare questo concetto in una situazione di guerra e tensione come quella in Israele e Gaza?

Dott. Antonio Bruno: L'amore è la massima emozione, e sebbene possa sembrare fuori luogo parlarne in un contesto di guerra, credo che sia fondamentale. Non parlo di un amore romantico o idealizzato, ma di un'etica complessa che include l'empatia, la comprensione e il rispetto per l'altro. In un momento in cui l'egoismo e la violenza sembrano prevalere, dobbiamo chiederci cosa ha portato l'umanità così lontano dalla felicità e dalla convivenza pacifica. È qui che l'amore entra in gioco, come forza che può ridefinire il nostro modo di abitare il pianeta, come suggerisce anche l'ecosofia.

Intervistatore: Assael nel suo articolo sottolinea come i palestinesi siano stati esclusi dai recenti processi di normalizzazione tra Israele e il mondo arabo. Qual è la sua opinione a riguardo?

Dott. Antonio Bruno: Credo che l'esclusione dei palestinesi dai tavoli di negoziazione sia una delle grandi tragedie di questo processo. Gli Accordi di Abramo, ad esempio, hanno rappresentato un importante passo avanti per la stabilità regionale, ma hanno anche lasciato fuori una parte significativa della popolazione coinvolta nel conflitto. Assael ha ragione quando dice che la pace non può essere costruita sopra le teste di chi combatte. Se non si riconosce la dignità e il diritto all'autodeterminazione dei palestinesi, non si potrà mai raggiungere una vera pace.

Intervistatore: In conclusione, cosa vorrebbe che i lettori portassero con sé da questa riflessione?

Dott. Antonio Bruno: Vorrei che riflettessero sull'importanza di comprendere la complessità e le emozioni umane. Viviamo in un mondo sempre più frammentato e polarizzato, eppure, come umanità, abbiamo la responsabilità di trovare un modo per vivere insieme, in armonia. La pace non può essere raggiunta con la forza o l'esclusione; richiede comprensione, empatia e soprattutto, l'inclusione di tutti.

 

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