Perdersi nell'infinito di un istante.(racconto)

 


Perdersi nell'infinito di un istante.

Era come se l'amore avesse la consistenza dell'aria, invisibile ma capace di entrare ovunque. Un amore che si avvolgeva attorno a loro come il vento che non sai da dove arriva, ma lo senti, e sai che è lì. Si era perso, profondamente, in quella sensazione. Non era corretta, certo, ma quel "profondevamente" sembrava spiegare meglio come lei gli fosse entrata sotto pelle, con una forza più grande delle parole.

Lui le aveva detto "addio per sempre" quella mattina, con la voce incrinata da un tremito che sapeva di menzogna. Sapeva che se le diceva "per sempre", voleva solo dire "torna presto". Ma non aveva importanza. In amore, le parole sono una trama sottile che si sgretola appena soffia il vento del cuore. E quel giorno, il vento soffiava forte.

Cercava in altre donne qualcosa che gli ricordasse lei, una traccia, un'ombra, un'eco. Ma nessuna ballava per lui a piedi nudi sotto le stelle, come faceva lei. Nessuna aveva quel sorriso sghembo che svelava l'universo intero in un solo attimo. Così continuava a sognare, a immaginare che da qualche parte, lei lo stesse ancora aspettando, con i piedi scalzi e il cielo negli occhi.

"Più di tutto mi ricordo il futuro," le aveva scritto una volta. Perché sì, non ricordava più il passato, non ricordava più nemmeno quando tutto fosse iniziato. C'era solo una sensazione che si proiettava avanti, oltre i giorni, oltre le notti. Lei era lì, nel futuro, come una promessa non ancora mantenuta.

Quando la vedeva, il mondo si faceva chiaro e buio insieme. I loro occhi si toccavano e in quel tocco c'era tutto: il giorno e la notte, il silenzio e il rumore. "Quando sto con te, mi sento completamente sicura," gli aveva detto una volta, e lui aveva capito in quell'istante che anche lui, finalmente, poteva smettere di fuggire.

Ma l'amore, come la gravità, attira e fa cadere. E lui cadeva, ogni volta che la vedeva, in un abisso profondo e dolcissimo. Non era una caduta che faceva paura, era una caduta che ti faceva sentire vivo, come se la terra, per una volta, non fosse un limite, ma una culla.

Eppure, lo sapeva, c'era sempre un giorno in cui il gran marchingegno dell'amore si inceppa. Tac. Senza nessuna ragione, senza preavviso, senza neanche un rumore. Un giorno ti svegli e ti accorgi che la favola che ti portavi addosso per anni non è più la tua. È lì, davanti a te, come un vestito che non ti entra più, che non ti appartiene più.

Si disse che forse bruciare all'inferno per i pensieri che faceva su di lei non sarebbe stato poi così male. Sarebbe stato solo un'altra forma di caduta. In fondo, era già caduto tante volte.

Forse, ha pensato, l'amore non ha un principio e nemmeno una fine. È solo un ciclo che si ripete, come un'onda che va e viene. Non si può afferrare, non si può fermare, ma lo senti quando ti avvolge. Così, mentre lei si allontanava lungo quella strada che conosceva a memoria, lui la guardò per un istante. Un solo, infinito istante. Perché perdersi nell'infinito di un istante era tutto quello che poteva fare. E forse, pensandoci, era anche abbastanza.

Antonio Bruno

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