Intervista al Dott. Antonio Bruno: “Il Primato dell'Osservatore”
Intervista al Dott. Antonio Bruno: “Il Primato dell'Osservatore
”
Intervistatore: Buongiorno, Dottor Bruno. È un
piacere averla qui con noi oggi. Vorrei partire subito con un concetto centrale
del suo pensiero, ovvero la visione che tutto sia fondato sulle relazioni
umane. Lei parla del denaro come simbolo dei bisogni, ma non il migliore.
Potrebbe spiegare meglio questa affermazione?
Dott.
Antonio Bruno: Grazie a
voi per l'invito. Il denaro, come molti altri simboli che utilizziamo
quotidianamente, è diventato una sorta di “realtà” separata dal suo significato
originario. Tuttavia, se andiamo oltre il simbolismo, scopriamo che il denaro
rappresenta in modo imperfetto i nostri bisogni, le nostre relazioni e,
soprattutto, la nostra interdipendenza come esseri umani. Sin dall’infanzia,
come nel caso delle cure materne, siamo parte di una rete di relazioni, senza
le quali non potremmo sopravvivere. Questo primato delle relazioni umane è
qualcosa che va ben oltre il mero scambio economico.
Intervistatore: Interessante. Quindi lei considera
l'attuale focus sulle transazioni economiche come una sorta di illusione, quasi
una deviazione dall’essenza della vita?
Dott.
Antonio Bruno:
Esattamente. La realtà del mondo moderno ci porta a pensare che tutto si riduca
a transazioni e numeri, ma questa è un'illusione. Le relazioni umane,
l’emotività e la connessione profonda tra le persone sono ciò che realmente
fonda la nostra esistenza. Maturana, il biologo cileno a cui mi ispiro, ci
invita a riflettere proprio su questo: il mondo non è semplicemente un insieme
di oggetti, ma qualcosa che l'osservatore co-crea con la propria esperienza. La
realtà è plasmata dall'osservatore e dalle sue relazioni.
Intervistatore: Questo ci porta a Maturana e alla
sua Biologia della Conoscenza, una parte fondamentale del suo approccio. Lei
afferma che la conoscenza non è una questione di oggettività, ma dipende
dall'osservatore. Può dirci di più su come questo si applica alla nostra vita
quotidiana?
Dott.
Antonio Bruno: Certamente.
Maturana sposta l'accento dalla “realtà oggettiva” alla centralità
dell’osservatore. Quello che vediamo, come lo interpretiamo, è in gran parte
una costruzione soggettiva. Questo significa che non esiste una “realtà”
indipendente dall’osservatore. Ecco perché, ad esempio, spesso non siamo
d’accordo su percezioni elementari, come se faccia caldo o freddo. Tutto ciò è
legato alla nostra esperienza soggettiva e al modo in cui interagiamo con il
mondo. Applicando questo alle organizzazioni o alle interazioni sociali, è
chiaro che ogni individuo, in un certo senso, costruisce la propria realtà e la
sua visione del mondo non può essere separata dalle relazioni che ha con gli
altri.
Intervistatore: Mi sembra una prospettiva che mette
in discussione molte delle convinzioni tradizionali. Maturana stesso, da quanto
ci dice, rifiutava persino termini come "affari" o
"negoziazione" perché li considerava artificiali. Cosa ci vuole dire
attraverso questo rifiuto?
Dott.
Antonio Bruno: Maturana
aveva una visione molto purista delle interazioni umane. Per lui, termini come
“affari” o “negoziazione” indicano qualcosa di forzato, imposto. Non
corrispondono alla naturalezza e alla spontaneità delle relazioni umane. Sono
strumenti di potere, che distorcono la nostra capacità di connetterci in modo
autentico con l'altro. Nel mondo delle organizzazioni, queste distorsioni spesso
creano ambienti disfunzionali, in cui il vero scopo delle relazioni, che
dovrebbe essere la collaborazione sincera, viene perso. Credo che riportare
l’attenzione sulle relazioni come fini e non come mezzi possa trasformare
profondamente il modo in cui viviamo e lavoriamo.
Intervistatore: Quindi, la tecnologia moderna e le
relazioni virtuali come si inseriscono in questo contesto? Continuano a
mantenere questa autenticità o rischiano di diventare un'ulteriore illusione?
Dott.
Antonio Bruno: La
tecnologia rappresenta un nuovo contesto in cui si svolgono le nostre
interazioni, ma il principio rimane lo stesso: le relazioni autentiche possono
esistere anche nel mondo virtuale, ma solo se non vengono ridotte a mere
transazioni. Anche dietro uno schermo, le dinamiche delle relazioni faccia a
faccia continuano a valere. Le emozioni, le aspettative e le comprensioni
reciproche sono sempre presenti, anche se mediate da un mezzo tecnologico. La
chiave è evitare che la tecnologia diventi un'ulteriore sovrastruttura che ci
allontana dalle nostre autentiche relazioni umane.
Intervistatore: Un’ultima domanda: come possiamo,
nel concreto, riportare questo “primato delle relazioni” nel mondo odierno,
così orientato verso il profitto e la competizione?
Dott.
Antonio Bruno: È un
processo complesso, ma credo che inizi con la consapevolezza. Riconoscere che
siamo tutti parte di un sistema interdipendente è il primo passo. Dobbiamo
educare le persone, specialmente nelle organizzazioni, a vedere le relazioni come
il cuore pulsante di ogni attività umana. In questo modo, potremo dare meno
importanza ai simboli astratti, come il denaro, e più valore alle connessioni
reali e profonde che ci uniscono. Quando ciò accade, il profitto diventa una
conseguenza naturale di un sistema relazionale sano, piuttosto che il fine
ultimo.
Intervistatore: Grazie, Dottor Bruno. Le sue
riflessioni sono estremamente stimolanti e ci lasciano molto su cui riflettere.
Dott.
Antonio Bruno: Grazie a
voi. È stato un piacere condividere queste idee.
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