Addio Marco (racconto)

 

Addio Marco

Lecce, con i suoi vicoli acciottolati e il profumo di pasticciotti caldi, faceva da sfondo a una storia che si stava sfaldando, come i colori sbiaditi dei palazzi antichi. Alessia, seduta in un bar di Piazza Sant'Oronzo, sorseggiava un caffè amaro. Il sole splendeva alto, eppure dentro di lei regnava un’oscurità che sembrava avvolgere tutto.

Quando Marco le aveva scritto per la prima volta, il suo entusiasmo l'aveva colpita. Era un uomo con un modo di scrivere appassionato, capace di scavare nei pensieri più reconditi. Ma ora, ogni lettera che riceveva sembrava un eco di un amore che stava per svanire. Le parole di lui la colpivano come sassate, e non riusciva a scrollarsi di dosso il dolore di una verità ineluttabile: si era sposata con un uomo che non la comprendeva.

“Te l’aveva detto tuo padre,” pensò, ricordando il suo volto preoccupato il giorno prima del matrimonio. “Ma la tua determinazione ti ha fatto procedere…” Non era mai stata così saggia come aveva pensato, e ora quel pensiero le si rovesciava addosso come un macigno.

A un tratto, il suo telefono vibrò sul tavolo. Era Marco. “Carissima Alessia, continua a scrivermi pure! Io sono qui!” La sua voce si faceva più forte dentro di lei, un richiamo che la stava risucchiando in un abisso di sentimenti contrastanti. Ma quando sentì il tono di distacco che si faceva sempre più netto, un groppo le si formò in gola.

“Sabato ti ho chiamata e mi hai detto che non vuoi parlare con me,” continuava lui. Alessia chiuse gli occhi, cercando di mettere ordine tra i pensieri. L’idea di non voler più sentire Marco si scontrava con il desiderio di rispondergli, di dirgli quanto fosse difficile lasciarlo andare.

Ma non poteva. “Lasciami perdere! Fai come mi hai scritto in tutti questi mesi…” Le parole di Marco le rimbombavano nella testa. Le sembrava di sentire il suo dispiacere, un dispiacere che lei stessa provava verso se stessa. Si sentiva intrappolata in una vita che non le apparteneva, dove il marito si godeva la sua libertà e lei rimaneva in un limbo di insoddisfazione.

La sua mente tornava a quella mattina, quando aveva ricevuto il messaggio di Marco. Ogni frase, ogni parola sembrava un appello alla sua anima, un tentativo di farla reagire. “Scrivi pure se ti va... ma che senso ha?” Ecco, questa era la verità. Che senso aveva continuare a scriversi quando le loro vite si erano allontanate così tanto?

Alessia decise di alzarsi, di lasciare il caffè e di affrontare la realtà. Sapeva che doveva dirgli addio. “Per il tuo e mio bene, mi rifugio dietro una mail automatica con scritto ‘Addio Marco’,” pensò, cercando di liberarsi da quel peso che si portava dentro.

E così, con il cuore che batteva forte, scrisse l’ultima email. “ADDIO MARCO!” In quel momento, un raggio di sole penetrò tra le nuvole sopra Lecce, come se la città stessa la stesse benedicendo in questo atto di liberazione. Non sapeva cosa le riservasse il futuro, ma era pronta a scoprire un nuovo inizio, lontano da quel passato che non le apparteneva più.

Commenti

Post popolari in questo blog

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Gli esami di Stato del 1976

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza