Raccontami!

 Raccontami!


Dico. La voce comincia a danzare nell'aria, e io, come un apprendista scrittore, seguo il suo ritmo, fermo parole sul foglio bianco. Ascolto quella voce, il suo timbro, le sue pause, i suoi respiri. La storia è tutta lì, sospesa in un momento senza tempo, come la vita di una donna innamorata, una donna che attende. Ogni attimo si carica di significato, di attese e di sussurri.

“Tu, che cosa faresti?” mi chiedi, e io ti dico che ognuno di noi è l'eccezione a una regola che non esiste. In sostanza, ti chiedo: è giusto fermarsi? È giusto rinunciare? E mentre ti guardo, mi rendo conto che, alla fine, non è tanto la questione di ciò che è giusto o sbagliato, ma di come la vita ci insegna a scegliere. Chi sceglie di perderti è perché non ha avuto il coraggio di viverti, e questa verità pesa come un macigno su un cuore innamorato.

Nel mio pensiero si insinua una riflessione: desiderare continuamente, poi finalmente non desiderare più, ma desiderare di desiderare. Un circolo vizioso, un labirinto di emozioni dove ci perdiamo, cercando risposte che spesso si celano dietro i nostri stessi desideri. “Ci sono centinaia di sentieri sulla montagna che portano tutti allo stesso posto,” penso. “Quindi non importa quale sentiero prendi. L’unica persona che perde tempo è quella che corre intorno alla montagna, dicendo a tutti che il suo sentiero è sbagliato.”

Le parole scorrono, come l’acqua di un fiume che si snoda tra le rocce. Una conversazione con le persone sogna e fa sognare. Nelle conversazioni e nella loro cultura c'è l'ultimo afflato di umanità rimasto al mondo. E io ti ascolto. Perché il grande amore arriva quando finalmente capisci che l’amore più grande della tua vita sei tu. È un incontro con te stesso, una danza intima tra fragilità e forza, tra vulnerabilità e coraggio. Da quale emozione generiamo l'incontro con gli altri? È un mistero affascinante, un gioco di specchi dove ogni riflesso racconta una storia.

Ci sono momenti in cui mi chiedo: Come parli con le persone che ti stanno vicino? E mi rispondo che in questo presente culturale ciò di cui abbiamo più bisogno sono persone che potenziano la trasformazione culturale in armonia relazionale. E la comunicazione? È tutto. Possiamo muoverci da uno spazio di rispetto e onestà, senza bisogno di pensare allo stesso modo. Riconoscendo e apprezzando la diversità, generiamo un punto di partenza per conversare. Balliamo insieme, ascoltiamo i nostri punti di incontro, i problemi e i conflitti. A quale scopo? Per risolverli, per trovare un accordo.

A volte, non è tanto la paura dell'altro o la paura della relazione che ci tiene lontani. È la paura di chi diventiamo noi nella relazione a farci fuggire. Sentirsi fragili, impotenti, inghiottiti da un legame profondo è una paura che ci consuma. Ma in questo turbinio di emozioni, ci viene in mente la figura di Wagner Dodge, quel caposquadra del corpo scelto dei vigili del fuoco. Quando si trovò davanti alle fiamme, non scappò come da protocollo. Gettò fiammiferi accesi tra l’erba, costruendo un fuoco di fuga. Non stava fuggendo; stava sperimentando un modo nuovo di affrontare la situazione.

E così, nella furia del momento, la vita ci offre sempre nuove possibilità. Possiamo ripensare, ristrutturare la nostra visione del mondo e le nostre relazioni. Come diceva Leopardi, “della lettura di un pezzo di vera poesia, in versi o in prosa, si può dir quello che di un sorriso diceva Sterne: aggiunge un filo alla tela brevissima della nostra vita.”

E io, in questo intreccio di parole e emozioni, comprendo che la vera storia d'amore inizia quando smettiamo di cercare l'amore negli altri e lo troviamo dentro di noi. Solo allora saremo pronti a incontrare l'altro, a danzare insieme nel silenzio e nel rumore, in un abbraccio che parla senza parole.

Antonio Bruno

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