Le Carte del Tempo


 Le Carte del Tempo


Una foto è un tuffo nel passato, un ponte di carta tra ciò che eravamo e ciò che siamo diventati. C'è l'odore di legno vecchio e mani ruvide che afferrano carte consunte, consumate dal tempo e dalle storie mai dette. È una sera d'inverno, e il mondo si stringe attorno a un tavolo, un piccolo universo di uomini stanchi ma vivi. Si siedono, silenziosi, e nel gesto lento di mescolare le carte si confondono i pensieri di una giornata pesante, fatta di mani sporche e schiene curve, di ore trascorse a costruire sogni altrui

Negli anni '60, la mia infanzia era un viaggio negli angoli delle osterie, i tavolini silenzio testimonianze di incontri serali. Osservavo gli uomini arrivare, uno ad uno, ancora con la fatica addosso, con la polvere del lavoro incastrata tra i capelli. Il sorriso era nascosto dietro un bicchiere di vino, e gli sguardi erano complici, persi tra il rosso e il verde delle carte napoletane. C'era una sacralità in quei momenti, una liturgia laica che sapeva di fumo, di chiacchiere spezzate e di piccole vittorie.

La Società operaia, come i bar, era una piccola isola di quiete, dove il rumore del mondo restava fuori, e dentro si parlava il linguaggio delle carte. Bastava un colpo sul tavolo, un gesto veloce, e tutto tornava ad avere senso. Forse non erano tanto le carte, quanto il loro ritrovarsi, notte dopo notte, a raccontare con i silenzi ciò che non sapevano dire

Gli uomini uscivano, anche quando le ossa urlavano il loro dolore, perché c'era qualcosa in quelle serate che nessuna stanchezza poteva cancellare. Erano parte di un tempo sospeso, un tempo che forse oggi non esiste più. Si davano appuntamento con la sera, quasi come se lì, attorno a quei tavolini, trovassero la forza di essere un po' meno soli.

Ed io, bambino spettatore di quelle serate infinite, imparavo il valore del silenzio e dell'attesa, capivo che ogni carta giocata era un frammento di vita condivisa. Non erano solo giochi, non erano solo mani che si incrociavano su un mazzo di carte: era il mondo, il loro mondo, che si ricostruiva notte dopo notte, tra una risata e una sigaretta.

Antonio Bruno

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