"Amarsi, Punto." (racconto)

"Amarsi, Punto."  


Mi ero sempre chiesto perché ci innamoriamo. Cioè, una vera risposta non ce l’ho, ma il fatto è che succede. Così, all’improvviso. Magari sei in fila al supermercato, o stai aspettando il bus. A un certo punto, ecco che arriva. Quell'istante in cui tutto si ferma. Non sai perché, ma ti prende, ti incasina. Non è una scelta, è una specie di destino, una cosa che accade e basta.

Lei l’ho incontrata in un bar, una mattina di quelle in cui ti sembra di non aver chiuso occhio. Era dietro al bancone, con quel sorriso che non sai se è vero o finto, ma ti colpisce lo stesso. Ho ordinato un caffè, e lei me l’ha servito con una battuta che non ricordo nemmeno. Ma era quel tipo di battuta che ti resta dentro, ti fa sentire meno solo.

Non avevo soldi, mica potevo permettermi grandi cose. Eppure, lei era lì. Senza giochi, senza finzioni. A un certo punto ho capito che non le interessava quanti soldi avevo in tasca o che macchina guidavo. Le importava di quello che ero, anche quando non ero sicuro di saperlo neanche io. E questo mi ha spaventato. Mi faceva sentire nudo, vulnerabile. Però allo stesso tempo mi faceva sentire vivo.

Ecco, forse è questo l'amore. È quella cosa che ti spaventa un po', che ti fa dubitare di tutto, ma che in fondo sai di aver bisogno. Mi faceva paura l'idea di amarla davvero, di lasciarmi andare. Però mi piaceva anche pensare che era lei quella giusta. Non perfetta, ma giusta per me. La guardavo e sapevo che non l’avrei mai cambiata, non ne avrei avuto il diritto né la forza. E nemmeno volevo. Lei era come era, e andava bene così. Perfetta nelle sue imperfezioni.

Poi ci sono stati quei momenti che non dimentichi. Lei che rideva di una cosa che avevo detto, io che la guardavo come se fosse la cosa più bella che avessi mai visto. Come quel giorno in cui, senza dire nulla, mi ha lasciato un cioccolatino accanto al caffè. O quella volta che eravamo per strada, e si è fermata a raccogliere un fiore per me. Queste cose piccole, semplici. Erano questi gesti che mi facevano capire che mi amava davvero, non perché voleva qualcosa da me, ma perché era quello che voleva fare. Senza esagerazioni, senza sceneggiate.

Lei non era il tipo da frasi fatte o grandi dichiarazioni. Non mi mandava lunghi messaggi d’amore, ma quando diceva "Sto arrivando", io lo sentivo vero. E c'era qualcosa di rassicurante in questo. Non mi lasciava nell’incertezza. Ero lì, seduto sul divano con il mio pigiama brutto e le patatine, e lei mi guardava come se fossi perfetto. Come se la mia goffaggine fosse una parte di me che amava, nonostante tutto.

Non cercavo più di essere qualcun altro. Lei mi vedeva esattamente per quello che ero. E io, per la prima volta, non cercavo di nascondermi o di fare finta. Non c'era più quella paura di essere scoperto, perché non c'era nulla da nascondere. E ho capito che l’amore è questo: essere nudi, vulnerabili, e non aver paura.

Alla fine, forse è questo che mi ha fatto innamorare di lei. Quella semplicità disarmante. Era la donna che mi voleva per quello che ero, non per quello che avrei potuto essere o fare. E anche se la vita è complicata, difficile, piena di cose che ci mettono alla prova, lei era lì. Non per cambiarla o cambiarci, ma per vivere, insieme, tutto quello che avremmo potuto essere.

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