"La dolce resa" (racconto)

 "La dolce resa"


Non devi cercare l'amore, non devi mendicarlo, perché quando lo fai è come se stessi implorando te stesso di riempire un vuoto che non si colmerà mai. L'amore non si cerca, si è. Come quando ti ritrovi nella baia di Torre dell'Orso, ei colori del tramonto si riflettono sulle onde, ti accorgi che l'amore è quella sensazione di appartenenza, quella certezza che, anche tra gli ombrelloni stretti e le palle da tennis che si rincorrono sulla battigia, c'è qualcosa che va oltre il caos. Qualcosa che non hai cercato, ma che ti ha trovato.

Te la ricordi l'estate in cui ci siamo persi, o forse trovati? C'erano i corpi che si mescolavano al sole e le risate che si perdevano nel vento, come se fossimo tutti parte di un'unica danza, inconsapevoli spettatori e protagonisti insieme. Ma tu, in quel momento, eri l'unico a sembrare immobile, come se l'universo ti aveva collocato in quel preciso istante per farmi capire che il treno sbagliato, a volte, porta al posto giusto.

Non importa cosa scrivo, non importa nemmeno cosa dico, perché alla fine, sono solo ciò che provi quando leggi le mie parole, o quando mi guardi mentre il mondo intorno a noi continua a muoversi. Io sono il riflesso dei tuoi sentimenti, delle tue paure, dei tuoi desideri. Sono quel vento che parla con le stelle, anche quando tutto sembra privo di logica, perché a volte ciò che non ha senso è ciò che dà significato.

Tutto ciò che è accaduto mi ha portato qui, davanti a te. Ogni singola esperienza, ogni errore, ogni parola non detta e ogni sogno infranto sono stati tasselli di un puzzle che solo ora riesco a vedere nella sua interezza. Nulla è stato inutile, nulla è stato sbagliato. Perché anche il treno più sbagliato ha la sua fermata, e forse quella fermata sei tu.

Non possiamo forzare una relazione, non possiamo chiedere amore come si chiede un bicchiere d'acqua quando si ha sete. L'amore, quello vero, non si chiede. Arriva quando meno te lo aspetti, come una brezza leggera in una giornata afosa. Se qualcuno non c'è, ha i suoi motivi, dobbiamo imparare ad accettare i "no" senza cercare di cambiarli, senza mendicare.

Chi siamo veramente? Siamo il risultato di tutte le storie che ci hanno attraversato, di ogni frase che abbiamo udito da bambini, di ogni carezza mancata e di ogni sorriso ricevuto. Siamo il frutto dell'intrecciarsi di vite e destini, di incontri e scontri. E raccontare queste storie, capirle, ci rende più forti, ci avvicina a chi siamo davvero.

Noi sappiamo cosa ci manca, anche quando facciamo finta di non saperlo. Sentiamo quel vuoto, lo riconosciamo nelle notti insonni, nei silenzi improvvisi, nelle valigie che abbiamo lasciato chiuse per troppo tempo.

Quella valigia, lasciala lì. Non andare via. Non girarti adesso. Restare è una scelta, una battaglia silenziosa contro la tentazione di fuggire. Credo nell'amore che non si spiega, che non ha bisogno di essere razionalizzato. Credo in quel verbo che coniuga il coraggio con il sentimento. Non andartene. Lascia che il mondo continui a girare intorno a noi, e tu, resta. Anche quando tutto sembra dire il contrario, anche quando sembra che non ci sia più niente da dire.

Resisti alla tentazione di battere il mondo, di dimostrare a te stesso di poter sopravvivere da solo. Perché la vera vittoria non è nella fuga, ma nel restare. E se resterai, ti accorgerai che la sconfitta che temi è in realtà una dolce resa. Non avrai nulla da digerire, perché quella sconfitta sarà l'inizio di qualcosa di nuovo.

Quindi, lascia la valigia e resta. Lascia che tutto ciò che siamo stati ci porti a ciò che possiamo essere, insieme.

Antonio Bruno 

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