Intervista al Dott. Antonio Bruno: L'inclinazione umana alla pace o alla violenza

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno: L'inclinazione umana alla pace o alla violenza


Intervistatore: Dott. Bruno, oggi vorrei approfondire una questione molto dibattuta: la specie umana è essenzialmente incline alla pacificazione o alla violenza? Alla luce delle recenti riflessioni e dei tragici eventi attuali, qual è il suo punto di vista?

Dott. Bruno: È una domanda cruciale, soprattutto in questo momento storico, e rispondere non è semplice. Viviamo in un mondo dove la violenza sembra essere una costante, con conflitti atroci che stravolgono la vita quotidiana. Tuttavia, la mia convinzione, supportata da vari studi, è che la violenza non sia l'essenza dell'essere umano. Humberto Maturana ci ricorda che il neonato nasce con fiducia, non con paura o aggressività. Questo implica che la natura umana, nel suo stato più puro, tende all'amore e alla cooperazione, non alla violenza.

Intervistatore: Quindi, secondo lei, l'aggressività non è un tratto innato dell'essere umano?

Dott. Bruno: Esattamente. Robin Grille, ad esempio, sottolinea che l'aggressività è un tratto evolutivo, ma non una predisposizione naturale alla violenza. È un meccanismo che, in passato, ha aiutato la nostra specie a sopravvivere. Oggi, però, la sfida è incanalare queste pulsioni verso fini costruttivi, come la cooperazione e la solidarietà. Se cresciamo i nostri figli in un ambiente di amore e fiducia, come suggerisce Maturana, è più probabile che diventino adulti pacifici e amorevoli.

Intervistatore: Questo sembra essere in contrasto con l'opinione diffusa secondo cui l'uomo sarebbe naturalmente incline alla violenza. Come si spiegano allora i conflitti e le guerre?

Dott. Bruno: Non possiamo negare che la storia umana sia segnata da conflitti, ma questo non significa che la violenza sia parte intrinseca del nostro DNA. È scientificamente errato affermare che la guerra sia geneticamente programmata nella nostra natura, come sostengono molti studiosi. L’uomo, come afferma anche Edgar Morin, è il risultato di un connubio tra biologia e cultura. Siamo esseri biologici, certo, ma è la nostra cultura che determina il modo in cui affrontiamo il mondo. La violenza, quindi, non è una necessità biologica, ma una risposta a fattori culturali e sociali.

Intervistatore: Eppure, gli eventi attuali, come quelli in Medio Oriente, sembrano suggerire che la violenza sia inevitabile. Cosa ne pensa?

Dott. Bruno: Ciò che vediamo oggi è una manifestazione di dinamiche politiche, sociali e culturali complesse. La violenza è spesso il frutto di frustrazioni accumulate, di leadership corrotte e di fallimenti nella diplomazia. Servirebbe un "Terzo per la Pace", una figura autorevole che possa mediare tra le parti. La mancanza di un mediatore internazionale credibile peggiora la situazione e ci fa pensare che la violenza sia l'unica strada. Ma non è così.

Intervistatore: È ottimista riguardo alla possibilità di un futuro più pacifico?

Dott. Bruno: Sì, lo sono. La storia ci mostra che, sebbene l'uomo sia capace di violenza, è anche capace di straordinarie opere di pace e cooperazione. Il nostro potenziale evolutivo è immenso, e la plasticità del cervello umano ci consente di adattarci e cambiare. La sfida è creare le condizioni culturali e sociali per un mondo più pacifico, educando le nuove generazioni al rispetto, alla comprensione reciproca e alla cooperazione.

Intervistatore: Grazie, Dott. Bruno, per le sue preziose riflessioni.

Dott. Bruno: Grazie a lei per l’opportunità di discutere un tema così importante.

 

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