La crisi ambientale e il neoliberismo: una visione sistemica

 


Humberto Maturana, celebre biologo e filosofo cileno, ha contribuito profondamente alla comprensione delle dinamiche della vita e della società, offrendo un quadro che intreccia la biologia della cognizione e le implicazioni per il nostro vivere quotidiano. Di fronte a questioni come il neoliberismo e la sostenibilità ambientale, è possibile attingere dalle sue idee per una riflessione critica e sistemica. In particolare, l'opera di Maturana ci invita a considerare come il nostro modo di conoscere e di organizzare le relazioni sociali influenzi il mondo che ci circonda.

La crisi ambientale e il neoliberismo: una visione sistemica

Il neoliberismo, con il suo radicamento nell'economia capitalistica, enfatizza il libero mercato e l'individualismo come strumenti per il progresso e la crescita economica. Tuttavia, come suggerito dall'economista Alessandro Penati, il sistema neoliberista non è in grado di affrontare efficacemente la sfida della sostenibilità ambientale. Questo perché, secondo Penati, “serve un massiccio intervento pubblico, finanziato col debito”, per garantire un futuro sostenibile. In altre parole, il libero mercato da solo non può risolvere la crisi ambientale, e lo Stato deve intervenire per evitare la perdita della nostra "casa comune", il Pianeta Terra.

Maturana ci aiuta a comprendere questo scenario, non tanto con una critica diretta al neoliberismo, quanto attraverso una profonda riflessione sul modo in cui costruiamo la nostra realtà e le nostre relazioni con il mondo naturale. Egli sottolinea che la nostra esperienza del mondo non è una rappresentazione oggettiva, ma piuttosto il prodotto di un processo continuo di co-creazione. Secondo Maturana, "viviamo in mondi che generiamo congiuntamente con gli altri" (Autopoiesis and Cognition, 1980). Ciò significa che il modo in cui organizziamo le nostre società e le nostre economie è il risultato di un processo di interazione tra individui e ambiente.

Il ruolo del neoliberismo nella distruzione dell’ambiente

Nel contesto della crisi ambientale, il neoliberismo non è solo una serie di politiche economiche, ma un modo di costruire il mondo che si basa sull’illusione che la crescita infinita possa essere sostenuta senza limiti ecologici. Questa visione ignora la necessità di un equilibrio tra ciò che gli esseri umani estraggono dall'ambiente e ciò che l'ambiente è in grado di rigenerare. Secondo Maturana, "ogni sistema vivente è chiuso operativamente, nel senso che è determinato dalle sue proprie operazioni" (The Tree of Knowledge, 1987). Il sistema economico neoliberista, nella sua spinta incessante verso la crescita e il profitto, non tiene conto dei limiti fisici e biologici del Pianeta. Questo disallineamento tra economia e ecologia minaccia di distruggere i sistemi naturali che supportano la vita.

L’approccio neoliberista alle risorse naturali può essere visto come una manifestazione di ciò che Maturana chiama "cultura della negazione", un'ideologia che nega l’interconnessione intrinseca tra gli esseri umani e la biosfera. In una tale cultura, "si vive nella menzogna, ignorando le conseguenze delle proprie azioni" (The Biology of Love, 1994). La crisi ambientale, quindi, non è solo un problema tecnico da risolvere con nuove tecnologie o politiche, ma una crisi di consapevolezza e di relazioni.

La necessità di un cambiamento sistemico

L’intervento di Penati richiama alla necessità di un'azione coordinata tra governi e imprese per invertire la rotta verso un futuro sostenibile. Ma Maturana ci invita a riflettere più a fondo: la sostenibilità non può essere raggiunta semplicemente modificando le politiche economiche. Piuttosto, è necessario un cambiamento radicale nel modo in cui vediamo noi stessi e il nostro posto nel mondo. "Se non cambiamo il nostro modo di vivere, la vita biologica della Terra potrebbe non essere in grado di continuare ad ospitarci" (Biology of Cognition, 1970).

Ciò che è fondamentale, secondo Maturana, è il riconoscimento dell'interdipendenza di tutti gli esseri viventi. La crisi ambientale è, in effetti, una crisi di relazioni spezzate tra gli esseri umani e la natura. Il neoliberismo, nel suo impulso verso il profitto e la competizione, ha eroso queste relazioni, trasformando il mondo naturale in un semplice oggetto di sfruttamento. Per salvaguardare l'ambiente "così come lo conosciamo noi", dobbiamo abbracciare una nuova visione di solidarietà e co-evoluzione, in cui le economie siano progettate per supportare la vita, piuttosto che per distruggerla.

Conclusione: La fine di un mondo o l'inizio di uno nuovo?

Il neoliberismo, secondo questa lettura maturaniana, rappresenta non solo una minaccia per l'ambiente, ma anche per la nostra stessa umanità. Senza un profondo cambiamento nella nostra comprensione del mondo e nelle nostre pratiche sociali, rischiamo di perdere non solo la "casa comune" di cui parla Penati, ma anche la possibilità di coesistere pacificamente con il mondo naturale. Come scrive Maturana, "ciò che cambia il corso della storia non è il potere o la violenza, ma la riflessione e la consapevolezza" (The Ethical Meaning of the Biology of Cognition, 1995).

Siamo quindi chiamati a riflettere profondamente su come vogliamo vivere in questo mondo e su quale tipo di eredità vogliamo lasciare alle generazioni future. La fine dell'ambiente come lo conosciamo non è inevitabile, ma dipende dalle scelte che facciamo ora, e dal modo in cui impariamo a vedere e agire nel mondo.

Antonio Bruno

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