Intervista al Dott. Antonio Bruno: Etica, ipocrisia e riflessione nella BioPraxis

 


Intervista al Dott. Antonio Bruno: Etica, ipocrisia e riflessione nella BioPraxis

Intervistatore: Buongiorno Dott. Bruno, grazie per essere con noi oggi. Vorrei partire da un concetto fondamentale: la BioPraxis, ovvero la prassi della vita umana che, come afferma, non può essere trasferita ad altri. Cosa intende esattamente con questa affermazione?

Dott. Antonio Bruno: Buongiorno, grazie a voi per l'invito. La BioPraxis è la dimensione individuale delle esperienze che ognuno di noi vive quotidianamente. Ciò significa che nessuno può davvero entrare nelle mie emozioni, nei miei pensieri o nelle mie azioni. Viviamo la nostra vita come un processo inarrestabile di esperienze uniche e non trasferibili. Questa visione ci porta a considerare l'importanza della nostra responsabilità personale e del nostro agire, perché nessun altro può vivere al nostro posto o cambiare ciò che noi stessi non decidiamo di cambiare.

Intervistatore: Parlando di cambiamento, lei ha citato Maturana, il quale sostiene che nessuno può cambiare un altro, ma possiamo cambiare noi stessi riflettendo. In che modo questo concetto si lega alla riflessione etica?

Dott. Antonio Bruno: La riflessione, secondo Maturana, non è un processo puramente razionale ma emotivo. Quando riflettiamo, siamo in grado di guardare alle nostre convinzioni da una certa distanza, di analizzarle e, se necessario, modificarle. Questa capacità di riflessione è cruciale nel cambiamento etico, perché ci consente di trasformare le emozioni che guidano il nostro comportamento. Riflettere significa domandarsi cosa vogliamo davvero, se ciò che diciamo di volere è realmente ciò che desideriamo. Solo attraverso questo processo possiamo scegliere consapevolmente il nostro corso d'azione, in armonia con la nostra natura umana e con l'idea di "biologia dell'amore" che Maturana descrive.

Intervistatore: Interessante, quindi la riflessione è centrale nella nostra capacità di vivere eticamente. Tuttavia, c'è un tema delicato che emerge nei suoi studi: l'ipocrisia. Come può un sistema sociale sopravvivere quando vi è ipocrisia nei suoi membri?

Dott. Antonio Bruno: Maturana ci aiuta a capire che l'ipocrisia è una condizione instabile ma tollerabile in un sistema sociale, a patto che questo continui a promuovere azioni di accoglienza reciproca tra gli individui. In altre parole, la sincerità non è indispensabile alla sopravvivenza immediata di un sistema sociale, ma è fondamentale per la sua stabilità a lungo termine. L'ipocrisia crea una contraddizione emotiva, e con il tempo questa contraddizione mina la salute emotiva dei membri del sistema. La sincerità, invece, sostiene l'equilibrio emotivo e quindi la stabilità del gruppo.

Intervistatore: Quindi, per preservare la stabilità del sistema sociale, dobbiamo puntare a un'etica sincera e non semplicemente ad azioni di facciata. Ma cosa succede quando gli individui preferiscono delegare le proprie responsabilità etiche a qualcosa di superiore, come lo Stato o la religione, anziché assumersi responsabilità dirette per gli altri?

Dott. Antonio Bruno: Questo è un punto molto importante. Maturana sottolinea come, spesso, gli esseri umani tendano a evitare di assumersi la responsabilità della vicinanza dell'altro. Proiettiamo la responsabilità su entità esterne, come la società o Dio, piuttosto che riconoscere che accettare l'altro è una nostra scelta personale. Questo tipo di etica, proposta da Maturana, è molto personale e individualistica, ma ha un impatto sociale straordinario. Se ogni individuo accettasse l'altro come una propria scelta e non come un'imposizione esterna, potremmo trasformare radicalmente le relazioni sociali.

Intervistatore: Questo tipo di etica sembra molto profonda e trasformativa. Ma come possiamo impararla? Come possiamo, come lei ha detto, "intellettualizzare" l'etica?

Dott. Antonio Bruno: Imparare l'etica, secondo Maturana, significa renderla consapevole, portarla sul piano cognitivo e razionalizzarla. Non è sufficiente parlare di etica in termini astratti o accademici, dobbiamo invece comprendere l'ontologia dell'etica, che ha come fondamento l'amore. Solo quando siamo consapevoli del perché agiamo eticamente, e non lo facciamo per obblighi esterni, possiamo effettivamente vivere un'etica autentica. L'etica non deve essere un "devi", ma un "io dovrei", una scelta consapevole che nasce da una riflessione profonda sul nostro ruolo e sulle nostre responsabilità verso gli altri.

Intervistatore: Un concetto davvero potente. Grazie, Dott. Bruno, per aver condiviso queste riflessioni. Penso che molti troveranno spunti preziosi su cui riflettere, soprattutto in un'epoca in cui spesso si cercano risposte esterne piuttosto che responsabilità interne.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi, è stato un piacere. Spero che queste idee possano stimolare una riflessione profonda su ciò che significa vivere e agire eticamente nella nostra società.

Intervistatore: Sicuramente lo faranno. Grazie ancora e buona giornata.

Dott. Antonio Bruno: Grazie, buona giornata a voi.

 

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