Siamo Tutti Responsabili: La Guerra in Medio Oriente e la Nostra Partecipazione nel Mondo che Generiamo

 

Siamo Tutti Responsabili: La Guerra in Medio Oriente e la Nostra Partecipazione nel Mondo che Generiamo

di Antonio Bruno


Per comprendere quanto accade oggi in Medio Oriente, è fondamentale partire da una consapevolezza profonda sulla nostra stessa esistenza, così come insegnato da Humberto Maturana. Secondo Maturana, “Noi esseri umani siamo sistemi autopoietici, capacità di auto-generarsi e di vivere grazie a un ambiente che ci sostiene” ( Biologia della cognizione , 1970). La nostra umanità non esiste nel vuoto; esiste grazie alla nostra interazione con l'ambiente sociale e biologico in cui ci troviamo. Se oggi assistiamo alla guerra tra Israele e Palestina, dobbiamo capire che non siamo estranei a questa realtà, ma ne siamo parte, in quanto esseri viventi capaci di generare e abitare mondi.

Come sostiene Maturana, “La realtà che viviamo non è indipendente da noi, ma è generata dalla nostra stessa storia” ( L'albero della conoscenza , 1987). Ciò significa che ogni conflitto, ogni atto di violenza, ogni guerra che si verifica nel nostro mondo, è in parte il frutto delle relazioni e dei sistemi che abbiamo costruito insieme. Nel caso del conflitto tra Israele e Palestina, non possiamo semplicemente osservare come spettatori esterni: siamo tutti responsabili, poiché abbiamo partecipazione, direttamente o condotta, alla creazione di quelle condizioni storiche, sociali e politiche che rendono possibile la guerra.

La riflessione di Lucia Annunziata, riportata nel suo articolo del 9 ottobre 2023, conferma questa idea quando afferma che “Stiamo rapidamente precipitando verso un ignoto luogo in cui il mondo come lo conosciamo è in via di dissoluzione” . Questa frase, seppur pessimista, segnala che il modello di competizione e violenza su cui si basa la nostra società sta per crollare. È lo stesso sistema che, come sottolinea Maturana, si autoalimenta di narrazioni che giustificano la guerra come mezzo per acquisire e difendere risorse percepite come scarse.

La radice di questo conflitto, come di molti altri, risiede nel nostro modo di costruire il mondo: “La realtà sociale che viviamo è costruita nel linguaggio. Siamo esseri linguistici, e il linguaggio non solo descrive la realtà, ma la crea” ( La biologia del linguaggio , 1988). La violenza che vediamo non è solo un fatto esterno, ma nasce dalle nostre interazioni, dal linguaggio che usiamo per giustificare la violenza stessa. Se il linguaggio costruisce mondi, allora siamo noi che, con le nostre parole e azioni, generiamo mondi di pace o di guerra.

Un altro aspetto essenziale, secondo Maturana, è che “Il vivere umano avviene nella cooperazione, non nella competizione” ( L’origine dell’umanità nella biologia dell’amore , 1998). Questo è esattamente il contrario di ciò che accade oggi in Medio Oriente, dove la competizione per il controllo del territorio e delle risorse ha portato a una spirale di violenza senza fine. Siamo tutti responsabili di questo, perché abbiamo accettato, o addirittura promosso, una visione del mondo basata sulla competizione piuttosto che sulla cooperazione.

Infine, Maturana ci ricorda che “Siamo responsabili delle conseguenze delle nostre azioni perché siamo noi a generare i mondi in cui viviamo” ( Transforming the World: A Biological Perspective , 2001). Se vogliamo un mondo diverso, dobbiamo iniziare a cambiare il modo in cui viviamo, considerare e interagire con gli altri. Non possiamo semplicemente condannare la violenza di Hamas o la risposta di Israele senza riconoscere che siamo parte di questo sistema più ampio, un sistema che abbiamo contribuito a creare.

In conclusione, come suggerisce Maturana, il cambiamento inizia da noi. Siamo tutti responsabili della guerra tra Israele e Palestina, così come siamo responsabili di ogni conflitto che affligge il nostro mondo. Se vogliamo un mondo di pace, dobbiamo essere disposti a trasformare non solo le nostre azioni, ma anche il nostro modo di pensare e vivere. “La pace non è solo l'assenza di guerra, ma la presenza di amore e rispetto reciproco” ( Biologia dell'amore , 1996).

Antonio Bruno

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