Dalla Parrocchia di don Giuseppe a responsabile diocesano del Movimento Studenti di Azione Cattolica


Negli anni ‘70 la Diocesi di Lecce organizzava presso l’Oasi di Roca dei campi scuola per i giovani. Don Giuseppe ci chiamò per proporci di partecipare a questa iniziativa. Io accettai non sapendo bene che cosa si sarebbe fatto in quei giorni d’estate, ma siccome sono curioso, ci andai lo stesso. Dei contenuti delle relazioni che si tennero non ricordo nulla, ricordo però il clima che si creò tra noi in quei giorni.
Stavamo assieme e siccome provenivamo da tutti i Comuni della diocesi c’era l’occasione di conoscere diversi modi di vedere e di affrontare la vita.
Mi pare che la prima volta che ci andai fu proprio nel 1972, avevo 15 anni, fu una bella esperienza che ebbe come epilogo una messa in cui tutti ci mettemmo a piangere perché quell’incantesimo creatosi in quei giorni sapevamo che era un momento unico ed irripetibile.
Nei campi scuola ritornai nei cinque anni che seguirono e sino al 1977. L’invito mi proveniva direttamente dai ragazzi delle altre parrocchie al punto che volevano che ci andassi anche se don Giuseppe non mi avesse segnalato. E così fu, io oramai ci andavo autonomamente, su invito diretto del gruppo diocesano. Intanto nell’avvicendamento dei sacerdoti che erano responsabili diocesani dei giovani arrivò don Franco Frassanito un prete che mi prese a cuore.  
Con lui parlavamo di tutto, una persona speciale che vedeva il Mondo in modo speciale e che con me aveva un rapporto confidenziale, più che un prete per me era un amico, uno di noi.
Quando facevo l’ultimo anno delle superiori don Franco mi propose di ricoprire l’incarico di responsabile diocesano del Movimento studenti di Azione Cattolica. Io accettai e tante volte ci siamo visti in Via Santa Venera con don Franco e con le ragazze ed i ragazzi che facevano parte del gruppo.
Adesso che ci penso la mia esperienza in Parrocchia a San Cesario e nell’Azione Cattolica Diocesana è durata appena cinque anni perché arrivarono gli studi universitari che mi spostarono per tutta la settimana a Bari e che mi fecero fare nuove amicizie che mi allontanarono pian pianino da San Cesario.
In pratica sono stato assiduo frequentatore della parrocchia di don Giuseppe dal 1971 al 1976 e ho continuato la mia esperienza nella diocesi di Lecce sino al 1978, precisamente sino all’estate del 1978. Poi semplicemente mi allontanai, arrivò un momento che capii che era finita, che quel periodo della mia vita si era concluso, che era terminata perché c’erano altre suggestioni che provenivano da altri Mondi da esplorare.   

Quando finisce un periodo della mia vita, anche molto significativo, accade che io lo realizzi in un attimo. Anche quest’anno mi è accaduta la stessa cosa con un’altro periodo della mia vita che è stato significativo per me.
Mi accade che un giorno, senza particolari preavvisi, io mi senta completamente estraneo a quel clima, a quelle persone e a quel periodo della mia vita. Estraneo, distaccato, senza più interesse. E accade che io ne esca per sempre, senza più far ritorno sui miei passi.
Non incontrai più nemmeno don Franco Frassanito, mi allontanai dalla diocesi senza dare una spiegazione, senza sentire mai di doverci andare nemmeno per salutare, senza nostalgie né rimpianti. Era proprio finita.
C’era tutto un Mondo che si materializzava in Via Santa Venera, c’erano ragazzi e ragazze, c’erano i preti, il vescovo e poi gli adulti, un Mondo di cui facevo parte, che sentivo fosse il mio Mondo.
Poi quel Mondo non lo sentivo più mio, ero proiettato in un'altra dimensione che mi assorbiva completamente e che era più stimolante. Ecco che, in conseguenza, c’è stata dentro di me la caduta dell’interesse per quel periodo, per essere più preciso in me accadde l’indifferenza per quel periodo del processo. Non è questione di contenuti, la questione vera è che io non condividevo più l’esperienza di quel periodo. Il processo però continua iniziando un nuovo periodo.
Per processo intendo il modo in cui si svolgono le cose ovvero la successione di fatti e fenomeni, organicamente legati tra loro, che determinano e costituiscono la mia esperienza.
Giunge un tempo in cui io salto in un'altro periodo del processo, un nuovo svolgimento delle cose che prende le mosse dal periodo precedente ma che, allo stesso tempo, se ne allontana per dare luogo a una nuova successione di fatti e fenomeni, per dare vita a un nuovo periodo.
In pratica oggi sono nell’unico processo che ha nella successione dei fatti il periodo della mia vita nell’Azione Cattolica diocesana ed oggi, questo periodo del processo, costituisce una delle mie esperienze.


Antonio Bruno

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