ORONZO MARGIOTTA… NEL SEGNO DEL RINNOVAMENTO



Nato il 26 maggio 1929, a San Cesario, da una coppia di operosi contadini, dopo la prima fanciullezza entra a undici anni (1940) nel seminario di Lecce. Successivamente, a Molfetta, gli anni del Liceo e quelli degli studi teologici chiariscono e determinano la sua vocazione sacerdotale. Il 13 luglio 1952, è ordinato sacerdote nella cattedrale di Lecce da mons. Francesco Minerva che lo lascia in San Cesario in aiuto del carismatico, ma troppo anziano parroco, l’ottantenne mons. Francesco Carlà. Leggendo gli scritti di don Oronzo notiamo come egli sia consapevole di fare il parroco in un periodo di mutamenti epocali sia nella storia della Chiesa che vive l’evento del Concilio Ecumenico Vaticano II, sia nella società italiana meridionale con l’espansione dell’industrializzazione, l’abbandono delle campagne, l’emigrazione e l’invadenza prepotente della televisione. “Il Pontificato di Papa Giovanni”, scrive don Oronzo in occasione del suo venticinquesimo di ordinazione sacerdotale “in un periodo in cui il mondo, dopo il cataclisma della seconda guerra mondiale si stava dando un nuovo volto, è solo l’inizio di una rivoluzione globale e di un capovolgimento totale cui la Chiesa, che vive nel mondo ed è fatta per gli uomini di questo mondo, non poteva non sottrarsi”. Più volte don Oronzo tornerà con le sue riflessioni, nel corso degli anni, su questo tema. In esse si avverte quanto sentisse il peso della responsabilità di gestire e fronteggiare i “capovolgimenti totali dell’epoca”.
Don Oronzo segue con passione le novità conciliari e ne diffonde i documenti nei gruppi parrocchiali e nelle omelie. Invita esperti ad illustrarne i contenuti. Dimostra disponibilità ai cambiamenti assumendoli come stile di vita e difendendoli energicamente da chi vede in essi non un modo nuovo di vivere la fede, ma, in rottura con la tradizione, pericolose forme di deviazioni dottrinarie. D’altra parte manifesta prudenza, soprattutto, nei confronti di chi vorrebbe andare oltre le aperture conciliari, lasciandosi affascinare dalle suggestive radicalità di cui pullula il dibattito di quegli anni postconciliari. E quando l’impeto del sessantotto metterà in discussione tutte le autorità, compresa la sua, don Oronzo fronteggerà pazientemente e con discrezione ogni contestazione senza, tuttavia, venire mai meno al suo compito di guida e pastore, capace di ascoltare sino in fondo le motivazioni di tutti, esercitando così quello spirito di dialogo che era l’indicazione di fondo del Concilio. Prendere coscienza degli enormi cambiamenti verificatisi in pochi anni, leggere i segni dei tempi ed agire di conseguenza: ecco la direttiva che don Oronzo accoglie dal Magistero di quegli anni e alla quale impronta i suoi comportamenti, la sua vita e la sua pastorale. Sarà lo spirito che pervade il mensile “Noi Comunità” che egli fonda nel 1971 con l’aiuto preziosissimo del suo Vice, don Giovanni Buttazzo che in modo indefesso e con totale dedizione a San Cesario aveva portato “le primizie del suo Sacerdozio e l’entusiasmo della presa di coscienza delle responsabilità per il cambiamento della società soprattutto da parte dei giovani”. La totale fedeltà alle leggi della Chiesa si accompagnava a quella delle leggi dello Stato. Agire sempre nel rispetto delle regole gli dava serenità. Si misurava esclusivamente su quello che riusciva a realizzare per la comunità che gli era stata affidata e per la Chiesa che serviva. Sempre, fino alle dimissioni da parroco e alla morte che lo colse il 5 agosto del 2002.


 Ottorino Forcignanò

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