Il Sogno in Tasca

Il Sogno in Tasca



Quando penso al cellulare, non posso fare a meno di ricordare i miei vent’anni, quando ogni gesto quotidiano richiedeva uno sforzo immenso, e i sogni di un futuro più semplice sembravano lontani anni luce. Oggi ho tutto a portata di mano: posso cercare un’informazione, ottenere indicazioni, tradurre una frase, scattare una foto, parlare con chiunque, scrivere. Insomma, riesco a fare qualunque cosa, ovunque mi trovi. Per me, è quanto di più utile ci sia.

Eppure, ogni tanto arriva qualcuno con il solito pippone su come questo strumento, che ci facilita la vita, ci stia in realtà togliendo qualcosa. Ci diminuisce, dicono, ci rende dipendenti. Ma io non la vedo così. Il cellulare è una benedizione, fa tutto quello che avrei voluto avere quando ero giovane e non potevo farlo.

Mi ricordo bene: era il 1976, e dovevo svegliarmi all’alba per prendere il rapido da Lecce alle 6 del mattino, per riuscire ad arrivare in tempo all’università di Bari. Sognavo che qualcuno potesse riprendere la lezione per me, in modo che potessi seguirla con calma, magari senza quella stanchezza che mi annebbiava la testa dopo il viaggio. Ecco, oggi chiunque può fare una diretta con il cellulare, e io potrei seguire quella lezione da qualunque posto. Il libro dei miei sogni, allora, è diventato realtà: si chiama cellulare.

A 19 anni non potevo nemmeno immaginare che sarebbe stato possibile inventare qualcosa di simile, ma trovo davvero encomiabile chi quel sogno l’ha realizzato. Non lo considero una punizione, tutt’altro. Anzi, quando guardo questo piccolo oggetto che porto sempre con me, non posso che sentire gratitudine. Perché non è solo uno strumento, è la realizzazione di quel desiderio di semplicità e comodità che sembrava irraggiungibile.

Sì, lo so, c’è chi parla di dipendenza, di alienazione, ma io lo vedo diversamente. Il cellulare non ci toglie nulla, semmai ci dà qualcosa che abbiamo sempre cercato: tempo, facilità, accesso a infinite possibilità. E se ogni tanto mi fermo a pensarci, mi sembra quasi un miracolo che una cosa così piccola possa fare tanto.

Buona riflessione.

Antonio Bruno

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