Intervista al Dott. Antonio Bruno su come creare una società veramente inclusiva

 Intervista al Dott. Antonio Bruno su come creare una società veramente inclusiva


Intervistatore: Dott. Bruno, lei ha raccontato un'esperienza molto intensa legata a una mostra che visitò Humberto Maturana nel 1955 in Inghilterra. Ha menzionato un momento particolarmente significativo in cui un amico cileno di Maturana fece una riflessione scioccante, ma che le fu rivelatrice. Può spiegare meglio cosa provò e quale impatto ebbe su di lei?

Dott. Antonio Bruno: Certamente. Quell'episodio mi colpì profondamente. L'amico di Maturana, vedendo la mostra che raffigurava la distruzione di Hiroshima, espresse un pensiero che inizialmente lasciò senza parole senza parole Maturana e che colpì molto anche me: disse che non gli importava delle centinaia di migliaia di morti in Giappone. Quel commento, sebbene brutalmente onesto, mi fece riflettere sulla natura dell'empatia e sulla distanza emotiva che spesso ci separa dagli "altri". Realizzai che la nostra capacità di preoccuparci per gli altri dipende dalla nostra capacità di riconoscerli come parte del nostro mondo. Se non riusciamo a farlo, diventa difficile preoccuparsi per le loro sofferenze. L'episodio mi fece capire che l'etica non si basa solo sulla razionalità, ma soprattutto sulle emozioni.

Intervistatore: Quindi lei sostiene che l'etica ha più a che fare con il sentimento che con la ragione? È una prospettiva interessante.

Dott. Antonio Bruno: Sì, è esattamente così. Quell'episodio mi fece comprendere quanto la ragione da sola non sia sufficiente a farci agire eticamente. L'onestà dell'amico di Maturana, per quanto sconvolgente, mi ha rivelato una verità fondamentale: la nostra capacità di agire eticamente deriva dalla nostra abilità di integrare l'altro nel nostro mondo, di riconoscere la sua esistenza e legittimità. Quando riusciamo a farlo, possiamo davvero preoccuparci delle conseguenze delle nostre azioni su di loro. Altrimenti, come nel caso dell'amico di Maturana, la sofferenza altrui rimane astratta e distante. Questo è il motivo per cui abbiamo bisogno di creare sistemi legali e sociali che ci aiutino a vedere tutti gli esseri umani come legittimi e degni di considerazione.

Intervistatore: Mi sembra che questo abbia anche una connessione con il concetto di "riformulazione dell'esperienza" di cui ha parlato. Può spiegarci meglio cosa intende con questo?

Dott. Antonio Bruno: Certo, la riformulazione dell'esperienza è un processo attraverso il quale cerchiamo di dare un senso a ciò che viviamo, cercando di far accettare la nostra interpretazione a chi ci sta di fronte. Prenda l'esempio della sensazione di nausea. Se qualcuno mi dice di sentirsi male e io rispondo che potrebbe aver mangiato qualcosa di indigesto, questa è la mia riformulazione dell'esperienza. Se l'altro accetta la mia spiegazione, la questione si chiude lì. Ma se mi dice "No, ho mangiato le stesse cose che hai mangiato tu, e tu non stai male", allora devo proporre una nuova riformulazione, come "Forse sei stressato per qualcosa che devi affrontare nei prossimi giorni". La spiegazione diventa valida solo quando viene accettata. È un processo che riguarda la costruzione di significato, ed è in qualche modo simile a come costruiamo il nostro rapporto con l'etica e con l'altro.

Intervistatore: Quindi, la spiegazione, o meglio la riformulazione, è una forma di mediazione tra la nostra percezione e l'accettazione dell'altro?

Dott. Antonio Bruno: Esattamente. La riformulazione dell'esperienza diventa una spiegazione solo quando è accettata dall'altro. Questo è cruciale non solo nelle interazioni personali, ma anche nelle relazioni più ampie, come quelle sociali ed etiche. Non possiamo imporre la nostra visione del mondo agli altri senza che loro la accettino. Questo principio si estende anche all'etica: l'idea di ciò che è giusto o sbagliato deve essere compresa e condivisa per poter funzionare. Non possiamo semplicemente dire alle persone cosa devono pensare o sentire, dobbiamo creare un contesto in cui possano capire e accettare queste idee.

Intervistatore: È un concetto che sembra avere implicazioni molto ampie, anche a livello sociale e politico.

Dott. Antonio Bruno: Assolutamente. Infatti, credo che uno dei grandi compiti delle società moderne sia proprio quello di creare spazi di dialogo dove le diverse esperienze possano essere riformulate e accettate da tutti. Questo è fondamentale per costruire una convivenza pacifica e per affrontare questioni etiche complesse. Bisogna andare oltre l'idea che la ragione da sola possa risolvere tutto; serve un'integrazione tra la sfera emotiva e quella razionale per creare una società veramente inclusiva.

Intervistatore: Grazie mille, Dott. Bruno, per questa riflessione così profonda.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a lei per l'interesse.



Commenti

Post popolari in questo blog

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Gli esami di Stato del 1976

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza