Intervista al Dott. Antonio Bruno sullo “stare col fiato sul collo” del POTERE

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno sullo “stare col fiato sul collo” del POTERE


Giornalista: Dott. Bruno, oggi discutiamo di una tematica importante legata alla democrazia e al concetto di “massimalismo” nel contesto politico. Partendo dall'articolo della Prof.ssa Nadia Urbinati, cosa pensa dell'idea che “stare col fiato sul collo” sia una forma di violenza?

Dott. Antonio Bruno: Trovo che l’osservazione della Prof.ssa Urbinati sia estremamente interessante. L'espressione “stare col fiato sul collo”, come ha spiegato, implica una costante pressione e critica verso chi ha il potere. Nel nostro contesto politico e sociale, questa pressione è spesso giustificata come un modo per mantenere la responsabilità dei governanti, ma c'è il rischio che diventi una forma di violenza psicologica e coercitiva. Personalmente, credo che questo atteggiamento crei un clima di sfiducia e ostilità che non favorisce un dialogo costruttivo.

Giornalista: Quindi, secondo lei, cosa si dovrebbe fare invece di esercitare questa pressione continua?

Dott. Antonio Bruno: Credo che dovremmo promuovere una cultura del rispetto e della cooperazione tra le parti politiche. Coloro che vengono eletti hanno il compito di lavorare per il bene comune, e il nostro ruolo come cittadini dovrebbe essere quello di sostenere e criticare in maniera costruttiva, non solo di cercare il confronto per il confronto. In fondo, l’obiettivo principale di ogni governo dovrebbe essere migliorare la vita dei cittadini e non alimentare conflitti e divisioni.

Giornalista: L'articolo della Prof.ssa Urbinati accenna al fatto che il governo attuale venga raramente definito “massimalista”, mentre l'opposizione viene spesso etichettata così. Come interpreta questa disparità?

Dott. Antonio Bruno: Questa è una riflessione molto acuta. Il termine “massimalista” è spesso usato in modo improprio. Viene attribuito a chi si oppone con fermezza alle politiche del governo, ma raramente si considera che anche chi governa può essere massimalista, imponendo una visione unilaterale e dogmatica. Il governo dovrebbe mantenere un equilibrio tra la propria azione e il rispetto delle regole democratiche, come la nostra Costituzione prevede, garantendo che ogni parte abbia voce, inclusa l’opposizione.

Giornalista: A proposito di Costituzione, Urbinati cita Elly Schlein, che ha ricordato l’impegno che comporta definirsi “democratici” in linea con la Costituzione. Quanto è importante oggi difendere questi principi?

Dott. Antonio Bruno: È fondamentale. La nostra Costituzione non è solo un insieme di regole e procedure, ma un vero e proprio modello di convivenza civile che promuove l’eguaglianza, la libertà e la dignità di ogni cittadino. Questi principi devono essere il faro per chi governa, altrimenti si rischia di trasformare la democrazia in un mero esercizio di potere della maggioranza senza tenere conto delle esigenze e dei diritti di tutti.

Giornalista: In conclusione, cosa significa per lei il concetto di democrazia “decidente” di cui parla la Prof.ssa Urbinati?

Dott. Antonio Bruno: La democrazia “decidente” di cui parla la Prof.ssa Urbinati si riferisce a una forma di democrazia dove il governo non è soggetto a pressioni costanti durante il mandato. Se da una parte questo modello potrebbe sembrare efficiente, dall’altra comporta il rischio di isolare la maggioranza dal dialogo democratico continuo. La vera democrazia si basa sulla partecipazione attiva e sul confronto costante tra tutte le parti, non solo durante le elezioni. Solo così si può garantire un equilibrio e una gestione del potere che sia davvero al servizio dei cittadini.

Giornalista: Grazie per il suo tempo e per le sue riflessioni, Dott. Bruno.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi.

 

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