"Il Limbo tra Amicizia e Amore" (racconto)
"Il Limbo tra Amicizia e Amore"
Era una di quelle mattine in cui ti svegli con la sensazione che il mondo ti
stia aspettando. La luce entrava dalla finestra e io ero già con la testa piena
di pensieri. Ero ancora a letto, ma la mente era già oltre, avanti, verso il
caffè, il traffico, la giornata. Poi mi è tornata in mente quella conversazione
che avevo avuto con Alice la sera prima.
"Guarda che non esiste l’amicizia tra uomo e donna, non funziona
così", le avevo detto.
Lei aveva riso, di quel riso che ti manda fuori strada. "Tu sei sempre
il solito", mi aveva risposto.
"Non è questione di essere solito o diverso. È biologia, è come
funziona il mondo." Mi sentivo quasi in dovere di spiegarglielo, anche se
sapevo che non sarebbe cambiato nulla. Alice non crede mai a nulla se non se lo
costruisce da sola, pezzo dopo pezzo.
"Non è vero", aveva insistito, con la solita dolce ostinazione.
"Ho un sacco di amici maschi e non c’è niente di più."
"Non c’è niente di più per te", le avevo risposto, cercando di
essere più chiaro possibile. "Ma per loro? Sei davvero sicura che nessuno
di loro abbia mai pensato a te in quel modo?"
Alice mi aveva guardato con quel suo sorriso un po' sarcastico, che mi piace
da impazzire, ma che ogni volta mi fa sentire come un ragazzino davanti a un
professore che sa tutto. "Sì, sono sicura."
E lì c’era stato un silenzio. Quei silenzi che non sono vuoti, ma pieni di
cose non dette. Io la guardavo e pensavo a tutte le volte che avevamo riso
insieme, a tutte le volte che avevo sentito una fitta allo stomaco quando le
nostre mani si sfioravano per caso. Quello era il punto: lei non se ne rendeva
conto, ma io sì. E forse anche i suoi amici, quelli che diceva di avere. Loro
stavano aspettando. Sempre.
"Guarda, tu credi che sia tutto possibile, amicizia, amore, sesso,
senza complicazioni. Ma non è così. Gli uomini non funzionano così. Non possono
essere amici di una donna che trovano attraente."
Lei aveva sospirato, come se fossi io quello che non capiva. "Ma tu e
io siamo amici."
Lì mi ero bloccato. Amici. Sì, amici. Ma c’era quella parola che rimbombava
nella mia testa come un tamburo. Perché tra noi c’era sempre stata una specie
di tensione, qualcosa che non riuscivo mai a definire bene. Amicizia, sì, ma
anche altro, nascosto sotto ogni risata, ogni parola. Ero sicuro che anche lei,
da qualche parte, lo sapesse.
"Forse è così", avevo detto infine, "ma non dura. A un certo
punto, uno dei due vuole qualcosa di più."
Alice aveva scosso la testa. "Non so, forse sei tu che hai un’idea troppo
limitata dell’amicizia."
Mi era venuto da ridere. "No, forse sei tu che non vuoi vedere le cose
per come stanno davvero."
La discussione era finita lì. Non perché avessimo trovato un accordo, ma
perché era una di quelle conversazioni che ti lasciano solo con più domande di
quante ne avessi all’inizio. Ma una cosa era chiara, almeno per me: ero
innamorato di Alice. E forse, da qualche parte, anche lei lo era di me, ma non
lo sapeva ancora. O forse lo sapeva e non voleva ammetterlo, nemmeno a se stessa.
Mentre mi rigiravo nel letto quella mattina, con il sole che illuminava la
stanza, ho capito che dovevo fare qualcosa. Perché non si può rimanere in
equilibrio per sempre, in quel limbo tra amicizia e amore. A un certo punto
bisogna scegliere da che parte stare.
Antonio Bruno
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