Intervista al Dott. Antonio Bruno: Sud, il suo rapporto con il Nord e la questione del "rimorchio”

 Intervista al Dott. Antonio Bruno: Sud, il suo rapporto con il Nord e la questione del "rimorchio”


Intervistatore: Buongiorno, Dott. Bruno. Nel suo ultimo scritto, lei parla di una questione che affligge il Sud Italia da decenni: il suo rapporto con il Nord e la questione del "rimorchio". Può spiegare meglio cosa intende con questa metafora?

Dott. Antonio Bruno: Certamente. Quando parlo del Sud come "a rimorchio" del Nord, mi riferisco all'idea che il nostro Mezzogiorno sia stato trattato, politicamente ed economicamente, come una zona di secondaria importanza. Le decisioni cruciali, quelle che avrebbero potuto stimolare lo sviluppo del Sud, sono state spesso prese con la speranza che il Nord, con la sua "locomotiva", trainasse automaticamente il resto del Paese. Questo approccio ha fallito, e oggi vediamo chiaramente le conseguenze di questa miopia politica.

Intervistatore: Lei fa riferimento a una "legge sistemica". Di cosa si tratta e come si applica al contesto italiano?

Dott. Antonio Bruno: Mi ispiro alla teoria sistemica di Humberto Maturana. La "legge sistemica" afferma che quando una comunità, come quella italiana, conserva determinate configurazioni di relazioni - in questo caso tra Nord e Sud - l'intero sistema si adatta a quelle relazioni. Se, come accade da tempo, l'equilibrio economico e politico è sbilanciato a favore del Nord, tutte le dinamiche si allineano di conseguenza, mantenendo il Sud in uno stato di dipendenza. Tuttavia, se iniziamo a conservare una configurazione di relazioni basata sulla collaborazione e sull'uguaglianza, si potrebbe creare uno spazio per un cambiamento positivo, dove ogni persona della comunità italiana potrebbe beneficiare allo stesso modo.

Intervistatore: Secondo lei, chi sono i principali responsabili di questo stato di cose?

Dott. Antonio Bruno: Purtroppo, è un fenomeno che ha coinvolto tutte le forze politiche, sia conservatori che progressisti, oltre ai clericali che si collocano in entrambe le aree. Come evidenziato anche da Emanuele Felice nel suo articolo, le scelte politiche fatte nel corso dei decenni, soprattutto dagli anni Duemila in poi, hanno trascurato sistematicamente il Sud. Il centro-destra ha fortemente sostenuto la "locomotiva del Nord", ma anche il centro-sinistra non ha fatto molto per cambiare le cose. La politica ha abbracciato scelte opportunistiche, ignorando i reali bisogni del Mezzogiorno.

Intervistatore: Oltre alla disparità economica tra Nord e Sud, lei ha menzionato l'1% della popolazione mondiale che possiede più del 50% della ricchezza. Come si inserisce questa analisi nel contesto italiano?

Dott. Antonio Bruno: La questione della concentrazione della ricchezza è globale, ma i suoi effetti si sentono anche a livello nazionale. In Italia, questa distribuzione squilibrata di risorse è evidente nella disparità tra Nord e Sud. Le aree più ricche, dove vive l'élite economica, sono concentrate in determinate regioni del Nord, mentre il Sud rimane povero e sottofinanziato. Questa disuguaglianza riflette non solo una differenza economica, ma anche sociale e culturale, alimentando il divario territoriale.

Intervistatore: Eppure, alcuni economisti, come lo stesso Felice, vedono nel Sud un’opportunità. Lei cosa ne pensa?

Dott. Antonio Bruno: Concordo pienamente. Il Sud ha un enorme potenziale, non solo per il turismo, ma anche per lo sviluppo di settori industriali innovativi, come l'economia green. Il basso reddito, la carenza di infrastrutture e la scarsità di capitale del Mezzogiorno rappresentano opportunità di crescita. Tuttavia, per cogliere queste opportunità, è necessario affrontare i problemi strutturali: l'inefficienza delle istituzioni, la criminalità, il basso capitale umano e la debolezza delle classi dirigenti. Questi problemi sono stati ignorati per troppo tempo.

Intervistatore: Negli ultimi anni, il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) è stato visto come una chance per il Sud. Pensa che possa davvero segnare una svolta?

Dott. Antonio Bruno: Il Pnrr rappresenta sicuramente un'opportunità senza precedenti per il Sud, in particolare per quanto riguarda gli investimenti in infrastrutture e beni pubblici come banda larga, ferrovie e asili nido. Tuttavia, il successo del Pnrr dipende da una visione a lungo termine, che includa riforme mirate e una governance trasparente. Purtroppo, il governo attuale sembra voler tagliare alcune di queste risorse, specialmente quelle destinate al Sud. Se non ci sarà una correzione di rotta, rischiamo di perdere questa occasione storica.

Intervistatore: Qual è, dunque, la sua speranza per il futuro del Sud e dell'Italia intera?

Dott. Antonio Bruno: La mia speranza è che si possa finalmente abbandonare l'idea del Sud come un peso e iniziare a vederlo per ciò che realmente è: una risorsa preziosa. Serve una visione politica lungimirante, che non si limiti a misure temporanee o assistenziali, ma che investa seriamente nello sviluppo economico e sociale del Mezzogiorno. Se conserviamo questa "nuova configurazione" di relazioni, in cui tutti collaboriamo per il bene comune, potremmo davvero costruire un’Italia più unita e prospera.

Intervistatore: Grazie, Dott. Bruno, per il suo tempo e le sue riflessioni.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi.

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