Intervista al Dott. Antonio Bruno sul vincere le elezioni
Intervista al Dott. Antonio Bruno sul vincere le elezioni
Intervistatore: Buongiorno, Dott. Bruno.
Recentemente ha scritto una riflessione profonda partendo da un articolo di
Piero Ignazi e da un film di Nanni Moretti. Ci può raccontare come questi due
spunti si collegano alla sua analisi della situazione politica attuale?
Dott. Bruno: Buongiorno. L'articolo di Piero
Ignazi e il film di Moretti sono entrambi punti di partenza per riflettere su
una domanda centrale: "Vincere, ma per fare cosa?". Ignazi argomenta
sull'infondatezza delle critiche alla leadership del Partito Democratico, in
particolare riguardo alla cosiddetta "vocazione maggioritaria".
Questo concetto, secondo Ignazi, viene spesso mal interpretato e banalizzato.
Allo stesso tempo, il film di Moretti, con la sua visione idealista e utopica,
pone una domanda più esistenziale sul significato del potere e sulla sua
finalità ultima.
Intervistatore: In che modo il concetto di
"vocazione maggioritaria" è centrale nel dibattito attuale sul
Partito Democratico?
Dott. Bruno: La "vocazione
maggioritaria" è stata una formula utilizzata nella costruzione del PD per
descrivere un obiettivo: conquistare la maggioranza dei consensi in un sistema
elettorale maggioritario. Tuttavia, come sottolinea Ignazi, oggi questa
espressione sembra vuota di significato. Non esistono partiti che non aspirino
a crescere e a vincere. Ma ciò che viene spesso trascurato è la domanda su cosa
fare una volta ottenuto il potere. La rincorsa al centro, che ha caratterizzato
per anni la politica, ha portato a un appiattimento delle identità partitiche.
In questo contesto, il PD rischia di perdere la sua anima.
Intervistatore: La sua riflessione su Nanni Moretti
sembra molto emotiva. Cosa l'ha colpita del film "Il sole
dell’avvenire"?
Dott. Bruno: Il film di Moretti chiude con una
frase forte, che parla della liberazione del Partito Comunista Italiano
dall'egemonia sovietica e della realizzazione di un'utopia comunista che rende
tutti felici. È un messaggio che trasuda malinconia e rimpianto per un sogno
che non si è mai avverato. La mia riflessione su questa frase, e il mio
messaggio a Moretti, è un invito a lasciare andare il passato, perché ciò che è
stato non poteva essere diverso. È una presa di coscienza che la storia segue
il suo corso, e che aggrapparsi a utopie irrealizzate può essere doloroso.
Intervistatore: Tornando all'attualità politica,
secondo lei il PD di Elly Schlein può davvero "disarcionare" la
destra, come suggerisce Ignazi?
Dott. Bruno: Ignazi crede che il PD possa
vincere, ma a una condizione: deve essere netto e deciso nel suo profilo politico.
Il PD non può continuare a rincorrere elettori centristi numericamente
irrilevanti. In un contesto di polarizzazione crescente, vince chi sa definire
chiaramente la propria identità e il proprio programma. Schlein, con la sua
leadership, ha la possibilità di tracciare un percorso diverso, ma la sfida è
enorme. Una volta al potere, però, la vera domanda, come suggerisce
implicitamente anche Moretti, sarà: "E adesso cosa facciamo?".
Intervistatore: C'è una sorta di parallelismo tra
la riflessione di Moretti sul comunismo e quella sul futuro del PD?
Dott. Bruno: Assolutamente sì. Se il comunismo
rappresentava un'utopia irrealizzabile per Moretti, oggi l'idea di una sinistra
che possa tornare a governare, con una visione chiara e trasformativa, è
un'utopia altrettanto difficile da concretizzare. Ma, come dice Ignazi, se il
PD riesce a liberarsi delle influenze esterne e a definirsi con un profilo
netto, potrebbe almeno provarci. Tuttavia, la sfida non è solo elettorale, ma
anche culturale e sociale.
Intervistatore: Una volta ottenuto il potere, quale
sarebbe l'obiettivo finale del PD secondo lei?
Dott. Bruno: Questo è il vero interrogativo.
Potremo forse scrivere sui muri delle nostre città, parafrasando Moretti:
"Il Partito Democratico si è liberato dell'egemonia della destra e ha
realizzato un'utopia che ci rende tutti felici?". O sarà solo l'ennesimo
cambio di potere senza reale cambiamento? Per vincere non basta conquistare i
numeri, bisogna avere un'idea chiara di quale società si vuole costruire. Schlein
dovrà rispondere a questa domanda se vuole davvero segnare una svolta.
Intervistatore: Grazie mille per questa intervista,
Dott. Bruno. Le sue parole ci offrono molti spunti di riflessione sul futuro
della politica italiana.
Dott. Bruno: Grazie a voi. Spero che la mia
riflessione possa stimolare un dibattito più profondo sul vero significato del
potere e del cambiamento.
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