"Il coraggio di viverlo" (racconto)
"Il coraggio di viverlo"
La sera, come tutte le sere, venne la sera. Non c'è niente da fare: quella è
una cosa che non guarda in faccia nessuno. Succede e basta. Non importa che
razza di giorno arrivi a spegnere. Magari è stato un giorno eccezionale, ma non
cambia nulla. Arriva e lo spegne.
Ecco, stavo pensando a questo mentre camminavo verso casa. Era una sera come
tante, ma dentro di me c'era qualcosa che non avevo mai sentito prima. Un misto
di inquietudine e di attesa. Mi chiedevo se anche lei sentisse lo stesso, se
pensasse a me nello stesso momento. Era una di quelle sere in cui ogni cosa
sembra sospesa, come se il mondo fosse in pausa per un attimo.
Il telefono vibra. È un messaggio suo. Mi batte forte il cuore, e subito
sento quella strana sensazione nello stomaco. Non è fame, è qualcos'altro. Un
vuoto che spero riempirà lei con le sue parole.
“Ci vediamo domani?”, scrive.
Ci vediamo domani. Tre parole semplici, ma è come se hanno tutto dentro. Mi
sento ridicolo, lo so. Ma quando leggo quel messaggio, è come se il mondo tornasse
a girare. Ci vediamo domani. Non ha scritto niente di più, ma a me basta. Basta
a farmi pensare che forse, tra di noi, c'è davvero qualcosa. Non è solo una
coincidenza o una di quelle storie che iniziano e finiscono in un lampo. È di
più, o almeno voglio che lo sia.
Passo la notte a rigirarmi nel letto, immaginando il momento in cui la vedrò
di nuovo. Ogni volta che penso a lei, mi sento strano. Come se la vita avesse
preso un ritmo diverso, più lento, più intenso. È come se ogni parola che le
dico, ogni gesto, aveva un peso. Come se ogni secondo con lei fosse importante.
La mattina arriva troppo in fretta, e mi ritrovo a correre per non far
tardi. L'incontro al solito posto, quel bar all'angolo che ormai ha visto tutti
i nostri incontri, ma oggi c'è qualcosa di diverso nell'aria. Lei sorride, ma
sembra più seria del solito. Mi guarda come se volesse dirmi qualcosa, ma non
sa da dove iniziare.
“C'è qualcosa che non va?” le chiedo, cercando di sembrare tranquillo, ma in
realtà il cuore mi batte forte.
Lei fa una pausa, beve un sorso di caffè, e poi mi guarda negli occhi.
"Non lo so", dice. “A volte ho paura. Paura che quello che sento non
sia reale, che sia solo una cosa della mia testa.
E lì, capisco. Capisco che anche lei sta cercando di afferrare qualcosa che
sembra sfuggirci tra le dita. La paura di rovinare tutto, la paura che quello
che stiamo vivendo sia solo una parentesi.
La prendo per mano. «Anch'io ho paura», le dico. “Ma forse è proprio questo
il punto. Non possiamo sapere cosa succederà, ma possiamo scegliere di
viverlo.”
Lei mi guarda, e per un momento, c'è silenzio. Un silenzio che non è vuoto,
ma pieno di tutto quello che non abbiamo ancora detto. Poi sorride, e io
capisco che, almeno per ora, siamo dalla stessa parte.
Antonio Bruno
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