Intervista al Dott. Antonio Bruno su percezione e realtà

 Intervista al Dott. Antonio Bruno su percezione e realtà



 

Intervistatore : Buongiorno Dott. Bruno, e grazie per aver ricevuto questa intervista. Vorrei iniziare con una domanda apparentemente semplice, ma in realtà molto profonda: che cosa significa veramente "vedere"?

Dott. Antonio Bruno : Buongiorno e grazie a lei per l'invito. "Vedere" è un atto che spesso diamo per scontato, ma in realtà racchiude una complessità notevole. Viviamo attraverso il nostro percepire, e ciò che percepiamo diventa la nostra esperienza del mondo, la nostra realtà. Come suggerisce Ernst von Glasersfeld, non possiamo uscire dalle modalità umane di percepire e concepire. In altre parole, la realtà è sempre filtrata dal nostro sistema percettivo e cognitivo. Humberto Maturana ha espresso un concetto simile affermando: «L'universo è dovunque io vada. Noi ci muoviamo inseparabilmente insieme». Questo significa che la realtà che vediamo è sempre una costruzione del nostro sistema nervoso, una realtà che esiste perché la percepiamo in un determinato modo.

Intervistatore : Interessante. Maturana ha anche lavorato su una teoria biologica della percezione del colore, corretto? Potresti spiegare di cosa si trattava e perché è stata così significativa?

Dott. Antonio Bruno : Certamente. Nel 1968, Maturana, insieme a Gabriela Uribe e Samy Frank, pubblicò l'articolo intitolato "A Biological Theory of Relativistic Color Coding in the Primate Retina". In questo lavoro, si mostrava come l'intero spettro dei colori umani potesse essere generato correlando l'attività delle cellule gangliari della retina con la denominazione dei colori. Questa scoperta ha portato Maturana a considerare il sistema nervoso come un sistema chiuso, un'idea che all'inizio non fu presa seriamente dalla comunità scientifica. Tuttavia, per Maturana, la chiusura del sistema nervoso fu una scoperta di enorme rilevanza, che lo spinse a studiare la cognizione come un vero problema biologico. Ha portato alla conclusione che la percezione non è semplicemente la comprensione di una realtà esterna, ma piuttosto una specificazione di questa realtà nell'operare del sistema nervoso chiuso.

Intervistatore : Questo cambiamento di prospettiva è affascinante. Potresti spiegare meglio le implicazioni di questa idea di un sistema nervoso chiuso per la nostra comprensione della percezione?

Dott. Antonio Bruno : Certamente. L'idea che il sistema nervoso sia chiuso ha portato a maturare due conclusioni fondamentali. La prima è che, nel contesto degli studi neurofisiologici, bisogna prendere seriamente in considerazione l'indistinguibilità tra percezione e allucinazione. In altre parole, il sistema nervoso non può distinguere tra un'immagine creata internamente (un'allucinazione) e un'immagine che deriva da stimoli esterni (una percezione). La seconda conclusione è che serve un nuovo linguaggio per parlare di percezione e processi cognitivi. Questi fenomeni devono essere descritti come eventi che si verificano all'interno di un sistema nervoso chiuso, non come un'interazione diretta con una realtà esterna oggettiva.

Intervistatore : Questo implica un cambiamento significativo nel modo in cui ci avviciniamo allo studio della mente e della cognizione. Come si collega questo con l'idea di trasformare una domanda semantica in una domanda strutturale?

Dott. Antonio Bruno : Esattamente. Se accettiamo che il sistema nervoso è chiuso e che la percezione è una specificazione di realtà prodotta internamente, allora non ha più senso chiedersi "come otteniamo l'informazione dal mondo esterno?". Invece, la domanda diventa "come è che l'organismo ha sviluppato una certa struttura che gli consente di operare in modo adeguato nel suo ambiente?". Quindi, si passa da una domanda semantica, che riguarda il significato e la comprensione, a una domanda strutturale, che riguarda la forma e la funzionalità del sistema nervoso stesso. Questa prospettiva ci invita a descrivere i fenomeni percettivi e cognitivi non come una rappresentazione di una realtà, ma come manifestazioni di un sistema esterno chiuso che interagisce con se stesso.

Intervistatore : Un cambio di prospettiva che sfida molti presupposti tradizionali, senza dubbio. Come vedere il futuro degli studi in questo campo alla luce delle idee di Maturana?

Dott. Antonio Bruno : Le idee di Maturana nascono un vasto campo di possibilità. Credo che in futuro vedremo sempre più ricerche focalizzate sulla comprensione dei processi interni del sistema nervoso e sulla maniera in cui essi generano la nostra esperienza del mondo. Questo potrebbe avere implicazioni non solo per le neuroscienze, ma anche per la filosofia, la psicologia e persino per le tecnologie emergenti che cercano di replicare o potenziare le capacità cognitive umane. La chiave sarà sviluppare un linguaggio e un approccio che ci permetterà di esplorare la cognizione come un fenomeno emergente da un sistema chiuso, riconoscendo al contemporaneo il ruolo centrale che il linguaggio stesso gioca nella creazione della nostra realtà.

Intervistatore : Grazie mille, Dott. Bruno, per il suo tempo e per le sue affascinanti intuizioni. È stato un piacere parlare con lei.

Dott. Antonio Bruno : Il piacere è stato mio. Grazie a lei.


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