La fortuna degli incontri casuali (racconto)

 La fortuna degli incontri casuali



Era una mattina come tante a Lecce, una di quelle in cui il cielo è così azzurro da sembrare finto, e l'aria profumata di caffè appena macinato e pasticciotti caldi. Andrea camminava senza una meta precisa, lasciando che i suoi passi lo guidassero tra i vicoli stretti e assolati, cercando una sorta di pace che non riuscivano mai a trovare. Era un periodo strano, un limbo in cui tutto sembrava sospeso. La sua vita era diventata una routine fatta di giorni che si susseguivano senza emozioni, come se il tempo stesso avesse smesso di avere un significato. Eppure, c'era una parte di lui che continuava a credere negli incontri casuali, in quelle coincidenze che sembrano accadere quando meno te lo aspetti.

Si fermò davanti a un bar all'angolo, attirato dal profumo di cornetti caldi. Entrò e si mise in coda, il suo sguardo vagava distratto, finché non si posò su di lei. Era dietro il bancone, indaffarata a servire i clienti, con un sorriso che sembrava illuminare tutta la stanza. I loro occhi si incrociarono per un attimo, e Andrea sentì un piccolo scossone al cuore. “L'amore?” pensato tra sé, “In fondo c'è un'offerta esagerata… lo puoi trovare e ritrovare in ogni momento…”. Si domandò se fosse il destino a spingerlo proprio lì, in quel momento.

C'era qualcosa di familiare in quella ragazza, come se l'avesse già incontrata in un'altra vita. Decisi di sedersi su un tavolino vicino alla vetrina, e mentre sorseggiava il suo caffè, la osservava di nascosto. La ragazza, Sara, si muoveva con una grazia naturale, come se tutto quello che faceva era perfetto nella sua semplicità. Quando finalmente arrivò al suo tavolo per prendere l'ordinazione, Andrea si accorse di essere rimasto senza parole. Lei sorrise, rompendo il silenzio imbarazzato. “Vuoi qualcosa in più oltre al caffè?” chiese con un tono gentile, quasi intimo. Andrea si sentì come se tutto stesso iniziando in quel preciso istante.

L'amore, rifletté, non bisogna implorarlo e nemmeno esigerlo. È proprio quando credi che sia tutto finito, che tutto comincia. Decisi di lasciar parlare il cuore, di non trattenere quella scintilla che sentiva dentro. Si trovò a dirle qualcosa di spontaneo, di sincero, qualcosa che non sapeva neppure di avere dentro. E lei rise, una risata che suonava come una promessa di felicità. Si sedette accanto a lui, dimenticando per un momento i clienti che la aspettavano.

Parlarono come se si conoscevassero da sempre, di sogni e di paure, di cose semplici e di quelle più complicate, come se il tempo si fosse fermato. Andrea le raccontò della sua inquietudine, di quella solitudine che non è vivere da soli, ma il non essere capaci di fare compagnia a qualcuno o a qualcosa che sta dentro di noi. Sara lo ascoltava, e ogni tanto annuiva, come se stesse leggendo le pagine di un libro che conosceva a memoria.

"Ma dimmi, là dentro," gli chiese a un certo punto, fissandolo negli occhi, "sai bene a cosa mi riferisco, là, nel profondo, dove conservi te stesso, come vanno le cose?" Andrea restò in silenzio per un attimo. Nessuno gli aveva mai fatto quella domanda, e si rese conto che era la cosa più vera che qualcuno gli avesse mai chiesto.

Fu allora che capì che l'incontro con Sara non era un caso. Forse era vero che siamo tutti sogni che qualcuno sogna, pensieri che qualcuno pensa. E in quel momento, Andrea sentì di aver trovato la persona giusta, non perché lei fosse perfetta, ma perché accanto a lei lui si sentiva diverso, migliore. “E chi può dirsi da solo di essere la persona giusta?” si chiese. Era ciò che emergeva nella sua presenza a fare la differenza.

Sapeva che la vita accade, e che accade proprio ciò che deve accadere. Forse stava iniziando qualcosa di nuovo, forse era solo un'illusione. Ma in fondo, che importanza aveva? Puoi perdere solo qualcosa che hai, ma non puoi perdere qualcosa che sei. E Andrea, in quel momento, sentiva di essere finalmente se stesso. Fingere amore è peggio che odiare, pensava. E lui non aveva più intenzione di fingere.

Mentre si salutavano, con la promessa di rivedersi presto, Andrea uscì dal bar con il cuore leggero, come se avesse trovato un pezzo mancante di sé. Lecce, con i suoi vicoli assolati e le sue piazze affollate, gli sembrò improvvisamente più bella. La città era la stessa, ma qualcosa in lui era cambiato. E forse, in fondo, era questo l'amore: il sentirsi finalmente a casa, in qualsiasi parte del mondo ti trovi.

Antonio Bruno

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