Intervista al Dott. Antonio Bruno sul tema dell'inclusione socio-culturale e le responsabilità politiche

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno sul tema dell'inclusione socio-culturale e le responsabilità politiche


Intervistatore: Dottor Bruno, recentemente Elly Schlein ha sollevato una serie di questioni sulle politiche di accoglienza e sull'immigrazione. Lei ritiene che Schlein abbia individuato il giusto approccio nel trattare questo tema così complesso?

Dott. Antonio Bruno: Credo che Elly Schlein abbia toccato il punto centrale della questione, ovvero la necessità di una gestione più inclusiva della diversità socio-culturale. La sua critica al governo Meloni, in particolare sull'assenza di un approccio coordinato e umano alla prima accoglienza, è valida. Schlein sostiene che l'attuale politica sia fallimentare, poiché si concentra solo sulla chiusura delle frontiere senza creare vie legali di accesso o una redistribuzione equa delle responsabilità tra i Paesi europei.

Intervistatore: Schlein sottolinea anche la necessità di una maggiore cooperazione tra governo e sindaci locali. Qual è la sua opinione su questo aspetto?

Dott. Antonio Bruno: È cruciale. I Comuni non dovrebbero essere lasciati soli nella gestione dell’accoglienza. Serve una regia nazionale che offra risorse e strutture adeguate. Schlein fa un'osservazione corretta quando afferma che il governo deve prendere l'iniziativa su questo fronte, non scaricare le responsabilità. Coinvolgere i sindaci in un piano di accoglienza diffusa può facilitare l’inclusione sociale e migliorare la convivenza tra i cittadini e i migranti.

Intervistatore: Parlando di convivenza, lei ha citato Humberto Maturana nel suo scritto, richiamando il concetto di "accettazione dell'altro". Quanto è importante questo elemento nel contesto delle attuali politiche migratorie?

Dott. Antonio Bruno: È essenziale. Maturana afferma che una società si basa sull'accettazione reciproca e sulla convivenza rispettosa. Se mancano queste basi, si va verso la separazione o addirittura la distruzione. Questo concetto si applica perfettamente alla situazione attuale: senza un vero sforzo per includere le persone che vengono da lontano, il rischio è quello di generare divisioni sociali, paura e conflitti. L’inclusione non è solo una questione politica o economica, è una necessità umana.

Intervistatore: Pensa che il modello di inclusione che propone Schlein sia realizzabile in Italia?

Dott. Antonio Bruno: Sì, credo che sia possibile, ma richiede un cambiamento culturale e politico. Schlein propone un approccio basato sulla solidarietà, e questo è un passo fondamentale. La sfida più grande è convincere l’intera società che l’inclusione non rappresenta una minaccia, ma una risorsa. Siamo tutti abitanti dello stesso pianeta, e la cooperazione è essenziale per affrontare le sfide globali, inclusa la gestione dei flussi migratori.

Intervistatore: Lei parla di un “progetto comune di inclusione”. Cosa intende nello specifico?

Dott. Antonio Bruno: Penso che sia fondamentale avviare una vera conversazione con tutti i cittadini, non solo con chi sostiene l’inclusione, ma anche con chi ha opinioni diverse. Bisogna coinvolgere le persone a livello locale, promuovendo dialoghi nei Comuni e nelle comunità. In questi incontri fisici, chiunque dovrebbe avere la possibilità di esprimere le proprie opinioni, perché solo attraverso il confronto possiamo trovare soluzioni condivise. È qui che Schlein deve prendersi la responsabilità di guidare questa conversazione e coinvolgere più persone possibili.

Intervistatore: Infine, lei ha parlato di speranza per il futuro. È ottimista riguardo alle prossime elezioni?

Dott. Antonio Bruno: Sì, confido nell’umanità e nella capacità delle persone di riconoscere che la cooperazione e l’inclusione sono fondamentali per il benessere collettivo. Spero che alle prossime elezioni ci sia una proposta concreta per un progetto inclusivo e che i cittadini italiani, come me, scelgano di sostenere chi promuove la solidarietà e il rispetto per tutti.

 

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