Intervista al Dott. Antonio Bruno: Riflessioni sulla politica contemporanea, il potere e la leadership in Italia

 

Intervista al Dott. Antonio Bruno: Riflessioni sulla politica contemporanea, il potere e la leadership in Italia


Intervistatore: Buongiorno Dott. Antonio Bruno, grazie per aver accettato di partecipare a questa intervista. Vorrei iniziare a chiederle un commento sull'articolo del Prof. Ernesto Galli della Loggia pubblicato oggi sul Corriere della Sera . L'articolo mette in discussione la strategia politica del governo di Giorgia Meloni e il concetto di fedeltà in politica. Lei sembra avere un punto di vista parzialmente diverso. Quali sono le sue riflessioni in merito?

Dott. Antonio Bruno: Buongiorno, grazie a voi per l'opportunità di parlare di temi così importanti. Effettivamente, nell'articolo di Galli della Loggia si analizza il concetto di fedeltà politica e il modo in cui essa si inserisce nel contesto del governo Meloni. L'autore suggerisce che, per governare efficacemente, sia necessario circondarsi di persone competenti e non solo di fedelissimi. Concordo con lui su questo punto: in politica, per prendere decisioni che incidano realmente sulla collettività, sono essenziali le competenze, le idee e una squadra coesa. Tuttavia, non condivido il punto di vista secondo cui il governo Meloni rappresenta una frattura drammatica con il passato. A mio avviso, si integrano perfettamente nella continuità di tutti i governi che si sono succeduti nel nostro Paese.

Intervistatore: Questo è interessante. Lei, infatti, sostiene che i vincitori delle elezioni distribuiscano incarichi solo ai fedeli, creando un sistema che premia la sottomissione. Potete approfondire questo concetto?

Dott. Antonio Bruno: Certamente. La mia esperienza personale, che parte dal 1963, mi ha permesso di osservare come, nella politica italiana, chi vince le elezioni tende a escludere chi è stato sconfitto, distribuendo incarichi e prebende ai sottomessi, cioè a coloro che mostrano fedeltà e lealtà incondizionata. Questa dinamica permette a chi ha il potere di consolidare la propria posizione, pur sapendo che, inevitabilmente, cadrà prima o poi, come accadde a Mussolini o De Gasperi. Questo tipo di approccio è, purtroppo, profondamente radicato nella nostra cultura patriarcale, che premia la competizione piuttosto che la collaborazione.

Intervistatore: A proposito di collaborazione, lei parla dell'importanza di superare la cultura patriarcale in favore di una cultura collaborativa. Come si può raggiungere questo obiettivo?

Dott. Antonio Bruno: Ritengo che sia possibile abbandonare la cultura patriarcale solo attraverso una presa di coscienza collettiva. Il cambiamento deve partire dal basso, dai cittadini, che devono imparare a desiderare un sistema basato sulla collaborazione piuttosto che sulla competizione. Quando si supera la logica della forza e della sottomissione, emergono persone che possiedono realmente le competenze, le idee e la capacità di contribuire al bene comune. Una volta fatto questo salto culturale, potremo vedere un sistema politico più equo e orientato al servizio della collettività.

Intervistatore: Tornando al tema della fedeltà e delle nomine, Galli della Loggia sostiene che Meloni, scegliendo un governo composto da fedelissimi e persone a lei vicine, non sia riuscita a dare un respiro nazionale all'esecutivo. Lei sembra vedere questa scelta sotto una luce diversa.

Dott. Antonio Bruno: Esattamente. La fedeltà, per quanto possa sembrare limitante, è parte integrante della logica del potere. La signora Giorgia Meloni sta semplicemente seguendo una strada coerente con la cultura politica dominante in Italia. Come dicevo prima, è una cultura che premia chi sta dalla parte del vincitore, distribuendo incarichi e benefici a chi ha sostenuto il potere durante le elezioni. È un sistema che, anche se imperfetto, offre una certa coerenza interna. Se Meloni ha deciso di circondarsi di persone fidate, non è perché manca di ambizione o di sicurezza, ma perché vuole mantenere il saldo controllo durante il suo mandato, facendo ciò che le leggi le permettono di fare.

Intervistatore: Non crede, però, che per consolidare realmente la sua leadership e ottenere risultati di governo migliori, Meloni dovrebbe cercare di includere nella sua squadra anche figure non necessariamente legate al suo partito?

Dott. Antonio Bruno: Questo è il punto su cui concordo con il Prof. Galli della Loggia. Per governare efficacemente, la leadership deve essere inclusiva, capace di attirare competenze da diversi ambiti e culture politiche. Tuttavia, la Meloni ha scelto una strada diversa, quella della fedeltà e della coerenza ideologica. Questo potrebbe rivelarsi un limite a lungo termine, ma per ora le permette di mantenere un controllo stabile. In politica, ogni scelta ha delle conseguenze, e credo che Meloni sia pienamente consapevole di questa realtà.

Intervistatore: La "Legge dell'Articolo Quinto" di cui parla nel suo ragionamento, cosa rappresenta esattamente?

Dott. Antonio Bruno: La "Legge dell'Articolo Quinto" a cui faccio riferimento è il principio secondo cui chi ferma il potere, cioè chi ha le risorse economiche o politiche, ha il controllo. Nel libro di Marco Mastracci "Articolo quinto. Chi ha i (vostri) soldi ha vinto", si spiega chiaramente come la distribuzione di prebende e incarichi sia uno degli strumenti più efficaci per consolidare il potere. La Meloni sembra aver compreso bene questa dinamica e, per questo motivo, utilizza il potere a sua disposizione per premiare chi l'ha sostenuta. Tuttavia, come ho detto, questa strategia ha dei rischi: coloro che beneficiano degli incarichi oggi, potrebbero non sostenere chi glieli ha dati alle prossime elezioni.

Intervistatore: Un'ultima domanda, Dott. Bruno: quale futuro vede per il governo Meloni e per la politica italiana in generale?

Dott. Antonio Bruno: Il futuro del governo Meloni dipenderà dalla sua capacità di evolversi e di includere nuove competenze e voci nel suo progetto. Se continuerà a basarsi esclusivamente su fedelissimi e sottomessi, rischiando di isolarsi e perdere consensi a lungo termine. In generale, per la politica italiana, credo che ci sia ancora molta strada da fare per superare la cultura patriarcale e abbracciare una visione più collaborativa. Tuttavia, sono fiducioso che, con il tempo e con una maggiore consapevolezza da parte dei cittadini, potremo assistere ad un cambiamento positivo.

Intervistatore: Grazie mille per il suo tempo e per queste riflessioni, Dott. Bruno. È stato un piacere ascoltare la sua opinione.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a voi, è stato un piacere condividere le mie riflessioni.

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