"Lunare" (racconto) Antonio Bruno RAGAZZA MAGICA

"Lunare"

La cosa che mi piaceva di lei è che riusciva a trasformare tutto in qualcosa di leggero, come se anche le parole più pesanti non potessero fare altro che fluttuare in aria, come bolle di sapone. Con lei “fottere” non era più una parola sporca. Era uno starsi dentro, un atto così naturale da sembrare quasi poetico. Era come una danza, lenta, un continuo riscoprirsi. Era un “noi” che non aveva bisogno di spiegazioni.

Quando ci toccavamo, il mondo spariva. E non c’era più niente di volgare, di sporco. Le parole che per altri sarebbero state censurabili, per noi erano dolci. “Scopare” non era una bestemmia contro la bellezza. Era un richiamo, come il suono di un violino suonato in una stanza vuota, che ti fa sentire solo e insieme a qualcuno allo stesso tempo.

Con lei era così. Tutto diventava speciale. Anche una giornata storta, anche un momento di silenzio. Lei rendeva perfino le banalità romantiche. Si poteva parlare di tutto: del perché il caffè la mattina era una cosa sacra o di quanto era bello fare l’amore sotto le lenzuola, con la luce del mattino che filtrava dalla finestra. Sì, perché noi due non “scopavamo” come fanno gli altri. Noi ci facevamo l’amore anche quando era solo un bisogno fisico, anche quando non ci dicevamo nulla ma solo con gli occhi ci confessavamo quello che a parole sarebbe sembrato troppo.

E poi ridevamo. Di noi, del mondo, delle complicazioni. Ridevamo anche dopo il sesso, come se ogni volta fosse la prima. Come se il nostro “fottere” fosse sempre una sorpresa, un gioco che non invecchia mai. Era un modo per dirci che ci appartenevamo, ma senza mai dirlo davvero. Lei era il mio mondo lunare, e io ero il suo.

Antonio Bruno

Commenti

Post popolari in questo blog

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Gli esami di Stato del 1976

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza