Intervista al Dott. Antonio Bruno sulle leggi sistemiche di base

 Intervista al Dott. Antonio Bruno sulle leggi sistemiche di base 


Intervistatore: Dott. Bruno, grazie per essere con noi oggi. Vorrei iniziare chiedendole di spiegare brevemente cosa intende con il concetto di "leggi sistemiche di base". Qual è il significato di questo termine?

Dott. Antonio Bruno: Grazie a lei per l'invito. Le "leggi sistemiche di base" sono delle astrazioni che ho elaborato per descrivere le condizioni intime che strutturano il nostro modo di vivere, pensare e agire come esseri umani. Queste leggi emergono dalle nostre esperienze quotidiane e inconsce, che regolano il modo in cui osserviamo, conosciamo e spieghiamo la realtà. Sono chiamate "di base" perché rappresentano i fondamenti dell’operare umano nella nostra esistenza biologica e culturale.

Intervistatore: Il primo principio che enuncia è la "possibilità di conoscere". Ci può parlare più in dettaglio di questo concetto?

Dott. Antonio Bruno: Certo. La "possibilità di conoscere" rappresenta la capacità unica degli esseri umani di comprendere e spiegare la propria esperienza di vita. Siamo esseri che possono riflettere su ciò che facciamo, osserviamo e sperimentiamo. Tuttavia, affinché ciò avvenga, dobbiamo essere consapevoli del nostro ruolo come osservatori. Solo attraverso la riflessione sulle nostre azioni e osservazioni possiamo comprendere come avviene il nostro conoscere. Questo processo non richiede il supporto di una realtà trascendente, ma nasce dal nostro vivere come Homo sapiens-amans amans, ovvero come esseri umani che vivono nel dialogo e nella relazione con gli altri.

Intervistatore: Uno degli aspetti che trovo più interessanti è la sua affermazione secondo cui "non c’è casualità nel verificarsi della vita". Come possiamo interpretare questo?

Dott. Antonio Bruno: Questa è la seconda legge sistemica, che afferma che tutto ciò che accade nella vita di un osservatore segue delle regolarità e delle coerenze operative. In altre parole, anche se può sembrare che ci siano eventi casuali o caotici, tutto si manifesta secondo una logica interna che è coerente con il flusso della nostra esistenza. Questa regolarità si esprime nel modo in cui conserviamo le nostre azioni e le ripetiamo, adattandoci continuamente al contesto che ci circonda. La vita, perciò, non si verifica per caso, ma segue delle regole intrinseche che riflettono il nostro essere viventi.

Intervistatore: Parliamo della figura dell'osservatore. Lei afferma che "l’osservatore non esiste prima della propria distinzione riflessiva". Cosa significa esattamente?

Dott. Antonio Bruno: Questo principio riguarda la natura stessa dell'osservazione. Un osservatore non esiste in modo indipendente dalla sua capacità di riflettere sulle proprie azioni. Diventiamo osservatori solo quando ci distinguiamo come tali attraverso la riflessione su ciò che facciamo. Questo processo di distinzione è fondamentale: non siamo osservatori semplicemente perché esistiamo, ma perché ci rendiamo consapevoli delle nostre operazioni di osservazione e riflessione. È un atto di auto-generazione, di riconoscimento di sé.

Intervistatore: Parliamo della "riflessione ricorsiva". Come si relaziona al nostro modo di vivere e comprendere il mondo?

Dott. Antonio Bruno: La riflessione ricorsiva è un concetto chiave. Si tratta del processo attraverso il quale, riflettendo sulle nostre azioni e osservazioni, espandiamo continuamente la nostra comprensione del mondo e di noi stessi. Questo processo avviene nel dialogo, nelle conversazioni con noi stessi o con gli altri. Ogni volta che riflettiamo, abbandoniamo certezze passate per aprirci a nuove possibilità di comprensione. È un movimento dinamico e in continua evoluzione, che ci permette di adattarci alle circostanze che cambiano costantemente. In sostanza, il nostro vivere è una continua espansione della nostra consapevolezza e della nostra capacità di agire in modo adeguato.

Intervistatore: Un altro punto interessante è la distinzione tra "illusione" e "percezione". Qual è la sua visione su questo?

Dott. Antonio Bruno: Questo principio si riferisce al fatto che, nel momento in cui viviamo un’esperienza, la consideriamo valida. Tuttavia, non possiamo sapere se in seguito quella stessa esperienza verrà confermata come una percezione reale o invalidata come un’illusione. Ogni esperienza umana è soggetta a questo tipo di incertezza. La certezza, in questo contesto, è sempre una pretesa di ignoranza, perché non possiamo mai sapere con assoluta sicurezza ciò che stiamo vivendo. Il dubbio diventa allora uno strumento di apertura e crescita.

Intervistatore: Infine, vorrei soffermarmi sul concetto di "deriva evolutiva". Qual è il ruolo dell’amore in questo contesto?

Dott. Antonio Bruno: La "deriva evolutiva" descrive il processo con cui gli esseri viventi, inclusi gli esseri umani, evolvono nel corso delle generazioni, guidati dalle loro preferenze, emozioni e desideri. Nel caso specifico dell'Homo sapiens-amans amans, credo che l’amore sia stato un fattore fondamentale nella nostra evoluzione. La nostra attuale capacità di relazionarci e convivere in modo cooperativo deriva da una trasmissione transgenerazionale di sentimenti relazionali. È stato l'amore, come sentimento relazionale fondamentale, a dare forma alla nostra natura di esseri umani amorevoli, e continua a guidare la nostra vita sociale e culturale.

Intervistatore: Dott. Bruno, la ringrazio per aver condiviso con noi queste riflessioni profonde. Le sue teorie aprono certamente nuove prospettive sul modo in cui comprendiamo la realtà e noi stessi.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a lei. È sempre un piacere poter condividere questi pensieri e spero che possano offrire spunti di riflessione per chiunque sia interessato a esplorare il mistero dell’esperienza umana.

 

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