Riflessioni su Convivenza e Comunicazione: Uno Sguardo sui Social e la Politica di Lecce

Riflessioni su Convivenza e Comunicazione: Uno Sguardo sui Social e la Politica di Lecce


I social media, come specchi della realtà, rivelano molto più di semplici opinioni personali; essi riflettono il tessuto stesso della nostra convivenza sociale. Se consideriamo i social come uno specchio della realtà della città di Lecce, emerge un quadro che va oltre la superficie delle discussioni banali. Osserviamo che le problematiche politiche attuali – come il dibattito sui nomi da attribuire alle marine leccesi, la chiusura al traffico di via XXV Luglio, o perfino la scelta della tappezzeria delle poltrone nello studio del Sindaco a Palazzo Carafa – sembrano dominare le conversazioni. Questi temi diventano pretesti per conflitti simbolici piuttosto che opportunità per dialoghi costruttivi.

È come se la politica si fosse trasformata in uno stadio dove, mentre le tribune si svuotano – fenomeno evidenziato dall'astensione crescente alle elezioni – rimangono solo le curve a scambiarsi insulti. Questa metafora dello stadio vuoto evidenzia un declino nella qualità della nostra convivenza sociale. Quando il dialogo si riduce a un mero scambio di insulti, perdiamo la capacità di ascoltarci reciprocamente, di comprendere il punto di vista altrui e di co-costruire un futuro comune.

Questo stato delle cose è sintomatico di una pseudo-guerra civile tra destra e sinistra, una battaglia in cui le parole diventano pietre lanciate per ferire, anziché strumenti per costruire ponti di comprensione. Ma la domanda fondamentale che vogliamo porci è: perché continuiamo a perpetuare questa divisione? Cosa ci spinge a preferire la polarizzazione al dialogo?

La risposta potrebbe risiedere nella natura stessa della nostra comunicazione. Come esseri umani, la nostra realtà è co-creata attraverso il linguaggio e le interazioni sociali. Quando utilizziamo un linguaggio di divisione e conflitto, perpetuiamo una realtà di divisione e conflitto. Al contrario, quando pratichiamo un linguaggio di pacificazione e di buon senso, creiamo uno spazio di collaborazione dove è possibile coesistere in armonia.

È proprio per questo motivo che continua a sottolineare l'importanza di creare spazi di collaborazione, in cui si può praticare un linguaggio che promuove la pace e il buon senso. Non si tratta semplicemente di evitare conflitti, ma di trasformare la nostra modalità di interazione. Invece di vedere l'altro come un nemico da combattere, possiamo scegliere di vederlo come un collaboratore con cui dialogare. Solo così potremo superare l'attuale clima di ostilità e ritrovare un senso di comunità.

La politica, e la nostra convivenza più in generale, non può essere vista come un'arena di competizione incessante. Deve diventare uno spazio di co-creazione dove, attraverso il dialogo aperto e onesto, costruiamo insieme il tipo di società in cui vogliamo vivere. I social media, con il loro potenziale di connessione e diffusione immediata, possono essere strumenti potenti in questo processo, ma solo se scegliamo di usarli per promuovere un linguaggio di rispetto e comprensione.

In conclusione, se desideriamo un futuro in cui la convivenza sociale sia garantita dalla collaborazione anziché dal conflitto, dobbiamo iniziare a cambiare il nostro linguaggio e il modo in cui ci relazioniamo l'uno con l'altro. Dobbiamo smettere di tirare pietre e iniziare a costruire ponti, passo dopo passo, parola dopo parola. Questa è la vera sfida che ci troviamo di fronte, e spetta a ciascuno di noi raccoglierla.

Antonio Bruno


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