Intervista al Dott. Antonio Bruno sul concetto di potere e competizione
Intervista al Dott. Antonio Bruno sul concetto di potere e competizione
Intervistatore: Buongiorno, Dott. Bruno, grazie
per aver accettato questa intervista. Vorrei iniziare con una riflessione sul
concetto di potere e competizione. Lei afferma che la nostra cultura
patriarcale si concretizza nella lotta per il potere, e che questo sistema,
alla fine, produce sempre gli stessi esiti. Può approfondire questa visione?
Dott.
Antonio Bruno:
Certamente. Nella nostra società, la competizione per il potere è un riflesso
della cultura patriarcale, che si basa sulla gerarchia e sul controllo. In
questo contesto, chi non detiene il potere lotta per ottenerlo, mentre chi lo
possiede lotta per mantenerlo. È un ciclo continuo, indipendentemente da chi
vince o perde. Questa dinamica, però, ha sempre le stesse conseguenze: rinforza
le strutture di dominio e controllo, specialmente quello dell'uomo sulla donna,
ma anche più in generale il dominio di alcuni gruppi su altri. E questo non fa
che perpetuare la guerra, il conflitto, e la divisione sociale.
Intervistatore: Interessante. Nel suo scritto lei
critica apertamente la cultura patriarcale, sostenendo che sia "non
umana". Che cosa intende dire con questa affermazione?
Dott.
Antonio Bruno: Con
"non umana" mi riferisco al fatto che questa cultura è in contrasto con
i fondamenti biologici della nostra socialità. Le mie ricerche mi hanno portato
a osservare che l'amore è il fondamento del sociale. Senza amore e accettazione
dell'altro, non può esistere una vera convivenza. Le grandi qualità umane come
la pace, la giustizia, l'armonia e la cooperazione nascono dalla biologia
dell'amore, e sono elementi che si apprendono nell'infanzia attraverso la cura
materna. Tuttavia, quando cresciamo, veniamo educati a respingere questi valori
a favore di una cultura patriarcale, che è basata sulla competizione e sulla
negazione dell'altro. Questo crea una scissione tra ciò che è naturalmente
umano e ciò che invece ci viene imposto socialmente.
Intervistatore: Quindi secondo lei questa cultura
patriarcale è alla base delle tensioni politiche attuali? Come si collega
questo alle figure di Giorgia Meloni ed Elly Schlein, che Marco Damilano cita
nel suo articolo?
Dott.
Antonio Bruno:
Esattamente. Le lotte di potere descritte da Damilano, sia all'interno della
destra, dove Giorgia Meloni è sotto pressione, sia nel Partito Democratico con
Elly Schlein, sono espressioni di questa stessa cultura patriarcale. La
competizione per il comando, per la supremazia, non fa altro che riprodurre gli
stessi schemi. Damilano, come molti altri giornalisti, racconta queste
dinamiche senza mettere in discussione il paradigma stesso. Sembra quasi che la
sua preoccupazione sia solo su chi deve prevalere – Tizio o Caio – ma non si
discute mai la legittimità del sistema competitivo.
Intervistatore: Cosa propone invece come
alternativa a questo modello?
Dott.
Antonio Bruno: Io
propongo di recuperare i valori legati alla biologia dell'amore e alla cultura
materna, come il rispetto, la cooperazione e la condivisione. Invece di una
cultura che ci insegna a sopraffare l'altro, dobbiamo immaginare una società
fondata sulla democrazia autentica, che promuova la responsabilità sociale e la
consapevolezza ecologica. Questo richiede un cambiamento profondo, non solo
nelle politiche ma anche nella narrazione culturale. Spero che chi ha un ruolo
nel formare l'opinione pubblica, come i giornalisti, gli scienziati e gli
intellettuali, inizi a descrivere una convivenza basata su questi valori,
invece di perpetuare il racconto della lotta per il potere.
Intervistatore: Pensa che questo cambiamento sia
realistico, considerando la forte presa della cultura patriarcale?
Dott.
Antonio Bruno: È
difficile, ma non impossibile. Il fatto che molte persone desiderino ancora
valori come pace, giustizia e fraternità dimostra che questi ideali non sono
scomparsi, ma sono solo stati repressi. Se riusciamo a creare spazi dove questi
valori possono essere praticati e raccontati, possiamo iniziare a vedere una
trasformazione. Tuttavia, è necessario essere consapevoli del fatto che queste
due culture – quella patriarcale e quella dell'amore – non possono coesistere.
Fingere di farle coincidere è il grande errore che molti continuano a
commettere. Bisogna avere il coraggio di scegliere una direzione diversa.
Intervistatore: Una visione molto profonda. Per
concludere, qual è il suo messaggio principale per coloro che oggi vivono
queste dinamiche di conflitto e competizione?
Dott.
Antonio Bruno: Il mio
invito è a riflettere su ciò che davvero fonda la nostra socialità. Dobbiamo
rifiutare la logica della competizione e della guerra per il potere e
riscoprire i valori umani più profondi: il rispetto per l'altro, la
collaborazione, la cura reciproca. Solo così potremo costruire una società più
giusta e armoniosa, che sia veramente umana.
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