Intervista al Dott. Antonio Bruno: Il fallimento del neoliberismo e le sfide per il futuro

Intervista al Dott. Antonio Bruno: Il fallimento del neoliberismo e le sfide per il futuro


Intervistatore: Buongiorno, Dott. Bruno. Di recente è emerso uno studio condotto da Ipsos global advisor, che ha rivelato come la maggioranza dei cittadini di diversi Paesi occidentali, tra cui l’Italia, ritenga il sistema economico attuale ingiusto e produttore di disuguaglianze. Cosa pensa di questo crescente sentimento di iniquità?

Dott. Antonio Bruno: Buongiorno, è evidente che il modello economico neoliberista, dominante negli ultimi 40 anni, ha mostrato molte crepe. La percezione diffusa, che lo studio di Ipsos evidenzia, riflette la frustrazione di molti cittadini verso un sistema che ha ampliato le disuguaglianze economiche e sociali, creando una frattura tra ricchi e poveri. Come sottolineato dai dati, il 61% degli italiani, così come la maggioranza dei cittadini di Francia, Germania e altri Paesi occidentali, ritiene che l’attuale sistema economico favorisca la disuguaglianza, danneggiando soprattutto chi ha meno risorse.

Intervistatore: Secondo lei, quali sono le principali ragioni di questo malcontento verso il neoliberismo?

Dott. Antonio Bruno: Ci sono diversi fattori in gioco. Innanzitutto, il neoliberismo è fondato sull'idea che il mercato libero, con meno interferenze dello Stato, possa generare benefici per tutti. Tuttavia, ciò che vediamo è che il divario tra ricchi e poveri continua ad allargarsi, mentre il benessere generale della popolazione rimane stagnante o addirittura peggiora. Il mantra secondo cui la ricchezza di pochi avrebbe dovuto, in qualche modo, distribuire benefici anche al resto della società, ha perso credibilità. Ad esempio, solo il 36% degli americani e il 30% dei britannici credono ancora in questo principio. In Italia, purtroppo, c’è ancora una certa fiducia residua, con un 60% che continua a sperare in questo meccanismo, ma anche qui stiamo assistendo a un cambiamento di paradigma.

Intervistatore: Questo cambiamento di paradigma di cui parla, come si manifesta concretamente?

Dott. Antonio Bruno: Il cambiamento si esprime nella crescente consapevolezza che per misurare il successo economico di un Paese non si può più fare riferimento solo al PIL o alla ricchezza di pochi, ma occorre guardare alla qualità della vita e alla salute pubblica. La maggioranza delle opinioni pubbliche, in Francia, Germania, Svezia e persino negli Stati Uniti, ritiene che la crescita economica debba essere valutata in base al benessere generale e non solo alla ricchezza accumulata da una minoranza. In Italia, nonostante la persistenza di alcune illusioni legate al neoliberismo, il 59% degli intervistati è favorevole a un cambiamento in questa direzione.

Intervistatore: Nel suo intervento ha accennato al ruolo delle politiche sociali e ambientali. Quali sono le principali priorità che, secondo lei, dovrebbero guidare questo cambio di paradigma?

Dott. Antonio Bruno: È indispensabile investire in politiche che rispondano ai bisogni fondamentali della popolazione. Ad esempio, uno dei temi più sentiti è l'accesso universale alla sanità. In Italia, il 72% della popolazione ritiene prioritario investire nell'assistenza sanitaria per renderla gratuita o accessibile a tutti. Inoltre, è fondamentale rafforzare i diritti dei lavoratori, con il 74% degli italiani che chiede una maggiore protezione dei posti di lavoro. Un altro punto cruciale è l’investimento nelle energie rinnovabili e nell’efficienza energetica, soprattutto in un momento storico in cui la crisi climatica si fa sempre più pressante.

Intervistatore: Il tema ambientale, infatti, sembra assumere una rilevanza crescente. Qual è la sua opinione a riguardo?

Dott. Antonio Bruno: Il tema dell’ambiente è centrale, soprattutto in un modello economico che rischia di essere sempre più estrattivo e dannoso per l’ecosistema. In Paesi come la Francia, il 50% degli intervistati ha espresso preoccupazione per gli effetti negativi del modello attuale sull’ambiente. In Italia, siamo al 47%. Sebbene questa preoccupazione sia meno sentita in altri Paesi come Germania o Stati Uniti, la crisi climatica richiede azioni rapide e decise da parte di tutti. Non possiamo più permetterci di ignorare gli impatti devastanti che il nostro sistema economico sta avendo sul pianeta.

Intervistatore: Parlando di soluzioni, molti cittadini sembrano favorevoli a interventi concreti per riequilibrare il rapporto tra lavoro e vita privata, come una maggiore flessibilità lavorativa. È davvero possibile un tale cambiamento?

Dott. Antonio Bruno: Assolutamente sì, ed è una delle richieste più urgenti. In Italia, il 72% della popolazione chiede migliori servizi per l’infanzia e orari di lavoro più flessibili. Lo stesso vale per altri Paesi come la Gran Bretagna e gli Stati Uniti. Non si tratta solo di una questione economica, ma anche sociale. Una maggiore flessibilità potrebbe migliorare la qualità della vita di milioni di persone e contribuire a ridurre lo stress e le disuguaglianze legate al genere, offrendo più opportunità di partecipazione ai ruoli di leadership per le donne.

Intervistatore: C'è anche un crescente interesse per l'introduzione di un reddito universale. Qual è la sua opinione su questo tema?

Dott. Antonio Bruno: L'idea di un reddito universale, un quantum minimo garantito indipendentemente dallo status lavorativo, sta guadagnando terreno, soprattutto in Paesi come il Regno Unito e la Germania. In Italia, tuttavia, il dibattito è ancora agli inizi, ma credo che sia una proposta interessante da esplorare, soprattutto alla luce delle trasformazioni del mercato del lavoro e dell'automazione. Un reddito universale potrebbe rappresentare una forma di sicurezza economica per milioni di persone, contribuendo a ridurre le disuguaglianze e offrendo un nuovo equilibrio nel rapporto tra cittadino e Stato.

Intervistatore: Per concludere, ritiene che ci sia ancora spazio per il neoliberismo, o siamo davvero di fronte alla fine di un'era?

Dott. Antonio Bruno: Il neoliberismo, come sistema economico predominante, è ormai al capolinea. Come ha osservato Thomas Piketty, il mercato non è la soluzione a tutti i problemi, anzi, spesso ne è la causa. Le fratture sociali che abbiamo visto crescere negli ultimi decenni sono la prova del suo fallimento. Tuttavia, il rischio è che questa disillusione possa alimentare spinte populiste o autocratiche, come suggerito da Bauman. La sfida, quindi, sarà riuscire a costruire un nuovo modello economico che metta al centro il benessere di tutti, evitando i rischi di tensioni sociali e politiche.

Intervistatore: Grazie per il suo tempo e per queste riflessioni, Dott. Bruno.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a lei.


Commenti

Post popolari in questo blog

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Gli esami di Stato del 1976

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza