Intervista al Dott. Antonio Bruno: L’economia sociale come risposta al neoliberismo

 Intervista al Dott. Antonio Bruno: L’economia sociale come risposta al neoliberismo


Intervistatore: Buongiorno, Dott. Antonio Bruno. Oggi siamo qui per discutere un tema che lei ha spesso approfondito: la cultura dell'economia sociale come alternativa alla concorrenza di mercato. Potrebbe spiegarci meglio cosa intende per "cultura dell'economia sociale"?

Dott. Antonio Bruno: Certamente. Quando parlo di cultura dell'economia sociale, mi riferisco a un insieme di valori e principi che promuovono il benessere comune attraverso forme di cooperazione, solidarietà e aiuto reciproco. Questa visione si distanzia dall'attuale sistema neoliberista, dove la competizione e l'accumulazione di capitale sono al centro delle relazioni economiche. L'economia sociale pone al centro la persona e il suo lavoro, non il capitale. In breve, cerca di costruire proprietà comuni e una democrazia partecipativa, favorendo un sistema in cui la cooperazione prevale sulla competizione.

Intervistatore: In un recente intervento, ha parlato di come questo modello possa rispondere agli esiti disastrosi del neoliberismo, in particolare nel sud Italia. Come vede questa connessione?

Dott. Antonio Bruno: Esatto, sono convinto che gli effetti negativi che oggi osserviamo – dalla desertificazione sociale alla migrazione a senso unico e alla perdita di servizi essenziali – siano il risultato diretto delle politiche neoliberiste attuate negli ultimi 30 anni. Le autonomie differenziate, ad esempio, accentuano queste dinamiche, aggravando le disparità territoriali. Questo modello economico, che si basa sulla deregolamentazione e sulla riduzione del ruolo dello Stato, favorisce la creazione di una classe socio-politica rapace, come ho osservato anche nei recenti governi.

Intervistatore: Quindi lei ritiene che le proposte del governo attuale stiano rafforzando queste disuguaglianze?

Dott. Antonio Bruno: Assolutamente. Come evidenziato anche dalla Prof.ssa Nadia Urbinati, stiamo assistendo a una riproposizione delle politiche thatcheriane, basate sul principio del meno tasse per tutti. Ma questo slogan maschera il vero obiettivo: favorire chi già "crea ricchezza", mentre le classi più svantaggiate, specialmente nel sud, continuano a soffrire. Si parla di un trickle-down istituzionale, in cui lo Stato viene depotenziato, lasciando alla società il compito di risolvere problemi che richiederebbero invece un forte intervento pubblico.

Intervistatore: Tornando all'economia sociale, come si concretizza questo modello nelle imprese?

Dott. Antonio Bruno: Nelle imprese dell’economia sociale, la cultura della cooperazione è fondamentale. Le persone che vi partecipano non sono solo "risorse umane" ma veri e propri partner. Questo significa che prendono parte attiva alle decisioni e condividono il destino dell’impresa, lavorando per il bene comune. La finalità di queste imprese non è l'accumulazione di capitale, ma la creazione di benessere condiviso, attraverso il soddisfacimento dei bisogni economici e sociali della comunità. La democrazia interna, la trasparenza e la responsabilità sono al centro del loro funzionamento.

Intervistatore: Questo approccio sembra radicalmente diverso dal modello competitivo che conosciamo. Quali potrebbero essere le difficoltà nell’implementarlo su larga scala?

Dott. Antonio Bruno: Una delle principali difficoltà è il passaggio culturale. Viviamo in una società che, per decenni, ha incentivato la competizione e il consumo come unici percorsi verso il successo. Passare da questa mentalità a una basata sulla cooperazione richiede tempo e un cambiamento profondo. Tuttavia, sono convinto che sia possibile. Abbiamo già esempi di imprese sociali di successo, sia in Italia che all’estero, che dimostrano come questo modello possa funzionare. Serve un sostegno da parte dello Stato, delle istituzioni educative e delle comunità locali per creare una base solida su cui costruire.

Intervistatore: Infine, come vede il futuro dell’economia sociale in Italia, alla luce delle attuali dinamiche politiche?

Dott. Antonio Bruno: Il futuro dell’economia sociale dipenderà molto da quanto riusciremo a rompere con il paradigma neoliberista. Il nostro Paese ha una grande tradizione di cooperazione e mutualismo, che potrebbe essere riscoperta e rafforzata. Tuttavia, come detto, questo richiede un impegno politico e sociale. Non possiamo continuare a sacrificare il benessere collettivo per mantenere in vita un modello economico che ha fallito. Se vogliamo garantire un futuro più equo e sostenibile, dobbiamo puntare sulla cultura dell’economia sociale, che mette al centro l'essere umano e non il capitale.

Intervistatore: Grazie, Dott. Antonio Bruno, per la sua visione e per il suo contributo su un tema così importante.

Dott. Antonio Bruno: Grazie a lei per l'opportunità. Spero che queste riflessioni possano stimolare un dibattito necessario e urgente per il nostro Paese.

Commenti

Post popolari in questo blog

MESCIU ANTONIU LETTERE MEJU CU LU TIENI COMU AMICU...

Gli esami di Stato del 1976

Il pensiero filosofico di Humberto Maturana: l'autopoiesi come fondamento della scienza