Chi deve decidere dove dobbiamo andare a lavorare?

 

Chi deve decidere dove dobbiamo andare a lavorare?

Il professore Carlo Alberto Carnevale Maffe' docente alla SDA Bocconi (*) ha rilasciato un’intervista pubblicata dal quotidiano LA REPUBBLICA di oggi 13 agosto 2023 nella quale in estrema sintesi prevede che i mercati finanziari non si fideranno più dell’esecutivo che, secondo il prof. Maffè, è contro il MERCATO LIBERO mettendo in atto riporto di seguito le sue parole:

«un capitalismo sorvegliato dallo Stato, per cui se vuoi investire in Italia lo fai alle nostre condizioni: i soldi ce li metti tu, ma le decisioni le prendiamo noi».

Ciò che ha scritto il prof. Maffè è l’ennesima dimostrazione che IL GOVERNO DELL’ITALIA E’ DAL 1992 IN MANO AI MERCATI FINANZIARI.

Ma ancora più grave è la consapevolezza che sino ad oggi I MERCATI FINANZIARI NON HANNO MAI AVUTO INTERFERENZE DA PARTE DEI GOVERNI ITALIANI.

Ma allora il vero governo dell’ITALIA, IL POTERE nel nostro paese, sino ad oggi l’hanno avuto I MERCATI FINANZIARI?

SE CORRISPONDE ALLA REALTA’ DEI FATTI CHE I MERCATI FINANZIARI HANNO IL POTERE IN ITALIA POSSIAMO CHIEDERCI SE L’ESERCIZIO DEL LORO DOMINIO HA DATO BENESSERE AGLI ITALIANI.

I dati in mio possesso dimostrano che questo potere dei mercati finanziari dà lavoro a 7 italiani su 20.

Degli altri 13 italiani, 1 (uno) lavora per o stato e 12 sono senza lavoro.

Inoltre i mercati finanziari danno lavoro a questi 7 italiani al NORD DEL PAESE ed ad altri italiani, soprattutto giovani del sud, che si sono trasferiti all’estero.

NE CONSEGUE CHE IL POTERE di questi mercati finanziari non dà lavoro agli italiani che vivono al sud. I giovani del Sud se desiderano lavorare devono spostarsi al Nord o all’estero.

La cosa ancora più interessante e, per quanto mi riguarda, INACCETTABILE, è che i mercati finanziari tutte in queste decisioni le hanno prese senza consultare gli italiani.

Infatti quando un governo italiano, prende delle decisioni che GOVERNANO L’ECONOMIA i mercati finanziari hanno dei comportamenti che ha descritto in modo impeccabile il prof. Maffè nell’intervista.

E allora noi italiani, che non possediamo i mercati finanziari, ma che siamo chiamati ogni 5 anni alle elezioni per dare la responsabilità di dove dobbiamo andare a lavorare ai prescelti, che cosa possiamo fare?

Lasciamo decidere ai mercati finanziari dove devono lavorare gli italiani, come è accaduto sino ad oggi, oppure diamo la responsabilità ai prescelti di occuparsi del lavoro per decidere dove devono lavorare gli italiani e attuare le politiche per realizzare questo progetto condiviso?

Buona riflessione

(*) SDA Bocconi School of Management è stata fondata nel 1971 ed è la graduate business school dell'Università Bocconi. È la principale business school in Italia ed è costantemente classificata come una delle migliori business school del mondo. SDA Bocconi è accreditata da AACSB, EQUIS e AMBA.

Carnevale Maffè “Il governo preferisce il capitalismo parrocchiale rispetto al libero mercato”
Il prelievo che colpisce gli istituti di credito è autolesionista, i mercati finanziari non si fideranno più dell’esecutivo
Non si possono difendere solo le categorie dei tassisti e dei balneari perché così non si premia l’imprenditoria che fa grande l’Italia
«Capitalismo parrocchiale». È così
che Carlo Alberto Carnevale Maffè,
professore di Strategia e
Imprenditorialità alla Sda Bocconi,
definisce “l’interventismo” del
governo Meloni, che con l’operazione
Mef-Kkr ha dimostrato «di non essere
contro il mercato, ma contro il
mercato libero», imponendo di fatto
«un capitalismo sorvegliato dallo
Stato, per cui se vuoi investire in Italia
lo fai alle nostre condizioni: i soldi ce
li metti tu, ma le decisioni le
prendiamo noi».
Salire a quota 20% nella nuova
infrastruttura di Rete costerà allo
Stato italiano 2,6 miliardi, una
somma non facile da reperire. Era
davvero necessario?
«Kkr ha fatto una scelta intelligente,
sbloccando tra l’altro investimenti
congelati da anni visto che qui
nessuno disponeva delle risorse. Il
governo più che puntare al 20%
avrebbe fatto meglio a lavorare sul
lato della domanda, cioè sulla
digitalizzazione del Paese, rendendo
appetibili gli investimenti sulla Rete.
E invece ha agito in senso opposto, da
rialzo del tetto del contante al
tentativo di abolire lo Spid».
Con l’ultimo decreto si è deciso
anche di calmierare i prezzi dei voli e
di incassare parte degli extraprofitti
delle banche.
«A giudicare dai commenti dei
mercati internazionali l’ultimo
decreto ha avuto l’effetto della tela di
Penelope: in una notte ha disfatto la
fragile tela di credibilità che il
governo era riuscito faticosamente a
costruirsi. Un intervento di questo
tipo dimostra tra l’altro una grave
carenza di cultura economica».
Il prelievo sugli extraprofitti però
ha raccolto un certo consenso, al di
là del centrodestra.
«Si tratta di un’azione autolesionista,
priva di fondamento economico.
Nella relazione al decreto non è
neanche stato quantificato il gettito
fiscale. I mercati finanziari non si
fideranno mai più di un governo che
si sveglia al mattino e dice che i
margini del sistema bancario sono
ingiusti perché negli ultimi sei mesi
hanno incassato profitti non dovuti.
E che si attribuisce persino il merito
del calo dell’inflazione, dovuto anche
a quegli interventi della Bce che ha
tanto criticato: una gravissima
distorsione dei fatti».
Allora ha ragione l’ad di Ryanair,
Eddie Wilson, che accusa il governo
di interventismo di tipo sovietico?
«I manager di Ryanair dovrebbero
imparare a esprimersi in maniera più
diplomatica, e conforme ai canoni
della buona educazione. Detto
questo, Ryanar ha dato un contributo
importante allo sviluppo dei trasporti
aerei in Europa, e non sta al governo
dire loro quali algoritmi usare, o
imporre qualunque altro
meccanismo di definizione dei
prezzi. Intervenire d’imperio sui
prezzi tra l’altro è un’azione
regressiva che tratta allo stesso modo
ricchi e poveri, mentre il governo
dovrebbe intervenire, con risorse
pubbliche, solo a sostegno dei meno
abbienti».
Al contrario il governo è molto
poco interventista nei confronti di
categorie come i tassisti e i balneari.
«Non interviene là dove tocca gli
interessi dei propri elettori, mentre
interviene per usare leve di ricatto,
come sta facendo nei confronti delle
banche. Ha un concetto del Made in
Italy ottocentesco, un capitalismo
parrocchiale che non premia
l’imprenditoria che fa grande l’Italia,
quella legata alle grandi catene
internazionali del valore. Una visione
paternalistica di un Paese
autoreferenziale, che ha bisogno di
una stretta sorveglianza da parte
della politica perché altrimenti
rischia di essere saccheggiato dalle
multinazionali cattive»

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