IL PIANO B DI ALCUNI CLERICALI

 

IL PIANO B DI ALCUNI CLERICALI

Marco Damilano ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 24 agosto 2024 che descrive il dibattito in atto nel Movimento Comunione e Liberazione che è riunito a Rimini dal 20 agosto in un Meeting che si protrarrà sino a domani. Questo movimento clericale dichiara di aver redatto un progetto che ha chiamato PIANO B che è di seguito sintetizzato:

il punto di partenza del Piano B, si legge, «è un lavoro collettivo e corale, senza protagonismi o leaderismi, per cercare di guarirci dai mali che ci affliggono e ci depotenziano, per liberare nuova energia vitale, per riconnettere ciò che è disperso. Scoprendo che sono molti di più di quanti pensiamo quelli che, forse senza saperlo, stanno camminando nella stessa direzione, da ora in poi, insieme».

Marco Damilano così commenta:

“E invece i leader servono, soprattutto se sono testimoni”.

Io come noto a chi legge i miei scritti, sono invece d’accordo con chi ha redatto IL PIANO B. Io mi trovo bene con chi con me fa un lavoro “collettivo e corale, senza protagonismi o leaderismi”.

La storia dell'umanità mostra che i leader politici conducono alla tirannia. Ascolta, co-crea e ama, invece sono le nuove regole della gestione moderna.

Lo hanno fatto questi clericali a Rimini in questi giorni aprendo spazi di conversazione dove tutti possono incontrarsi.

Quello che stanno facendo questi clericali a Rimini è semplice, ma efficace oltre che essere in sintonia con questi tempi per quanto riguarda la gestione. Infatti le mie osservazioni ed i miei studi mi hanno fatto giungere alla conclusione che è consigliabile che le organizzazioni siano orizzontali piuttosto che verticali, che le persone lavorino come una squadra e che il potere dell'ascolto sia infinito.

Le conversazioni, grazie alla tecnologia, riescono a riunire persone di paesi diversi, e questi luoghi possono essere un modo per condividere la preoccupazione che hanno manifestato questi clericali di Rimini: come condurre un’organizzazione con successo.

Forse la ricetta può riassunta in una sola parola: ascoltare. Ascoltare è semplice, ma complesso.

Per questi clericali che in tema di ascolto sono dei principianti, secondo le mie osservazioni e studi, la diversità non dovrebbe essere un problema, ma un'opportunità riflessiva e creativa. Sicuramente si accorgeranno che se qualcuno presenta qualcosa di diverso è bello ascoltarlo. “Tutti gli esseri umani sono belli nella realizzazione del nostro vivere, le differenze sono motivo di riflessione per cui non c'è discriminazione"(Humberto Maturana 2014).

"Viviamo in un'epoca in cui le gerarchie stanno scomparendo. Veniamo da una cultura che confonde la collaborazione con l'obbedienza, ma che tutti fanno compiti diversi fanno parte di un quadro essenziale", (Humberto Maturana 2014).

Se riusciamo a divenire consapevoli delle nostre origini ovvero da dove veniamo potremo capire che ci sono esperienze che ci limitano nelle nostre azioni future. Ci sono poi delle etichette che ci sono imposte, che preservano e determinano il nostro essere. Disimparare le lezioni sbagliate di queste esperienze a volte richiede tempo e comporta una terapia, che è "parlare con chiunque allarghi la coscienza e chi ti fa bene"(Humberto Maturana 2014).

Quando si parla di obbedienza, una parola che sembra essere stata lasciata in una cultura meno avanzata: "I processi naturali non implicano l'obbedienza, che è un fenomeno culturale e umano. La persona fa ciò che non vuole fare perché qualcun altro lo chiede, ma questo non sarebbe il modo, se lo faccio per piacere, questa è collaborazione. "(Humberto Maturana 2014).

"L'obbedienza era vista come un valore, ha a che fare con la sottomissione, il rispetto, d'altra parte, è diverso e emerge dall'esempio, dalle conversazioni, i diciassettenni saranno in grado di dire si o no secondo il rispetto avere se stessi e gli altri, e lo stesso accade nelle organizzazioni. L'obbedienza porta sempre rancore" (Humberto Maturana 2014).

Leader o tiranni

"I leader che si disconnettono dalla comunità durano un po ', niente di più, niente di veramente riconosciuto, la co-ispirazione, invece, è data da conversazioni, da un progetto comune, non da un progetto stabilito" (Humberto Maturana 2014).

"La storia dell'umanità mostra che i leader politici conducono alla tirannia. Infine, c'era un'idea madre: amore, a cui la gente importa davvero.” (Humberto Maturana 2014).

Buona riflessione

VISTO CHE IL PIANO A NON HA FUNZIONATO
Uno spartito senza un partito
A Rimini il piano B dei cattolici
Un gruppo di intellettuali presenta oggi un manifesto a uso dei cattolici rimasti senza una casa politica
Uno dei fili conduttori è la critica al leaderismo: eppure i leader servono, come mostrano Zuppi e Mattarella
MARCO DAMILANO
ROMA
«Serve uno sforzo
di rigenerazione
che permetta di disegnare
un Piano
B, preso atto dei
tanti fallimenti
che si sono susseguiti in questi
anni». L'estate 2023 ha visto celebrare
l'ottantesimo anniversario
del codice di Camaldoli,
che per i cattolici nel 1943 rappresentò
il piano A, la chance
di diventare classe dirigente
del paese dopo il disastro del
fascismo, e poi, molto più sottotraccia,
i trent'anni dalla fine
della Dc, nel 1993. Questa
mattina sarà presentato al
meeting di Rimini di Comunione
e liberazione il Piano B,
«nuove mappe per chi ci crede
ancora», per «un terreno di
azione comune, su cui fare
massa critica». Non un nuovo
partito, giurano i promotori,
semmai uno s-partito. Con 12
parole parole-chiave: Origine,
Europa, Beni comuni, Giustizia,
Educazione, Sussidiarietà,
Abitare, Generazioni, Lavoro,
Investimento, Innovazione,
Contribuzione. Tra i promotori
ci sono gli economisti
Leonardo
Becchetti e
Luigino Bruni,
l'ex sindacalista
Fim-Cisl Marco
Bentivogli, coordinatore
di Base
Italia, i sociologi
dell'università
Cattolica Mauro
Magatti e Chiara
Giaccardi, la sociologa
Chiara
Collicelli, il demografo
Alessandro Rosina,
l'urbanista Elena Granata, l'ex
presidente del Cese (Comitato
economico e sociale europeo)
Luca Jahier, l'ex presidente delle
Acli Roberto Rossini, oltre a
Giorgio Vittadini, presidente
Fondazione per la Sussidiarietà
e due ex ministri del governo
Draghi, Marta Cartabia e Enrico
Giovannini.
Il punto di partenza, esplicito
fin dal nome scelto, è il fallimento
del Piano A. Per il paese
il piano A è stato un progetto
di capitalismo senza lavoro e
di capi senza partiti che ha teorizzato
la distruzione dei corpi
intermedi: il risultato è un paese
più povero, sul piano economio
e politico. Per i cattolici è
la necessità di una exit strategy.
Trent'anni fa, per inciso,
chiuse i battenti anche il Movimento
popolare, che era stato
il braccio politico di Comunione
e liberazione, fondato da Roberto
Formigoni nel 1976, il serbatoio
di voti per i candidati di
Cl nelle liste della Dc (come Formigoni)
o appoggiati da Cl (come
Giulio Andreotti). Alla fine
del 1993, il Movimento popolare
confluì nella Compagnia
delle Opere e non per caso. Finiva
la Prima repubblica, cominciava
il bipolarismo nel segno
di Berlusconi, anche il mondo
cattolico si spaccò in due. Ma si
dimentica che il bipolarismo
ecclesiale aveva preceduto
quello politico. La Dc teneva insieme
figure e ambienti che
nella chiesa italiana si erano
già divisi da tempo, come ad
esempio al convegno di Loreto
del 1985. La pietra di inciampo
era stata la scelta religiosa post
Concilio, che per un pezzo
del laicato e della gerarchia ecclesiastica
significava non
identificare la fede con la politica,
o con una sola opzione politica,
una scelta di laicità, e per
un altro pezzo, ben rappresentato
da Cl, un rifugio nel privato,
una diserzione dal mondo,
a vantaggio di ideologie nemiche
della chiesa.
La scelta religiosa
Per questo la “scelta religiosa”
di Cl, operata nel 2012 dallo
spagnolo don Julián Carrón,
successore di don Luigi Giussani,
è stata ben più del disconoscimento
del sistema di potere
di Cl in Lombardia (ieri Roberto
Formigoni in una lettera
pubblicata dal “Corriere” si è
detto offeso dello
scandalo di
don Carrón, con
anni di ritardo e
con una buona
dose di faccia tosta).
Dopo quel
disastro etico,
politico e perfino
ecclesiale (vedi
la sconfitta
del cardinale Angelo
Scola nel
conclave del
2013 che elesse
papa Jorge Mario Bergoglio), la
galassia di Cl si è ritrovata in
mare aperto, senza le antiche
certezze. Non poteva più identificarsi
con uno schieramento
politico (il centrodestra berlusconiano)
o con il vitello d'oro
che aveva promesso di proteggerla
e che invece l'aveva
mollata. Oggi Cl sconta la crisi,
cerca nuovi compagni di strada,
come padre Francesco Occhetta
e il gruppo di Connessioni.
Ma, come tutti gli altri pezzi
del mondo cattolico, corre il rischio
dell'irrilevanza. Un cembalo
che tintinna, parole che
non risuonano più.
Per trent'anni, ha detto Giuseppe
De Rita (citato dal cardinale
Matteo Zuppi a Camaldoli) «il
mondo cattolico italiano si è
autoinflitto una duplice avvilente
illusione: poter essere il
lievito che entra nella pasta
dei vari partiti per condizionarne,
almeno in parte, i programmi;
esercitare con successo
il potere come influenza,
prescindendo dal potere come
potenza. Davvero pie illusioni
». Le illusioni sono finite da
tempo, il punto di partenza del
Piano B, si legge, «è un lavoro
collettivo e corale, senza protagonismi
o leaderismi, per cercare
di guarirci dai mali che ci
affliggono e ci depotenziano,
per liberare nuova energia vitale,
per riconnettere ciò che è
disperso. Scoprendo che sono
molti di più di quanti pensiamo
quelli che, forse senza saperlo,
stanno camminando
nella stessa direzione, da ora
in poi, insieme». Bentivogli, Magatti,
Becchetti e Rosina firmarono
nel 2017 un appello per
un Forum civico per «mettere
in circolo le esperienze della
società civile». Molte associazioni
hanno collaborato nel
corso degli anni a imprese comuni,
da Retinopera ai comitati
promotori delle settimane
sociali, con lo strumento delle
alleanze, delle reti.
Unendo i puntini di documenti,
incontri, appuntamenti, le
suggestioni, emerge una cultura
comune: il no al leaderismo
e al potere verticale, il comando
in poche mani che schiaccia
tutte le altre identità e il sì
alla valorizzazione delle diversità
territoriali, culturali, sociali.
Il no al sovranismo e il sì
all'Europa solidarietà e della
sussidiarietà. Il no a una visione
antica del rapporto Stato-
mercato, sia in chiave liberale
che socialista, e il sì alla autonomia
della società civile come
motore di innovazione e di
sviluppo sostenibile.
Senza leader
Una tavola dei valori coerente,
ma bisogna poi chiedersi il motivo
per cui il piano B non riesce
a diventare piano A, perché
queste istanze sono così poco
rappresentate nel dibattito
pubblico e nella politica. Di
fronte all'irrilevanza i cattolici
si sono rifugiati negli ultimi
anni o nel fantasma del partitino
identitario, che ritorna puntuale
in vista delle elezioni europee,
nel marketing elettorale
il cattolico diventa una categoria
da mettere nello scaffale,
neppure tanto apprezzata, per
farsi eleggere a Strasburgo. O
hanno delegato la rappresentanza
a figure eminenti, portatrici
di valori, senza legami
con percorsi formativi o associativi,
che ripropongono la
questione della rappresentanza:
come riaprire per questa
cultura, una cultura della democrazia,
percorsi collettivi,
aperti a tutti, non gergali, non
elitari, in grado di incidere e
anche di appassionare?
C'è un netto scollamento tra
una classe dirigente spaesata
(compresi alcuni dei firmatari
del manifesto Piano B), che
non si ritrova né con Giorgia
Meloni né con Elly Schlein, né
con Renzi né con Calenda, ma
neppure con Giuseppe Conte e
un elettorato che invece, soprattutto
nelle generazioni
più giovani, è terreno di scorribande
di ogni colore, si rifugia
nell'astensione o preferisce impegnarsi,
seguendo in modo
radicale le parole di papa Francesco,
in una Ong, su una nave
che salva i migranti, in un centro
di accoglienza, in un movimento
di salvaguardia dell'ambiente.
Dopo un anno di stasi, il sistema
politico è di nuovo in movimento,
sull'Ottovolante di
Giorgia Meloni in evidente tensione.
Il caso di questi giorni, il
libello di un generale che scala
le classifiche Amazon, prepara
un tour e il suo ingresso in politica,
rappresenta l'ennesimo
esempio di disintermediazione,
il mondo nuovo in cui i cattolici
appaiono il mondo di ieri,
con le loro lentezze, le mediazioni,
le discontinuità dal passato
impercettibili. E invece i
leader servono, soprattutto se
sono testimoni, come sono le
due figure che hanno aperto e
chiuso il meeting e in precedenza
il convegno di Camaldoli.
Il presidente della Repubblica
Sergio Mattarella, che parlerà
a Rimini domani e il cardinale
Zuppi, presidente della Cei.
Due cattolici italiani che riescono
a parlare a tutto il paese,
senza barriere. Con uno spartito,
ma senza partito.

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