L’Italia può diventare un grande paese esportatore

 

L’Italia può diventare un grande paese esportatore

Carlo Trigilia Professore emerito di sociologia economica dell'Università degli Studi di Firenze, ha scritto un articolo pubblicato dal quotidiano DOMANI oggi 1° settembre 2023 in cui prende atto che la produzione Mondiale di beni si è spostata verso la DEGLOBALIZZAZIONE e in cui poi sostiene sostiene che:

“L’Italia potrebbe godere delle nuove possibilità di esportazione che si aprono, avendo una struttura produttiva già orientata alle vendite all'estero e specializzata in più settori (non c'è solo il tradizionale made in Italy, ma anche altri settori di punta, come per esempio la costruzione di macchine). Inoltre l'Italia potrebbe offrire l'affidabilità - ora più richiesta rispetto al mero contenimento dei costi - nella riorganizzazione delle reti produttive dei paesi occidentali, non solo per la sua collocazione politica internazionale, ma anche per le competenze di cui dispone e per l'esperienza acquisita nella costruzione di reti di imprese. Non è facile infatti per paesi che hanno smantellato le loro strutture produttive in certi settori ricostituire le competenze necessarie.”

Il prof. Trigilia prevede una opportunità per il libero Mercato di ampliare la sua capacità di offrire occupazione in Italia. L’Italia è favorita anche dal basso costo del lavoro. In effetti con la produzione per l’esportazione si potrebbe aumentare l’occupazione offerta dalle imprese private che oggi si ferma a dare lavoro a 7 italiani ogni 20. Questa ipotesi del Prof. Trigilia collocherebbe l’Italia a paese esportatore per il Mercato mondiale anche per il suo minor costo del lavoro, che potrebbe però vedere crescere nel tempo i redditi da lavoro dati i maggiori profitti delle imprese.

Ma lo stesso prof. Trigilia continua affermando:

“La deglobalizzazione offre dunque opportunità per l'Italia. Per coglierle al meglio è però necessaria una consapevolezza, una visione il più possibile condivisa dalle forze politiche e sociali e una strategia coerente per il futuro.”

In conclusione senza la elaborazione da parte di tutti i partiti e di tutti i sindacati ed associazioni PERDEREMO QUESTO TRENO DELL’ITALIA PAESE ESPORTATORE.

Dalle mie osservazioni e studi se non avviene un desiderio di abbandonate la competizione, gli auspici del prof. Trigilia sono destinati a essere inascoltati.

L’appello è dunque quello di abbandonare la nostra cultura patriarcale della competizione per far emergere la cultura della collaborazione tra tutti i partiti, i sindacati e le associazioni CHE INSIEME hanno l’opportunità di redigere un PROGETTO COMUNE PER L’ITALIA PAESE ESPORTATORE.

Buona riflessione

MA SERVE UNA STRATEGIA COERENTE Ora l'Italia può approfittare della deglobalizzazione
CARLO TRIGILIA sociologo
I a discussione che si è accesa in que-sti giorni sulla leg-ge di bilancio mo-stra le difficoltà di uscire dalla "veduta corta" schiaccia-ta sulla congiuntura e di con-cepire e portare avanti una strategia di lungo periodo, con scelte coerenti dl politica industriale e di investimento in beni strategici. La costruzione del Prut avreb-be potuto sollecitare la messa a fuoco di una "visione del fu-
turo", ma non è avvenuto. Ri-schiamo così di arrivare im-preparati alle sfide poste dal cambiamento dei processi di globalizzazione che aprono opportunità nuove e poten-zialmente favorevoli per l'Ita-Ha. La globalizzazione aveva già rallentato prima della pande-mia. per effetto della guerra dei dazi. Il Covid 19 ha poi mo-strato come la frammentazio-ne del processo produttivo In lunghe e complesse catene di fornitura con produttori di
singole componenti collocati in paesi diversi, creasse peri-colose dipendenze e colli di bottiglia per i paesi più avan-zati. Non c'è dunque da valuta-re solo le convenienze di co-sto. ma anche l'affidabilità delle reti produttive transna-zionali, sia in relazione a even-ti naturali come la pandemia, che a dinamiche politiche. Co. sì come è da contrastare la di-pendenza da singoli paesi for-nitoti di energia e materie pri-me. L'aggressione russa all'Ucrai-
na ha reso ancora più visibili i rischi della dipendenza e ha spinto verso una "de-globallz-zazione selettiva" della cui inevitabilità sembrano or-mai convinte le élite economi-che occidentali. Crescono dunque i posti di lavoro "ri-portati" all'interno (rrsho-ring). Negli Usa sono stimati in circa un milione. La ripresa delle attività mani-fatturiere sarà anche alimen-tata dagli ingenti stanziamen-ti di fondi pubblici. soprattut-to degli Usa ma anche della Lie per la transizione ecologi-ca. In ogni caso la Cina - di cui sono già evidenti le difficoltà — vedrà ridimensionato il suo ruolo di "fabbrica del mondo". In questo quadro, l'interscambio commerciale e l'organizzazione delle reti di subfornitura renderanno a spostarsi maggiormente all'interno di blocchi econo-mico-politici omogenei (friendshoring): quello occi-dentale (Usa ed Europa più il Giappone) e quello russo-cine-se. Più incerto ma sempre più rilevante il ruolo dell'India. Perché questi profondi cam-biamenti creano opportunità per l'Italia? Anzitutto, perché il paese potrebbe godere delle nuove possibilità di esporta-zione che si aprono, avendo una struttura produttiva già orientata alle vendite all'este-ro e specializzata in più setto-ri (non c'è solo il tradizionale made in Italy, ma anche altri settori di punta, come per esempio la costruzione di macchine). Inoltre l'Italia potrebbe offri-re l'affidabilità - ora più richie-sta rispetto al mero conteni-mento dei costi - nella riorga-nizzazione delle reti produtti-ve dei paesi occidentali, non solo per la sua collocazione politica internazionale, ma anche per le competenze di cui dispone e per l'esperienza acquisita nella costruzione di reti di imprese. Non è facile in-fatti per paesi che hanno smantellato le loro strutture produttive in certi settori rico stituire le competenze neces-sarie. A tutto ciò è da aggiun-gere un fattore certo non se-condario: il più basso costo del lavoro rispetto a altri gran-di paesi occidentali. Una risor-sa importante nell'immedia-to, che potrebbe però aiutare a far crescere nel tempo i red-diti da lavoro. La de-globalizzazione offre dunque opportunità per l'Ita-lia Per coglierle al meglio è pe-rò necessaria una consapevo-lezza. una visione il più possi-bile condivisa dalle forze poli-tiche e sociali e una strategia coerente per il futuro.

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